I Girondini non sono soltanto i duecento membri raggruppati intorno a Vergniaud, Brissot e Roland. È un'immensa parte della Francia: quasi tutta la borghesia agiata; tutti i costituzionali, resi repubblicani dalla forza degli avvenimenti; ma che temono la Repubblica, perché hanno paura della dominazione delle masse. E dietro questi, pronti a sostenerli, in attesa del momento di schiacciarli a profitto della monarchia, si trovano tutti coloro che tremano per le loro ricchezze e per i loro privilegi, tutti quelli che la Rivoluzione ha colpiti e che invocano l'antico regime.
Ciò che importava ai Girondini era d'impedire lo scatenarsi del popolo, di costituire un governo forte e far rispettare la proprietà. Non avendo capito questo carattere fondamentale del «girondismo», gli storici hanno cercato tante altre circostanze secondarie per spiegare la lotta che s'impegnò tra la Montagna e la Gironda.
Nel momento in cui si riuniva la Convenzione, nessuno si rendeva ben conto dell'abisso che separava i Girondini dai Montagnardi. Non si scorgeva che un disaccordo personale tra Brissot e Robespierre. La signora Jullien, per esempio, una vera Montagnarda di sentimento, fa appello nelle sue lettere, ai due rivali per far cessare le lotte fratricide. Ma era già una lotta tra due principii opposti: il partito dell'ordine e quello della Rivoluzione.