Be', confessiamolo, ogni tanto ci tenta addirittura l'idea di un repulisti alla maniera di Piazzale Loreto, ma prevale la razionalità, l'influsso di altri meccanismi mediatori.[1]
Dobbiamo azzerarci tutti, rifare il teatro da capo. Con la responsabilità di una libertà totale. Bisogna cavarcela da soli, senza sovvenzioni, senza corteggiare Carmelo Rocca, senza sottometterci alle speculazioni della Bnl, senza più permettere gli sprechi della lirica. Un' ultima spiaggia un po' romantica, forse, la mia. Bisogna unirci, compattarsi in ditta, con umiltà, e anzi lancio un appello anche ai colleghi: non possiamo lasciare i teatri vuoti, come ormai si teme, ma dobbiamo invece occuparli, per lavorarci anche a basso costo. Per principio.[1]
Poichè non credo di poter essere credibile sul palcoscenico come trentenne, ho affidato Faust giovane a mio figlio Mattia. Io, Faust vecchio, sarò impegnato soprattutto nella prima parte dello spettacolo, che finisce con Faust buttato nel pentolone. Nella seconda parte ci sarà tutta la storia di Margherita, che è Margaret Mazzantini, fino alla vecchiaia e alla morte per cui torno in scena io. Il compito di Mattia è molto impegnativo, perchè deve essere giovane fisicamente, ma avere addosso tutta la saggezza del vecchio. "Troppo vecchio per giocare, troppo giovane per non desiderare il gioco", come dice Faust".[2]