attore, regista, conduttore televisivo e radiofonico italiano (1979-) Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Francesco Mandelli (1979 – vivente), conduttore televisivo, attore, sceneggiatore, cantante, conduttore radiofonico, doppiatore e scrittore italiano.
Citazioni in ordine temporale.
[Nel 2017] Ricordo I soliti idioti [...]. Il mondo va veloce [...]. Nel 2010 io e Fabrizio Biggio facevamo in uno sketch due preti cretini che volevano convincere il papa a farsi un account Twitter; allora faceva ridere, oggi è realtà.[1]
Marco van Basten è stato calcisticamente il mio eroe da bambino, mi ha fatto innamorare dei perdenti. Poteva essere il più grande di tutti, il più bello, le sue giocate erano poesia, ma ha dovuto convivere con un'enorme fragilità.[2]
[Dopo essere diventato padre] Quando ora faccio qualcosa, penso che lei un giorno lo vedrà. Per 35 anni mi sono svegliato la mattina pensando a me stesso, poi improvvisamente non sono più stato al centro dell'universo. C'è stato un prima e un dopo. Un tempo ero agguerrito nella mia professione, egoista, narcisista, ma quando mia figlia ha compiuto un anno ho capito che era un momento irripetibile. Ho detto dei no e non me ne pento. Adesso è vietato anche solo pensare di morire, o di vivere in maniera superficiale: Giovanna non me lo perdonerebbe mai.[2]
Essere genitori full time significa prendersi una responsabilità meravigliosa come quella di fare un figlio, ed è fantastico. Vi immaginate rimanere un adolescente emotivo per tutta la vita? Che tristezza! Probabilmente sarei come quei quarantenni che vedevo nei locali quando io ne avevo venti, e mi chiedevo «ma questo non ce l'ha una famiglia?».[3]
Dall'intervista a Undici nº 19; citato in Oscar Cini, rivistaundici.com, 28 febbraio 2018.
[Su Ruud Gullit] Era qualcosa di mai visto, un alieno arrivato nel campionato italiano. Non potevi non tifare Gullit. Ma anche se eri di Bitonto. Era un ballerino con i missili: si muoveva sulle punte però aveva potenza, era tutto quello che speravi di vedere in un calciatore. Esteticamente era unico: dalle treccine a tutto il resto. Non era uguale agli altri.
Lo sport è una delle cose che mi fa piangere, mi fa gioire. Cioè, io quando guardo le Olimpiadi e riprendono la medaglia con gli atleti sul podio... Io piango. Perché penso alla vita che fanno, una vita dedicata completamente a questo. Gli sta passando davanti tutto il film. Non c'è cosa più epica di una medaglia o di una coppa.
L'Italia è un posto in cui in media, qualsiasi cosa fai, fai male.
[Sul cinema italiano] Se fai la commedia sei considerato di Serie B. Anche se poi ci si dimentica che molta della nostra cultura cinematografica l'abbiamo fatta con quella e non con i drammi.
Il calcio ti prende perché tutti in classe da bambino ne parlano. Quando vai all'oratorio, per strada, si gioca a calcio. È qualcosa di così bello che non può non piacerti. Se non ti piace hai un problema.
[Sulla Formula 1] Mi ricordo che nel 1983 o '84 mio padre mi porta a vedere le prove libere a Monza, in parabolica. Era il periodo dei turbo. Quindi vedo Arnoux, e la visione di quella velocità mi sciocca. Cosa sto vedendo? Questi sono dei mostri. Io magari guardavo i cartoni animati dei robot, dove c'era dentro un uomo che li guidava, e la Formula Uno era la cosa più vicina possibile a Mazinga.