Intervista di Nevio Boni, Stampa Sera, 25 settembre 1989, p. 21.
L'intelligenza è importante perché la bellezza con l'età se ne va. E resta l'intelligenza, se c'è.
[«L'amore conta più del lavoro?»] Senza uno l'altro diventa sciapo. Bisogna abbinare le due cose. Io cerco di essere sempre innamorata. Senza la molla dell'amore manca sempre qualcosa.
Adoro [...] la vita libera, la vita semplice. Andare a cavallo. Amo quelle belle feste dove rivedo i miei amici. [«Il cinema non è tutto?»] Ma per carità. Amo le cose dove occorre mettere l'impegno. Volo, ad esempio, perché è solitamente un fatto per uomini. Arrivo ad odiare i di più. Considero tale anche la conversazione. Spesso è una perdita di tempo.
Più dei complimenti mi gratifica il rispetto. Amo insomma essere stimata.
[«Spesso il cinema le ha imposto ruoli duri, invece dice d'essere completamente diversa...»] È così. I miei personaggi non mi assomigliano. Il mio temperamento come ho detto è morbido, con grandi intenerimenti... e qualche unghiata.
Intervista di Giuseppe Fantasia, ilfoglio.it, 20 giugno 2016.
[Sul cinema] Oggi è diventato un argomento troppo serio ed è cambiato il sistema. Prima lo vivevamo come un gioco, recitare era per noi davvero un play e un jouer, come dicono gli inglesi e i francesi.
La bellezza? Certo che mi ha aiutata, come potrei dire il contrario, ma non è tutto.
[Sul Sessantotto] All'epoca vivevo a Parigi, ero molto giovane e come tanti vivevo il sogno del cambiamento, ma non mi rendevo conto di quello che stava realmente accadendo. Di lì a poco la rivoluzione avrebbe cambiato anche me.
[Su Luchino Visconti] Ero pazza di lui, era una persona straordinaria, un uomo molto orgoglioso, forse, il più irraggiungibile regista nelle mie fantasie. Lavorarci è stata la realizzazione di un grande sogno. È stato e sarà sempre nel mio io.
[Su Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto] Durante la lavorazione non pensavamo affatto al successo che il film avrebbe potuto ottenere: l'impegno e la serietà sul lavoro, assieme a un pizzico di spensieratezza, dovrebbero essere secondo me la regola da seguire sempre. Bisogna lavorare con passione senza pensare a eventuali premi o critiche, altrimenti si vive solo nell'ansia. Con Gianmaria Volonté ed Elio Petri mi sono divertita molto ma non mi sono mai resa conto che ero parte di un film mitico, un film che ha caricato una verità senza confine e che oggi è più che mai attuale.
[Su Metti, una sera a cena] Un film creato con amore, ma visto oggi potrebbe essere banale, in ogni caso è uno di quelli a cui sono più affezionata anche perché con me c'era Tony Musante con cui avevo una forte intesa.
Due persone sono sempre la moltiplicazione di uno, è giusta una vita insieme senza paure, perché i gay non possono averla?
[Su Federico Fellini] Ci conoscevamo, ma era un altro mondo; non gli sono mai interessata, non mi ha mai chiamata perché non mi vedeva come un suo personaggio. Non cercava persone come me, ma donne formose, io ero reale ed ero lì, lui era un sognatore e creava fantasmi.
Intervista di Francesco Canino, ilfattoquotidiano.it, 15 dicembre 2020.
[...] non mi sono mai ritirata: semplicemente ho fatto un passo di lato perché sono cambiate le mie priorità. Quando per trent'anni fai l'attrice, vivi sul set e sei costantemente in mezzo alla gente, perdi di vista la vita vera. Pensi al colore del vestito, alla casa, alle ricchezze accumulate e magari ti dimentichi di chiedere a tua sorella come sta. [«Qual è stato un momento in cui ha deciso di staccarsi da quella vita?»] Non c'è un momento preciso. Ho fatto lo switch quando ho capito che stare a cavallo o prendere la macchina per andare a farmi una passeggiata in spiaggia era più importante che aspettare il prossimo copione. Ho vissuto sempre senza il freno a mano tirato, godendomi tutte le sfumature della vita, ma dopo aver viaggiato e conosciuto tante persone, ho sentito l'esigenza di fermarmi e di respirare.
[«In un'epoca in cui le star del cinema si nascondevano dietro storie di facciata, lei faceva quello che nessuno osava fare e cioè non sposarsi e avere figli»] Ho sempre fatto ciò che mi rendeva felice. Mi sono divertita e non ho mai avuto un problema: produttori e uffici stampa non mi hanno mai imposto nulla perché sapevano che non avrei accettato. Ho sempre deciso io come scrivere la mia vita.
Ci pensa alla fortuna immensa che ho avuto? Ho lavorato non solo con Peppino [Giuseppe Patroni Griffi] ma con Montaldo, Elio Petri, con Enrico Maria Salerno grazie al quale vinsi il David per Anonimo Veneziano. Tutti mi hanno spinto ad alzare l'asticella, a conoscere e a coltivare il bello.
[«Pensa di essere stata più talentuosa o fortunata?»] Questo lavoro si fa bilanciando fortuna e talento. Ma se non sei determinata, non vai da nessuna parte.
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Florinda è molto brasiliana, libera, volatile. Con una bellezza indissolubilmente legata alla giovinezza. Efebica, sensuale, non somigliava a nessun’altra: per lei era quasi impossibile invecchiare bene. (Marina Cicogna)