attrice teatrale, conduttrice televisiva e politica italiana (1956-) Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Elisabetta Gardini (1956 – vivente), attrice teatrale, conduttrice televisiva e politica italiana.
Citazioni in ordine temporale.
Da ragazza vedevo la politica come una cosa pericolosa. Vivevo a Padova. Freda, Ventura, Br, autonomia, il compagno di banco in galera, l’altro accoltellato, l’attentato alla sinagoga. Non ci siamo fatti mancare niente. Ricordo un tema, al ginnasio: "Basta con la politica, finiamola, i ragazzi si rovinano con queste idee malsane".[1]
In Italia c’è stato un miglioramento qualitativo se non quantitativo: non vediamo più virago terribili impegnate in politica ma donne-donne.[1]
Qualche anno fa avevo l’abitudine, con un gruppo di amiche, di recitare il rosario dopo aver accompagnato i figli a scuola.[1]
[Su Silvio Berlusconi] Quando parla si capisce che cosa vuole dire. E poi è tenace. Con la testa che ha potrebbe andare in qualsiasi parte del mondo e costruirsi un impero.[1]
[...] è assolutamente un diritto di un governo rappresentare, anche nella titolazione dei ministri, una filosofia di vita e rappresenta un programma con il quale ci siamo presentati agli italiani e per il quale gli italiani ci hanno votato.[2]
È un Governo che rispetta il mandato, e per questo, come ha detto più volte il nostro Presidente del Consiglio, cerca di liberare le migliori energie di questo Paese, che troppo a lungo, sono state imbrigliate in tanti e diversi modi. Speriamo davvero di garantire agli italiani un futuro di maggiore libertà, giustizia, benessere e sicurezza.[2]
[...] il primo punto è quello del Ministero dello Sviluppo economico, che diventa Ministero delle Imprese e del made in Italy. Mi ha fatto molto sorridere che, proprio su questo punto, sia stata sollevata la questione che usiamo le parole made in Italy, invece di altre. Devo dire che, in Commissione, ho sentito le cose più strane, tipo “fare italiano”. Magari “fare l'indiano”, ma “fare italiano” mi sembra una cosa che abbia poco a che vedere. È una battuta, scusatemi se mi permetto, perché veramente il made in Italy è un marchio, è un brand molto conosciuto e amato nel mondo.[2]
[...] abbiamo un Ministero che è il Ministero dell'Italia, il Ministero dell'impresa italiana, perché vogliamo mettere al centro le imprese. Vogliamo facilitare l'azione delle imprese, perché questo vuol dire facilitare crescita economica, ed è quello di cui noi oggi abbiamo bisogno. Lo avevamo detto nel nostro programma: l'amore nel mondo per l'Italia si chiama made in Italy, un marchio, uno stile di vita, un'opportunità economica e anche diplomatica per la nostra Nazione. Troppo spesso questo aspetto è stato trascurato.[2]
È nostro diritto, ma è anche nostro dovere difendere le nostre eccellenze alimentari, proteggerle - e anche qui devo dire che le nostre battaglie sono state trasversali in tutte le legislature europee - dall'italian sounding, proteggerle dal Nutri-Score.[2]
Una battaglia l'avevamo già vinta sulla etichettatura a semaforo. Allora, i colori erano tre, adesso c'è una sola differenza, i tre colori sono diventati cinque con il Nutri-Score, ma il principio alla base è sempre lo stesso. E, se lo incrociamo con il cibo sintetico, su cui mi sembra che ancora ci sia una trasversalità, sarà troppo facile vedere che alcuni prodotti sintetici, che verranno misurati soltanto sulla quantità di grasso, di sale o di zucchero, potranno risultare migliori dei nostri prodotti tradizionali, delle nostre eccellenze.[2]
Lo avevamo detto che l'agricoltura è uno dei pilastri della nostra Nazione, che occorre proteggerla, occorre svilupparne le potenzialità. È un patrimonio inestimabile, che costituisce il fulcro del marchio italiano e dà valore all'economia reale.[2]
[...] noi il rispetto per l'ambiente lo vogliamo e lo abbiamo sempre inteso coniugato con la crescita economica. Non è una dicotomia: rispetto per l'ambiente e crescita economica devono andare insieme e possono andare insieme, perché questa è la vera sostenibilità. Lo dicono anche le Nazioni Unite: la vera sostenibilità è il benessere ambientale, sociale ed economico. Se noi sacrifichiamo anche uno solo di questi tre punti non avremo una vera sostenibilità e la vera sostenibilità è quella che poi permette di crescere e di incrementare.[2]
[...] noi vogliamo proteggere l'ambiente e difenderlo dai cambiamenti climatici, dall'inquinamento e dalla distruzione della biodiversità. Ma perché? Perché noi consideriamo che questo sia l'unico modo per salvare noi stessi e i nostri figli dalla scomparsa di tutto ciò che di bello c'è nel mondo. Per questo o ci occuperemo dell'ambiente o tutto il resto non conterà.[2]
[Sul merito] All'epoca dell'Assemblea costituente questo era molto chiaro. Poi è successo qualcosa - non so, forse il Sessantotto - ed è venuta una sorta di orticaria per questa parola che, invece, dai padri costituenti era considerata un punto fondante della nostra Repubblica. Le classi dirigenti devono essere formate in base al merito personale - ripeto: merito personale - e questo merito personale funge da correttore proprio dei privilegi di classe, perché altrimenti restano soltanto quelli: le appartenenze, la famiglia in cui si è nati, le opportunità che la tua famiglia è riuscita a metterti a disposizione.[2]
Io penso alla mia generazione che a scuola non studiava l'inglese. Chi parlava l'inglese? Parlava l'inglese soltanto chi aveva una famiglia abbiente che poteva mandare i proprio figli privatamente a studiarlo e poteva mandarli a fare importanti soggiorni all'estero. Questa è una discriminazione odiosa, che è durata tantissimi anni e che ancora, secondo me, non è stata recuperata del tutto [...][2]
[...] in un piano di volo si individua una meta, si traccia la rotta e si prepara la partenza. È così che prende forma ogni viaggio, proprio come un programma di Governo. Gli italiani, col loro voto, hanno detto che questo viaggio lo vogliono compiere insieme a noi. Mi auguro che potremo compierlo con tutti gli italiani, perché noi vogliamo rappresentare tutti gli italiani, non solo quelli che ci hanno votato, e speriamo di poter lavorare anche con le opposizioni in modo costruttivo.[2]