Daniele Fabbri (1982 – vivente), comico, sceneggiatore e fumettista italiano.
Anni fa portavo uno spettacolo che si chiamava Contiene parolacce. In pieno agosto abbiamo fatto una tappa all'aperto e gratuita: sono arrivate un sacco di persone curiose, ovvero famiglie con bambini—per nulla il target adatto al contenuto del monologo. Alla fine però lo spettacolo sono riuscito a farlo lo stesso. È bastato spiegare la situazione—ai genitori più che altro—e chiedere ai bambini di avvicinarsi sottopalco per interrompermi quando volevano. Risultato: lo hanno fatto in continuazione, soprattutto per urlarmi "Buuuu" a ogni parolaccia. L'educazione prima di tutto.[1]
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Citazioni in ordine temporale.
Ho scoperto di essere un millennial solo di recente. Il che è piuttosto da boomer.[2]
Il sogno di un autore satirico nell'era social è pubblicare una roba e sperare che la veda meno gente possibile.[3]
Il problema è che moltissime persone non sanno distinguere il contenuto di una battuta dal bersaglio di una battuta. E tra queste persone purtroppo ci sono parecchi comici.[4]
La prima canzone che abbia mai dedicato ad una ragazza è stata "La Cura", lei rise e mi disse che non è una canzone d'amore. Grazie a Battiato il mio primo bacio è stato un bacio di compassione.[5]
Che ne dite se facciamo un patto? Noi comici ci impegnamo a capire tutte le sfumature delle questioni di genere, e tutti però ci impegnamo a capire le sfumature dell'umorismo. Perché il senso delle battute, esattamente come l'identità di genere, non è binario. Non lo dico per difendere la mia categoria, questo mondo è pieno di idioti come ovunque, lo dico perché se giustamente accusiamo la società di ignorare le complessità delle persone, è un peccato che poi semplifichiamo il resto. Anzi, proprio perché l'umorismo è complesso, dovremmo approfondirne le sfumature, proprio per distinguere una battuta buona da una stronza [...]. E non è roba solo da comici, perché le battute le usiamo tutti nella vita, ma spesso non le sappiamo usare bene e perciò non le sappiamo neanche ricevere, e si creano casini. Proprio come una persona dotata di vagina può non essere una donna, dobbiamo imparare che una battuta dotata della parola fr*ci0 può non essere omofoba. Come si capisce? La chiave è la stessa, leggere la complessità.[6]
"Credi che sbattezzarsi serva davvero a combattere il Vaticano?" Ma perché, tu credi che sventolare la bandiera della tua squadra serva a spingere il pallone in rete?[7]
La violenza sulle donne non è mai giustificata. A limite scopatevi tra uomini e poi litigate ad armi pari.[8]
Ormai sono convinto che Pillon faccia così apertamente bullismo alla comunità LGBT perché purtroppo per lui è l'unico modo per avere una erezione.[9]
Ci avete fatto caso che sui mass media siamo passati dall'ignorare totalmente gli argomenti scomodi per non pensarci, a parlarne di continuo ma soltanto con frasi fatte e rassicuranti, che è un altro modo per non pensarci?[10]
Ok, abbiamo capito che un governo Meloni sarebbe un disastro sul piano dei diritti civili, però se permettete io vorrei sapere le sue intenzioni sul piano economico: si torna alla lira? nazionalizziamo le spedizioni con un'autarchica Amazzone? Facciamo i ComproOro Alla Patria?[11]
Io penso che i comici che nel tempo si sono costruiti un ruolo da opinionista siano una disgrazia per la categoria. E non conta il fatto che esprimano opinioni condite con le battute, ciò li rende solo opinionisti più simpatici. Scrivere opinioni comuni condite con battute è quello che fa pure Travaglio [...] e ciò non lo rende un comico. Il comico dovrebbe tendere a un "pensiero comico", laterale, esagerato, grottesco, non lo stesso pensiero dell'opinione pubblica ma con battute migliori. Sia chiaro, nessun comico è perfetto, anche io avrò fatto questo errore; ma un conto è farlo per errore, un conto è insistere sistematicamente per settimane, mesi, anni, a fare cose che servano principalmente a farti dare ragione, invece che a uscire dai binari della serietà. In un paese dove il senso dell'umorismo scarseggia e scarseggia la comprensione del contesto, ogni comico che asseconda le mancanze culturali della gente gli sta implicitamente dando ragione, e poi loro faranno bene a rifiutare la comicità, perché non sono abituati a leggerla.[12]
[Sul governo Meloni] Meloni Presidente del Consiglio, Fontana Presidente della Camera, La Russa Presidente del Senato. Sono andato a prendere mio nipote a scuola, il crocifisso nel corridoio stava facendo il saluto romano.[13]
Guardare i ComaCose è strano, sembra una bambina che fa un duetto col papà alla prima comunione.[14]
L'Italia non è un paese razzista, è un paese che ospita un bel po' di razzisti a cui però in fondo vuole bene, suvvìa, sò ragazzi.[15]
Ma perché in tutto il mondo "standup comedy" significa semplicemente "monologhi" e da noi [in Italia] significa "tremate gente arrivano i comici volgari e scorretti"? col risultato che ti dicono che fai standup pure se fai sketch comedy, o reading, o altro; e soprattutto, che dato che la comicità volgare e scorretta non fa ridere tutti, molta gente che non fa ridere "fa standup".[16]
Sia chiaro, non è che se usi un linguaggio "cattivo" sei automaticamente uno che si comporta da cattivo. Di lavoro faccio esattamente quello, infatti certe battute che faccio sul palco non le farei mai in situazioni private, sapendo come funziona il linguaggio in ogni contesto. Però se qualcuno ti fa notare che il linguaggio che usi non è immune da conseguenze, e la tua unica reazione è scazzarti e rosicare, forse sotto sotto vuol dire che lo sai bene come funziona, e ti sta bene così. Poi c'è pure chi esagera dall'altra parte [...] ma le persone isteriche ed esaltate bisogna lasciarle da parte. La verità sta nel mezzo. Come l'ano. E può fare male. Come l'ano.[17]
Mi fa incazzare chi dice "sono solo battute" perché le battute sono il mio lavoro, cerco di usarle per bene, per far ridere, poi vedi gente usarle malissimo e per forza ti incazzi. È come il proprietario di un sexy shop che vede i suoi vibratori usati come manganelli. Senza contare l'effetto collaterale, cioè che la gente inizia a sviluppare la "battutofobia", il disprezzo per le battute in sé, come se fossero la lingua degli stronzi. Che è l'eccesso opposto. Come pensare che il problema siano i vibratori, e non il loro uso improprio. Quindi alla fine della fiera non parliamo mai di come si impara l'uso opportuno delle battute, si continua a fare sta guerra del cavolo, i problemi non li risolviamo mai, e intanto abbiamo reso i vibratori cose che fanno incazzare, invece che godere.[18]