Avevo chiamato Bestia il mio computer, e lui mi ridicolizzava con insulti, improperi, mi chiamava Crapa pelata. Io uso un Macintosh, e mi terrorizzava: appena facevo una cazzata, aveva l'icona di una bomba con la miccia accesa e diceva: grave errore, irreversibile, compromette il sistema, e bisognava immediatamente fare qualcosa. Era vero terrorismo![1]
Avevo contratto debiti di gioco. Praticamente mi ero rovinato a Palla avvelenata... poi certi tipacci mi avevano tirato dentro in un giro di Strega comanda color... (da Coèsi se vi pare, 2006).
I miei libri non nascono per l'editoria, ma sulle assi di un palcoscenico, sono "detti" prima che scritti.[1]
In tutte le cose si può vedere l'aspetto comico. In una recente intervista Dario Fo diceva giustamente che la vera comicità nasce sempre dalle tragedie. Da quelle grandi, e parlava degli scrittori ateniesi della commedia, che prendevano spunto dalle guerre, ma anche dalle piccole tragedie quotidiane, come ad esempio quella di uno che non riesce ad aprire un computer...[1]
[Parlando di Giorgio Gaber] Lui comunque ci ha insegnato a essere dei Gianburrasca, sul palco. Occhi aperti, provocare sempre, curiosità estrema. [...] Il punto è che spesso Gaber riusciva a vedere, tra bianco e nero, il grigio. Cioè la realtà vera. Oltre le etichette e le apparenze.[3]
[Parlando di Giorgio Gaber] Però lo faceva apposta, a toccare nervi scoperti. L'ha sempre fatto; e in fondo questa è stata la cosa che me lo faceva amare di più. Parlava di Craxi o De Mita, criticava certa sinistra, faceva satira pura... Ma alla fin fine, di base, si rivolgeva sempre all'uomo. Puntando spesso il dito persino contro di sé, in spettacoli che proponevano testi di taglio quasi psicanalitico, in brani che indagavano i rapporti tra l'uomo e il suo inconscio. E ovviamente, puntando spesso il dito pure verso i suoi simili, cioè noi. Come devono fare i grandi artisti, si assumeva il rischio di denunciare. E di prendersi i relativi fischi.[4]
Sotto la quarta non può essere vero amore. (dalla canzone Sotto la quarta non può essere vero amore).
Robin: un'età apparente che oscilla fra i 13 e i 47 anni; capacità di risolvere un caso anche idiota, zero. Grande versatilità nelle imprecazioni: lui non smadonna mai. Inveisce a tema. Non so, Jolly Joker ha organizzato una scuola del crimine dove istruisce i ragazzini? Tu dici porca troia, t'incazzi. Lui no. Robin prende la luce di Gotham City, assume la sua classica posizione con le mani unite, pugno chiuso su palmo aperto, piedi giunti e glutei strettissimi (poi quando vede arrivare Batman ubriaco li stringe ancora di più, perché va bene l'amicizia, ma...) e dice: "Per tutti i lestofanti corruttori della gioventù!"
Devo dire che l'idea, il concetto di "Diabolik" mi piaceva, la realizzazione meno. Intanto non capivo il perché di quella tutina da mimo. A parte il fatto che non ho mai capito come facesse a entrarci: è un pezzo unico, col buco solo per gli occhi. Cosa fa, entra con i piedi dal buco degli occhi e se la infila come un guanto? Ma poi, perché la tutina da mimo. Cosa fa, mima le rapine? "Èva, tagliamo la..." (mima una fune). "Attenzione Èva, davanti a noi c'è un..." (mima un muro).
Paperino, ad esempio, che ha la casacchina che gli arriva all'ombelico – per quanto parlare di ombelico in un papero sia quanto meno fuori luogo, ma tant'è – e sotto è nudo. E va bene perché sotto non ha niente, come del resto Paperina, e tutto questo è logico, congruo, e va bene. Quello che va meno bene, e non capisco, è perché quando Paperino fa un bagnetto, si toglie la casacchina e qualcuno lo vede, si copre il pube con le mani. Cosa ti copri cosa?!?
[Paperoga] Sembra assente e bizzarro, ma in realtà è un drogato, si fa le canne e si vede benissimo!
Poi, se ci pensate bene, [nel mondo Disney] sono tutti nipoti di qualcuno, ma figli non si sa di chi. A volte mi viene da pensare che il padre di tutti sia uno solo, Eta Beta! Con tutto quello che c'ha nelle mutande...
Emy Ely Evy, nipotine di Paperina, che tra l'altro non so se avete notato, ma non si vedono quasi mai nelle storie in cui ci sono Qui Quo Qua, tanto da avvalorare l'ipotesi che siano un alter ego distorto di Qui Quo Qua che si travestono nottetempo, complici gli zii...
E i concetti di Pena, Giustizia, Espiazione? I Bassotti, arrestati... – a parte il fatto che vorrei conoscere la mamma dei Bassotti, pora stella... pora stella un cazzo, come si fa a chiamare i figli 167-761... con un nome così, sfido che uno fa una brutta fine –, comunque i Bassotti, dicevo, arrestati per reati anche gravi (parliamo di furto con scasso, rapina a mano armata...) li arrestano? Nel numero dopo di "Topolino" sono ancora liberi. Ma allora la pena massima è una settimana? "Com'è andato il processo?" "Eh, mi hanno dato una settimana di ergastolo!" 'azzo, a Topolinia non arriva proprio mai la Quaresima... nel senso che c'è sempre Carnevale.
Pippo. Che animale è Pippo. Un cane. Bene. Che tipo di cane?... Un bracco. Benissimo. Ma anche Pluto è un bracco. Cioè non solo sono due cani, sono lo stesso tipo di cane! Solo che Pluto mangia gli ossi, fa i bisognini contro gli alberi, dorme nella cuccia. Mentre Pippo c'ha il gilet, va in macchina: "Yuk Yuk, Ta-dah".
Topolino! Mi fa impazzire il diminutivo. Perché se lui è un topo, ma Pippo un cane... come minimo è una pantegana! Avrà i suoi bei problemi ormonali, sarà pure infettivo. Va abbattuto, Topolino. Quei guanti gialli che cosa nascondono: ustioni, psoriasi? Che schifo!
Superpippo! Il costume di Superpippo è un pigiama con le toppe, non c'ha neanche il mascherino! Arachidi, pigiama-toppe. Però a Topolinia, quando diventa Superpippo, tutti a dire: "Uh, chi sarà mai in gran segreto Superpippo?" Ma siete tutti cretini? È uguale!
Nonna Papera. Che animale è? Questo è facile, una nonna, cioè, una papera. Va bene, sei una papera? Chi ti dice niente! Quello che va meno bene, e non capisco, è a che titolo una papera da da mangiare alle galline, tiene le mucche nella stalla.
Clarabella, che è anche lei una mucca, sta con Orazio che è un cavallo. Poi si lamentano che non hanno figli! Questa anzi è l'unica cosa che riesco a capire! A parte il fatto che io vorrei sapere chi munge Clarabella – oltre a Orazio naturalmente –. Orazio poi, che è un cavallo, però cammina su due piedi, fa il bipede, l'antropomorfo. Va bene. Ma allora perché ha il giogo, il morso, il paraocchi? Il paraocchi va bene perché Clarabella è un cesso. Ma il morso? Ah, forse quando arriva di notte Clarabella coi tacchi a spillo, la guépière, la frusta e dice: "Fa' il cavallo! Fa' il cavallo! " nelle loro notti sadomaso. Può darsi.
Tornando a Nonna Papera, che rimane una papera, a volte invita gli ospiti e gli dà da mangiare il tacchino. Il tacchino! È come se Minni desse i criceti ai suoi ospiti. Come se mia madre mi cucinasse il timballo di mio cugino! Che se lo meriterebbe anche, ma non è questo il discorso.
Milano è bellissima... è la città più... più... più europea del mondo! [...] Neanche New York è così europea come Milano!!!
In un paese molto caldo regnava un monarca molto amato dal popolo: Re Frigerio.
Sono nato in una comune dove praticavo l'amore libero, trebbiavo canapa indiana tutto il giorno e vivevo nudo in un trionfo di armonia universale. A quindici anni sono scappato di comune. Mi hanno ritrovato dopo due mesi. Allo sbando. In un condominio, con l'ascensore. Una famiglia col cane. Una cameretta tutta mia, rivestito, pettinato...
Claudio Bisio è un attore che definire calvo è riduttivo. (Rocco Tanica)
Claudio Bisio, Prima comunella, poi comunismo, Edizioni Baldini&Castoldi.
Claudio Bisio, Quella vacca di Nonna Papera, Dalai, 2002. ISBN 884901989
Claudio Bisio, Reo confesso (pp. 41 – 42); in Andrea Pedrinelli (a cura di), Gaber, Giorgio, il Signor G. Raccontato da intellettuali, amici, artisti, Kowalski, Milano, 2008. ISBN 978-88-7496-754-4