scienza che studia la materia e le sue trasformazioni Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
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Citazioni sulla chimica e il chimico.
Al di là dei pregiudizi sociali rispetto alle ricadute pratiche delle tecnologie chimiche, forse altrettanto grave sarebbe interpretare questa centralità nel senso di una mancanza di autonomia: ridurre la chimica a un ruolo di servizio rispetto ad altre discipline. (Vincenzo Barone)
È una professoressa di chimica in pensione, e sostiene che la chimica e la cucina sono praticamente la stessa cosa, in chimica basta solo ricordarsi di non assaggiare alla fine. (Marco Malvaldi)
I progressi fatti dalla chimica organica negli ultimi anni permettono di pensare ora alla soluzione di problemi i quali prima sembravano ancor molto lontani. (Giacomo Ciamician)
Io sono una chimica, non un dottore né tantomeno una biologa. Le persone spesso tendono a confondere le due cose. Te che hai fatto chimica, mi spieghi come fanno le cellule a riprodursi? So un tubo io. La biologia non mi è mai piaciuta. E se una cosa non mi piace, non mi interessa. (Marco Malvaldi e Samantha Bruzzone)
La Chimica è quella Scienza, il cui oggetto è di scoprire l'intima natura, e l'attrazione scambievole delle parti integrali e componenti di tutti i corpi. (Luigi Valentino Brugnatelli)
La chimica è, tecnicamente... la chimica è lo studio delle sostanze, ma io preferisco vederla come lo studio dei cambiamenti. Ad esempio, pensate a questo: elettroni, loro cambiano i loro livelli di energia; molecole... le molecole cambiano i loro legami; elementi... si combinano e cambiano in composti. Be', questa... questa è la vita, giusto? Cioè è solo... è la costante, è il ciclo: creazione e dissoluzione, poi di nuovo creazione poi ancora dissoluzione, è crescita poi decadimento, poi trasformazione! Ed è affascinante, davvero! (Breaking Bad)
La chimica offre non solo una disciplina mentale, ma anche un'avventura e un'esperienza estetica. (Cyril Norman Hinshelwood)
Molto spesso, la chimica è considerata la scienza dell'innaturale, dell'artificiale, una concretizzazione materiale dei pensieri perversi di uno o più uomini in camice e baffi bianchi. In realtà, come detto, la chimica è semplicemente la scienza che studia la natura usando come vocabolario le molecole e come alfabeto gli atomi. Condannare la chimica "perché inquina" è più o meno equivalente a condannare la letteratura perché qualcuno ha scritto il Mein Kampf. (Marco Malvaldi)
È lo spirito che doma la materia, non è vero? Non era questo che mi avevano pestato in testa nel liceo fascista e gentiliano? Mi buttai nel lavoro con lo stesso animo con cui, in un tempo non lontano, attaccavamo una parete di roccia; e l'avversario era sempre ancora quello, il non-io, il Gran Curvo, la Hyle: la materia stupida, neghittosamente nemica come è nemica la stupidità umana, e come quella forte della sua ottusità passiva. Il nostro mestiere è condurre e vincere questa interminabile battaglia: è molto più ribelle, più refrattaria al tuo volere, una vernice impolmonita che un leone nel suo impeto insano; però, via, è anche meno pericolosa.
Giunto a questo punto della vita, qualche chimico, davanti alla tabella del Sistema Periodico, o agli indici monumentali del Beilstein o del Landolt, non vi ravvisa sparsi i tristi brandelli, o i trofei, del proprio passato professionale? Non ha che da sfogliare un qualsiasi trattato, e le memorie sorgono a grappoli: c'è fra noi chi ha legato il suo destino, indelebilmente, al bromo o al propilene o al gruppo -NCO o all'acido glutammico; ed ogni studente in chimica, davanti ad un qualsiasi trattato, dovrebbe essere consapevole che in una di quelle pagine, forse in una sola riga o formula o parola, sta scritto il suo avvenire, in caratteri indecifrabili, ma che diverranno chiari «poi»: dopo il successo o l'errore o la colpa, la vittoria o la disfatta. Ogni chimico non più giovane, riaprendo alla pagina «verhängnisvoll» quel medesimo trattato, è percosso da amore o disgusto, si rallegra o dispera.
Il mestiere di chimico [...] insegna a superare, anzi ad ignorare, certi ribrezzi, che non hanno nulla di necessario né di congenito: la materia è materia, né nobile né vile, infinitamente trasformabile, e non importa affatto quale sia la sua origine prossima.
Incominciammo a studiare fisica insieme, e Sandro fu stupito quando cercai di spiegargli alcune delle idee che a quel tempo confusamente coltivavo. Che la nobiltà dell'Uomo, acquisita in cento secoli di prove e di errori, era consistita nel farsi signore della materia, e che io mi ero iscritto a Chimica perché a questa nobiltà mi volevo mantenere fedele. Che vincere la materia è comprenderla, e comprendere la materia è necessario per comprendere l'universo e noi stessi: e che quindi il Sistema Periodico di Mendeleev, che proprio in quelle settimane imparavamo laboriosamente a dipanare, era una poesia, più alta e più solenne di tutte le poesie digerite in liceo: a pensarci bene, aveva perfino le rime! Che, se cercava il ponte, l'anello mancante, fra il mondo delle carte e il mondo delle cose, non lo doveva cercare lontano: era lì, nell'Autenrieth, in quei nostri laboratori fumosi, e nel nostro futuro mestiere.
La sua carriera era stata ricca di eventi, anche se per lo più, appunto, non erano stati che in bianco e nero: anche la mia? Certo, gli confermai: chimici e non chimici, ma negli ultimi anni gli eventi chimici avevano prevalso, per frequenza e intensità. Ti dànno il senso del «nicht dazu gewachsen», dell'impotenza, dell'insufficienza, non è vero? Ti dànno l'impressione di combattere un'interminabile guerra contro un esercito avversario ottuso e tardo, ma tremendo per numero e peso; di perdere tutte le battaglie, una dopo l'altra, un anno dopo l'altro; e ti devi accontentare, per medicare il tuo orgoglio contuso, di quelle poche occasioni in cui intravvedi una smagliatura nello schieramento nemico, ti ci avventi, e metti a segno un rapido singolo colpo.
Oggi nella carriera del chimico, nove volte su dieci la scienza declina sulla tecnologia e la tecnologia declina sulla burocrazia. Direi che nove volte su dieci un chimico è un funzionario, se non addirittura un burocrate, e una volta su dieci è un ricercatore.
Siamo chimici, cioè cacciatori: nostre sono «le due esperienze della vita adulta» di cui parlava Pavese, il successo e l'insuccesso, uccidere la balena bianca o sfasciare la nave; non ci si deve arrendere alla materia incomprensibile, non ci si deve sedere. Siamo qui per questo, per sbagliare e correggerci, per incassare colpi e renderli. Non ci si deve mai sentire disarmati: la natura è immensa e complessa, ma non è impermeabile all'intelligenza; devi girarle intorno, pungere, sondare, cercare il varco o fartelo.