pilota automobilistico e imprenditore monegasco Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Charles Leclerc (1997 – vivente), pilota automobilistico monegasco.
Citazioni in ordine temporale.
Passare dalla F.2 alla F.1? Lo confesso, il salto è stato superiore alle mie aspettative, pensavo sarebbe stato difficile, ma non così. Oggi un debuttante in F.1 ha più problemi rispetto al passato, perché una volta i piloti potevano debuttare dopo aver percorso parecchi km di prove, oggi invece no. Le prove le fai al simulatore e poi quando entri in macchina davvero, devi scoprire tutto un mondo nuovo. Non fai molti km di test, per cui arrivi alla prima gara che guidi a intuito, a sensazioni, scopri giro per giro come va una F.1. Un conto è il simulatore di F.1, un altro guidarla davvero.[1]
Onestamente non sento molta pressione su di me. Io cerco solo di pensare a quello che devo fare giorno per giorno, perché il futuro non lo posso gestire o affrontare adesso. [...] Ho dovuto superare la morte prematura di mio padre, eppure avevo una gara subito dopo e l'ho vinta. Ricordo ancora le urla che ho lanciato perché era dedicata a lui quella corsa. Un momento difficile sotto tutti i punti di vista. Non mi sono fatto prendere dalla frenesia e dall'ansia, ho pensato solo a quello che dovevo fare. La filosofia di un passo alla volta.[1]
Su Monaco circolano tanti stereotipi, se dici che non ci vivono solo i ricchi non ci crede nessuno. Sono gli stranieri ad avere tanti soldi, non i monegaschi "puri" come me. Mi considero fortunato perché papà poteva permettersi di comprarmi un kart per farmi cominciare, ma non navigavamo nell'oro e andando avanti siamo stati limitati perché l'automobilismo è un sport costoso.[2]
[«Si ricorda della prima volta che ha messo piede a Maranello?»] Benissimo, ero con Jules [Bianchi]. Lui non era ancora in F1, io giovanissimo lo aspettavo fuori dal cancello della pista di Fiorano. Lo stavano intervistando, io dovevo restare fuori perché non avevo il pass. Fissavo quel cancello nella speranza che un giorno sarei potuto entrare. Adesso lo attraverso spesso.[2]
La mattina mi alzo e penso a vincere, vado a letto la sera e penso a vincere, e quando sono in monoposto non posso che pensare a vincere.[3]
[«Quando sta per prendere il via un Gran Premio, hai mai pensato che rappresenti una grande azienda?»] Quando ti ritrovi in bagarre con il tuo compagno di squadra ci pensi, sai che da quello che fai dipende il risultato del lavoro di mille persone, e se sono in lotta [...] è un aspetto che tengo in considerazione, non puoi prenderti rischi. Ce l'hai sempre un po' nella testa.[3]
[Sul correre per la Ferrari] Da piccolo, quando guardavo il Gran Premio [di Monaco], cercavo sempre la macchina rossa non so perché, è sempre stato così. Quando mi guardo che sono in rosso, sono fiero ed è un'emozione speciale.[4]
Quando ero bambino, ero davvero pazzo. Ero un giovane aspirante pilota con il 95% di emozioni e solo il 5% di razionalità. Quindi ho lavorato duramente su me stesso, anche mentalmente, per cambiare un po' quelle proporzioni. Vivo questo sport con passione e dedizione. Non diventerò mai un pilota freddo e calcolatore, ma ci sono alcune cose a cui devi pensare nel modo giusto quando sei in pista. Ecco perché cerco di essere per il 55% razionale e per il 45% istintivo.[5]
[Sulla prima visita in Ferrari, da bambino] [...] rimasi seduto nel parcheggio per due ore e intanto cercavo di immaginare come fosse l'interno della sede. Nella mente mi figuravo di ammirare una struttura simile a quella vista in Charlie e la Fabbrica di Cioccolato, capisci? Con gli Umpa Lumpa che scorrazzavano in giro.[6]
[Sulla professione di pilota] La preoccupazione di mia madre è grandissima. E non so cosa dirle. Oltre al fatto che amo il mio lavoro. Non c'è nulla in particolare che possa aggiungere per farla sentire meglio. Non le dirò che starò attento. Sarebbe una falsità. Farò del mio meglio, in ogni caso. Lei lo sa bene: è uno sport pericoloso. Nel corso degli anni è diventato molto più sicuro, ma rimarrà sempre un'attività dove il rischio esiste. [Leclerc fa un sorriso in apparenza stonato rispetto al tono del discorso. Nei suoi occhi c'è un leggero luccichio piratesco, ndr]. Mamma sa che sono l'uomo più felice al mondo quando sono in macchina.[6]
[...] Seb è una persona molto, molto gentile per essere un pilota di Formula 1. È davvero una persona genuina, sicuramente il più grande lavoratore nel paddock. Quando sono passato dalla Formula 2 all'Alfa Romeo e poi alla Ferrari, arrivavo in squadra al mattino e lui era già in piedi da un'ora e mezza! Ho preso un po' da lui, perché ora arrivo presto e esco tardi. All'inizio c'erano sempre piccoli dettagli di cui non mi occupavo: lui però sì, e facevano la differenza. Ci sono quindi molte cose che ho imparato da lui, soprattutto quando ero molto giovane, e averlo accanto a me come compagno mi ha aiutato molto.[7]
Intervista di Franco Nugnes, motorsport.com, 3 luglio 2018.
[...] non mi considero un predestinato, quanto piuttosto un pilota che cerca di fare il miglior lavoro possibile.
Qualche volta le simulazioni al computer ti dicono di mettere in macchina una soluzione che dovrebbe garantirti due decimi, ma quando vai in pista scopri che i due decimi li perdi. Niente è scontato quando si è in F1.
[«Ti concentri sugli aspetti che possono fare la differenza?»] Sì, ma alla fine tutti quelli che sono in griglia sono piloti che cercano di ragionare sul da farsi mentre sono al volante. C'è chi ha più attitudine e chi meno a gestire certi parametri. Non ti nascondo che a me piace dover pensare a qualcosa in più...
Intervsta di Roberto Chinchero, motorsport.com, 14 agosto 2023.
[Sulla Ferrari SF-23] Lo scorso inverno la motivazione era altissima. Lo scorso anno ci siamo classificati in seconda posizione sia nel mondiale piloti che in quello Costruttori e, a quel punto, hai solo un obiettivo a cui puntare, diventare campioni del mondo. Ma già nel primo weekend di gara, in Bahrain, abbiamo capito che eravamo in una situazione difficile, e dopo il secondo Gran Premio abbiamo preso atto in modo definitivo dello scenario. [...] Onestamente, ci siamo trovati davanti ad una situazione strana. In qualifica ci siamo espressi bene, ma in gara abbiamo fatto molta fatica, il tutto con la stessa monoposto.
Credo che ogni pilota consideri tutte le diverse opzioni, ma nel mio caso il primo sogno è diventare campione del mondo con la Ferrari, lo desidero più di ogni altra cosa, quindi se c'è una minima opportunità che possa accadere, non avrò dubbi e spingerò per restare dove sono.
Io sono felice ogni volta che salgo in macchina, ma allo stesso tempo credo che ogni weekend di gara debba essere qualcosa di unico, e se corriamo ogni fine settimana finiremo col perdere quella sensazione speciale che si prova alla vigilia di un Gran Premio.
Da bambino sognavo di essere un pilota di Formula 1 al volante di una Ferrari, e credo che anche essere riconosciuto per ciò che hai fatto faccia parte del sogno. E quando accade all'inizio ti dici "Ok, è fantastico!" perché finalmente ottieni il riconoscimento per il duro lavoro che hai fatto nella tua carriera. Poi si arriva ad un punto in cui ti piace un po' meno, e magari inizi a desiderare di avere un po' di privacy, di avere dei momenti nei quali nessuno sa chi sei e cosa stai facendo, come quando, ad esempio, ci sono persone che ti citofonano dal portone di casa. Ma alla fine fa anche parte del nostro lavoro, se metto tutto sulla bilancia ci sono così tanti lati positivi legati a ciò che faccio da portare sempre ad un bilancio positivo.
A me la cosa che piace di più di Leclerc è la sua capacità di essere un uomo del team. Ha sempre supportato la squadra anche quando le cose non andavano bene. E questo è un aspetto fondamentale della sua personalità. (Frédéric Vasseur)
[Nel 2023] Carletto. Per l'anagrafe, Charles Leclerc. Il Predestinato o come diavolo preferite chiamarlo [...]. Leclerc ha vinto appena cinque Gran Premi in carriera. Eppure, sin dalle primissime apparizioni in sella al Cavallino ha incendiato i cuori della gente comune. Sarà l'aria da ragazzino, sarà la genuina sfrontatezza di un giovane rampante, sarà quello che vi pare. Ma raramente io ho visto tanto affetto intorno ad un pilota della Scuderia. (Leo Turrini)
[Nel 2019] Credeteci. È nata una stella. O meglio, si è affermata e si è fatta notare. Perché chi segue le corse con attenzione Charles Leclerc lo aveva già scoperto un paio di anni fa quando aveva cominciato a vincere a ripetizione nelle categorie minori. [...] Ma prima ancora che la sua velocità, la grande dote di Charles Leclerc è la freddezza. L'autocontrollo. Che gli permette di dominare le emozioni. Questo monegasco dagli occhi azzurri nasconde dietro un'aspetto timido un carattere davvero ferreo. Due anni fa alla vigilia della gara di Baku, in Azerbaijan, morì il padre cui era legatissimo. Pianse al funerale, si asciugò le lacrime e due giorni dopo era in pista a fare la pole con la F2 e vincere la corsa senza farsi condizionare dall'emotività del momento e da uno stato d'animo che avrebbe prostrato chiunque. Per questo non deve stupire il modo in cui ha combattuto, superato e tenuto a bada il suo "capitano" Vettel [...]. Impressionante. (Alberto Sabbatini)
[«Chi le parlò per primo di Charles?»] Il suo amico Jules Bianchi, quando era nell'Academy, non smetteva di dirmi quanto fosse forte questo bambino, per il quale nei weekend liberi andava a fare da coach e da meccanico sulle piste di kart. [...] Un paio di volte mi ha lasciato a bocca aperta. Nel 2017 stava già dominando il campionato di F.2, quando in Belgio fu squalificato dopo la vittoria in gara-1 e costretto a partire ultimo il giorno dopo. Provai a tirarlo su. Ma lui mi rispose: "Max sono contento, così potrò finalmente sorpassare un po' di piloti". Poi, alla vigilia di Baku, vide morire suo padre Hervé [per un male incurabile, ndr], ma prese il primo aereo e arrivò in pista, vincendo la gara. Molti al suo posto sarebbero crollati. (Massimo Rivola)
Pare un divo, un cannibale, il ragazzo ideale per mamme, figlie e tifosi dal palato fine. (Giorgio Terruzzi)