regista italiano (1922-2013) Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Carlo Lizzani (1922 – 2013), regista, sceneggiatore, attore e produttore cinematografico italiano.
[Su Raf Vallone e la sua partecipazione a Riso amaro] Da giornalista ci portò a visitare le risaie e con De Santis pensammo che era giusto per il ruolo del militare. Aveva un volto adatto per il neorealismo. Ma di lui ricordo soprattutto la sua cultura, l'amore per Garcia Lorca che citava a memoria.[1]
[Gian Maria Volonté] Era un grandissimo attore, e un uomo estremamente sensibile, pronto a fare qualsiasi sacrificio per le cause e i film in cui credeva.[2]
[Tullio Kezich] È stato un grande intellettuale. Non sapevo che fosse stato decisivo per l'esordio di Lina Wertmüller, quello che ha fatto per Franco Giraldi e per i Taviani o l'esperienza sul set di Rosi per Salvatore Giuliano che si trasformò in un libro.[3]
Film come Altri tempi [...] ripropongono il tema di uno scambio più proficuo tra cinema e letteratura, ai fini di un miglioramento della qualità del film "medio", compiono un'opera di esplorazione attenta fra i temi e i personaggi più interessanti della nostra letteratura, raggiungono risultati più che dignitosi laddove [...] la fusione tra testo e immagini si presenta più centrata.[4]
Lancio un appello ai dirigenti della nostra tv pubblica, esprimendo sorpresa, stupore e delusione: signori, mandate finalmente in onda Roma imago urbis. Si tratta di un'autentica enciclopedia sulla civiltà di Roma antica, un kolossal colto composto da quindici documentari girati in 24 Paesi e tre continenti. Io ho fatto da consulente cinematografico, perché non avevo il tempo di seguire sul campo le riprese: la regia è di Luigi Bazzoni.[5]
[Su Il bandito] Le sequenze iniziali del film sono le più belle e sentite: stazioni affollate e treni stracarichi, gente alla ricerca di una meta [...] Non una luce brilla in questo racconto amaro che poi scivola nel romanzesco per la caparbia volontà che mostra il regista di "agganciare" il pubblico, di comunicare con gli strati più larghi degli spettatori, di dire a quanta più gente possibile, con un linguaggio comprensibile, cose vere e scottanti.[6]
[Su Luchino Visconti] Molto bello, molto virile. Vestito un po' da milanese: ma i mocassini a Roma li introdusse lui. Molto generoso.[7]
Nazione debole, cultura forte, Corriere della Sera, 28 settembre 2009
È patrimonio nostro, è anche cultura italiana, tutto l'universalismo rinascimentale, tutto quell'immenso repertorio di immagini e parole creato nei tanti secoli in cui l'Italia non fu nazione ma crocevia decisivo di tutta la civiltà occidentale.
Leone è scomparso prima di poter realizzare il suo più grande sogno: un film sull'assedio di Leningrado, basato sul grande libro di Harrison Salisbury. Pensate che cocktail. Una storia russa raccontata da uno scrittore americano e filmata da un italiano. Eppure, chi ha letto la sceneggiatura, dice che sarebbe stato il suo capolavoro.
Nel mio lavoro storiografico ho sempre sottolineato il carattere di rivoluzione formale, non solo di contenuti, del Movimento Neorealista. In questo, il suo contributo al rinnovamento dello stesso linguaggio cinematografico, (valore riconosciutogli soprattutto dalla critica straniera). È grazie a questa nuova declinazione estetica che si deve la penetrabilità dell'Italia popolare e addirittura dialettale del XX secolo sugli schermi di tutto il pianeta.
Nessun regista francese o tedesco, russo o americano o giapponese si sarebbe immaginata un' impresa di straordinaria mimetizzazione culturale come quella di Bertolucci con L' ultimo imperatore!
Lizzani si è lanciato dal terzo piano. Monicelli si gettò dal nono. Il che dimostra la differenza di livello fra i due anche nel suicidio. (Vittorio Feltri)
Conoscevo e apprezzavo Lizzani, uomo colto e arguto, di autentica sensibilità sociale, autore considerato a torto di cassetta ma molto più scrupoloso di altri... quando poteva. Intellettuale organico e, credo, iscritto al PCI sino alla fine, mi parlava spesso delle numerose riviste di cinematografia del Ventennio a cui aveva collaborato da ragazzo. (Maurizio Serra)[8]