politico e dirigente d'azienda italiano (1973-) Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Carlo Calenda (1973 – vivente), dirigente d'azienda e politico italiano.
Citazioni in ordine temporale.
[Ultime parole famose, rispondendo a «Tu non vuoi fare il presidente del Consiglio. Forse vuoi fare il sindaco di Roma?»] Guardate, neanche morto. [...] A me piacciono altre cose, mi piace molto il lavoro che sto facendo con Paolo [Gentiloni] ed è una cosa diversa. Lo devo dire con grande chiarezza per una ragione: ché se io adesso utilizzassi il lavoro fatto sul tavolo Roma per candidarmi a fare il sindaco di Roma sarei un cialtrone, e quindi non lo farò.[1]
Abbiamo semplificato processi storici complessi. Abbiamo ritenuto che parole d'ordine come merito, eccellenza, multiculturalismo, innovazione, globalizzazione, opportunità corrispondessero a un naturale evolversi della storia e delle nostre società. Così non è stato. Abbiamo curato poco le transizioni confidando sulla meccanica del mercato e nell'innovazione tecnologica e sostituendo la rappresentanza con la teoria economica.[2]
In Italia serve uno Stato forte, non pervasivo, che sappia proteggere, investire e soprattutto implementare le decisioni. Serve nel nostro ordinamento una clausola di supremazia che tuteli l'interesse nazionale dai veti locali.[2]
Se sono entrato in Ferrari grazie al mio cognome? Sì, perché mio padre era stato in classe con Montezemolo, che all’epoca era presidente di Maranello.[3]
[Calenda, come giudica l’operato fin qui del commissario straordinario per l’emergenza Covid, Domenico Arcuri?] Un operato palesemente disastroso. Non è riuscito a rispettare le scadenze che lui stesso si era dato. A questo si aggiungano i toni inaccettabili usati durante le conferenze stampa, il suo paternalismo e la sua arroganza. Solo ieri è partita la gara per i reagenti dei tamponi e ha combinato un completo disastro con la storia della mascherina a 50 centesimi, tra l’altro continuando a ripetere che non è colpa sua. In un Paese normale dovrebbe dare le dimissioni, anzi: sarebbe licenziato.[4]
Cara Giorgia Meloni ti proponiamo questo: non toccare la presidenza della Repubblica che è l'unica cosa che funziona in questo Paese. Senza l'unità della Nazione se ne va a farsi benedire. E che io lo debba spiegare a una nazionalistasemifascista è deprimente.[5]
Il Job Act, considerando il taglio delle tasse sulle nuove assunzioni, ha determinato una crescita di 1,2 milioni degli occupati. Non ho più a che fare con Renzi, per fortuna, ma non mi ridurrò a disconoscerne i meriti o far finta che ‘io non c’ero e se c’ero dormivo' come fa larga parte del Pd.[6]
[«Com'era Carlo da piccolo?»] Come me: non voleva mai stare fermo. Vivacissimo. Neanche lui amava la scuola, anche se non fu mai bocciato: faceva il suo, poi usciva a giocare. Aveva molti amichetti, che un po' dirigeva. Prima ancora lo ricordo in piedi nel box, mentre con due compagni di università ripetevo le lezioni d'economia... (Cristina Comencini)
Piaccia o no, Calenda è l'unico a dire apertamente che in un modo o nell'altro, a cena per salvare l'Italia o in piazza in difesa del popolo curdo, prima o poi, meglio prima che poi, bisognerà trovare il modo di moderare caratteri, ego e ambizioni dei leader antipopulisti per costruire finalmente l'alleanza di noi italiani contro gli stronzi (certo, poi dovrà moderarsi anche lui). (Christian Rocca)