giornalista e scrittore italiano Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Carlo Bonini (1967 — vivente), giornalista e scrittore italiano.
Con la caduta di Draghi per mano di Conte, Salvini, Berlusconi e Meloni, Putin ha avuto la prova di una sua radicata convinzione. Che al tempo lungo della guerra, al costo che questa comporta, l’Italia non avrebbe resistito. Che, una volta morso nella sua carne viva, il Paese sarebbe fatalmente tornato a liberare gli spiriti animali di sovranismo e populismo. Ecco perché il tempo che ci separa dal voto del 25 settembre e il suo esito è vissuto come un incubo a Washington e a Bruxelles. Ecco perché le intelligence dei Paesi dell’Alleanza, nessuna esclusa, si preparano e prefigurano scenari plumbei. Perché in questa partita, il cartello delle tre destre non è e non sarà semplice attore di una contesa politica, ma il cavallo di Troia di chi sa di poterne condizionare l’esito.[1]
Su Morte di un dissidente di Aleksandr Goldfarb, La Repubblica, 8 settembre 2007.
– 'A Cipolla, ma 'sto cesso non lo riesci a fa' cammina'? O pensi che aspettano noi all'Olimpico?
Forse aveva ragione, er Cicoria. Ma con tutto che andava a tavoletta e il rumore nell'abitacolo era quello di un biplano, la Multipla di più non poteva dare. La lancetta del tachimetro era inchiodata sui centodieci. Come se le avessero dato del mastice. E, comunque, non erano neanche le 10 del mattino. A Roma-Juve mancavano ancora cinque ore. I cartelli dell'A1 avevano appena indicato l'uscita per Frosinone. Novanta chilometri, un'ora o giù di lì, e l'Olimpico li avrebbe accolti come ogni domenica.
Sabato 6 febbraio 2016. Pomeriggio.
Roma. Viale Regina Elena
Padiglione del pronto soccorso radiologico del Policlinico universitario Umberto I
Disteso su una lettiga in acciaio, il Corpo del ragazzo era al centro della stanza. Avvolto nel sudario di cotone bianco e garza in cui era stato composto e che lasciava scoperti solo l'ovale del volto e una barba incolta e nera.
Ricordava un Cristo.
Aveva viaggiato in una bara di legno chiaro laccato. Dal Cairo all'aeroporto di Fiumicino. E, di lì, su un carro della polizia mortuaria, all'Istituto di medicina legale di Roma. La cassa di zinco era stata chiusa con sei viti e quattro sigilli di ceralacca rossi ed era decorata da una coppia di angeli dorati che stringevano una corona di alloro sopra una croce. Incollato alla bene e meglio con dello scotch, un foglio A4 stampato con inchiostro nero indicava il nome dell'impresario funebre, e quello della salma.
Giulio Regeni
Ventotto anni.
La morte di Regeni è un mistero che si nasconde alla luce del sole.
È sempre così – pensò – quando un Corpo è testimone della verità. Bisogna solo aver voglia di vederla quella verità.
E di raccontarla. (Parte settima. Contrappasso, p. 316)
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