campo di concentramento nazista Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Questa è una voce tematica: trovi la fonte di ogni citazione nella voce dell'autore.
Citazioni sul campo di concentramento di Auschwitz.
Ad Auschwitz tante persone, ma un solo grande silenzio. (Francesco Guccini)
Auschwitz non è soltanto lo sbocco inesorabile di un'ideologia folle e criminale e di un sistema di governo a essa ispirato. Auschwitz, evento drammaticamente reale, rimane, oltre la storia e il suo tempo, simbolo del male assoluto. Quel male che alberga nascosto, come un virus micidiale, nei bassifondi della società, nelle pieghe occulte di ideologie, nel buio accecante degli stereotipi e dei pregiudizi. Pronto a risvegliarsi, a colpire, a contagiare, appena se ne ripresentino le condizioni. (Sergio Mattarella)
Auschwitz non può e non deve essere dimenticato, perché la memoria dei morti innocenti deve essere riscattata, e questo mondo nella sua interezza appartiene a tre tipi di esseri umani: coloro che sono già vissuti, coloro che sono tuttora in vita, e coloro che devono ancora nascere. Ma Auschwitz non deve diventare un simbolo di legittimazione del sionismo, che agita l'accusa di antisemitismo in tutti coloro che non lo accettano radicalmente, e che non sono disposti a derubricare a semplici errori i suoi veri e propri crimini. (Costanzo Preve)
Chi è stato ad Auschwitz ha sentito per anni l’odore di carne bruciata: non te lo togli più di dosso. E poi rimani sempre quel numero. (Liliana Segre)
E a chi si deve credere dopo Auschwitz, se non a Dio? Se si dicesse "Dopo Auschwitz non si può più credere in Dio", allora Hitler avrebbe annientato non solo il popolo ebraico, ma anche il Dio d'Israele: e che il Dio d'Israele rida di Hitler, io non lo credo proprio. Questa non è un'idea mia, ma del mio amico Emil Fackenheim, il quale dice che dopo Auschwitz bisogna credere in Dio, altrimenti si darebbe una vittoria postuma a Hitler. (Jürgen Moltmann)
Dopo Auschwitz non è più possibile la poesia. (Theodor Adorno)
Dopo Auschwitz possiamo e dobbiamo affermare con estrema decisione che una Divinità onnipotente o è priva di bontà o è totalmente incomprensibile. (Hans Jonas)
Forse è utile ricordare che Gesù era ebreo, e che ad Auschwitz migliaia di potenziali Gesù furono ferocemente assassinati. (Norman Manea)
Ho litigato con due vigili. Stavano insinuando che Auschwitz fosse solo un Parco a tema. (Anything Else)
Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata. Mai dimenticherò quel fumo. Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto. Mai dimenticherò quelle fiamme che bruciarono per sempre la mia Fede. Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l'eternità il desiderio di vivere. Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del deserto. Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai. (Elie Wiesel)
Non perché non voleva, ma perché non poteva, Dio non è intervenuto ad Auschwitz. Ma egli non poteva intervenire perché nell'atto della creazione dal nulla si era limitato, anzi si era spogliato della sua potenza. (Eberhard Jungel)
Per chi ci ha vissuto, Auschwitz non è un luogo, è una sensazione. Il freddo mi entrava dentro e mi rosicchiava. Ero solo con me stesso. (Nedo Fiano)
Per volontà di Himmler, Auschwitz divenne il più grande centro di sterminio di tutti i tempi. Allorché, nell'estate del 1941, mi comunicò personalmente l'ordine di allestire ad Auschwitz un luogo che servisse allo sterminio in massa, e di realizzare io stesso tale operazione, non fui in grado di immaginarne minimamente la portata e gli effetti. In effetti, era un ordine straordinario e mostruoso, ma le ragioni che mi fornì mi fecero apparire giusto questo processo di annientamento. (Rudolf Höß)
Auschwitz riguarda tutto il mondo. Perfino gli americani e gli inglesi che sono intervenuti troppo tardi, ritenendo la liberazione dei campi un obiettivo secondario della guerra. Nessun paese, tranne in parte la Germania, ha fatto i conti col passato, anzi oggi molti negano le proprie responsabilità.
Il giorno in cui Auschwitz è stata liberata, i crematori hanno preso a lavorare più di prima, e da Bergen Belsen ci hanno costretti a fare più di mille chilometri a piedi verso la Sassonia. Andavano avanti a uccidere, ammazzare ammazzare, per una spinta malefica, anche se avevano già perso.
Senza questa persecuzione millenaria della Chiesa, Auschwitz non poteva mai realizzarsi.
Ammettevo che non tutti nascono eroi, e che un mondo in cui tutti fossero come lui, cioè onesti ed inermi, sarebbe tollerabile, ma questo è un mondo irreale. Nel mondo reale gli armati esistono, costruiscono Auschwitz, e gli onesti ed inermi spianano loro la strada; perciò di Auschwitz deve rispondere ogni tedesco, anzi, ogni uomo, e dopo Auschwitz non è più lecito essere inermi.
Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi, è nell'aria. La peste si è spenta, ma l'infezione serpeggia: sarebbe sciocco negarlo. In questo libro se ne descrivono i segni: il disconoscimento della solidarietà umana, l'indifferenza ottusa o cinica per il dolore altrui, l'abdicazione dell'intelletto o del senso morale davanti al principio d'autorità, e principalmente, alla radice di tutto, una marea di viltà, una viltà abissale, in maschera di virtù guerriera, di amor patrio e di fedeltà a un'idea.
Che «il Gulag fu prima di Auschwitz» è vero; ma non si può dimenticare che gli scopi dei due inferni non erano gli stessi. Il primo era un massacro fra uguali; non si basava su un primato razziale; non divideva l'umanità in superuomini e sottouomini; il secondo si fondava su un'ideologia impregnata di razzismo. Se avesse prevalso, ci troveremmo oggi in un mondo spaccato in due, «noi» i signori da una parte, tutti gli altri al loro servizio o sterminati perché razzialmente inferiori.
Devo dire che l'esperienza di Auschwitz è stata tale per me da spazzare qualsiasi resto di educazione religiosa che pure ho avuto. [...] C'è Auschwitz, dunque non può esserci Dio. Non trovo una soluzione al dilemma. La cerco, ma non la trovo.
Auschwitz, il più grande e più letale dei campi di sterminio – con le sue grida, il suo sangue, il suo fumo acre, i suoi pianti e la sua disperazione, la brutalità dei carnefici – è stato spesso, e comprensibilmente, definito come l'inferno sulla terra. Ma fu, di questo inferno, solo l'ultimo girone, il più brutale e perverso. Un sistema infernale che ha potuto distruggere milioni di vite umane innocenti nel cuore della civiltà europea, soltanto perché, accanto al nefando pilastro dell’odio, era cresciuto quello dell’indifferenza.
...Auschwitz – che simboleggia e riassume tutto l’orrore e la lucida follia del totalitarismorazzista - racchiude in sé i termini di un tragico paradosso. Si tratta, infatti, della costruzione più disumana mai concepita dall’uomo. Uomini contro l’umanità. Una spaventosa fabbrica di morte. Il non luogo, l’inaudito, il mai visto, l’inimmaginabile. Sono questi i termini ricorrenti con cui i sopravvissuti hanno descritto il loro tremendo passaggio in quei luoghi di violenza e di abiezione. Lo abbiamo ascoltato poc’anzi ancora dalle parole di Sami Modiano. Un unicum, nella storia dell’umanità, che pur è costellata purtroppo di stragi, genocidi, guerre e crudeltà. Una mostruosa costruzione, realizzata nel cuore della civile ed evoluta Europa.