Tutti si ha paura. È l'istinto nostro. Poi si ragiona e ci si mette tranquilli. (Antonio)
fronte libico. Qui Augusto Genina con Bengasi e Goffredo Alessandrini con Giarabub agitano la "mozione degli affetti". Ma, ad onta del tema marziale, circola per i due film, e specialmente Bengasi, un senso acre di precarietà. La città ed il fortino assediati soffrono entrambi di claustrofobia, e, al di là della soglia retorica della resistenza ad oltranza, sembrano avvertire un che di inane, di fradicio e di spento. (Francesco Savio)
Il valore del film è proprio nella forma controllata che lo stile di Genina conquista con elegante disinvoltura: come ne L'assedio dell'Alcazar, anche qui Genina dà di dieci, venti personaggi il volto di un solo personaggio che sia agita, soffre e combatte al riflesso di una intera popolazione. (Fabrizio Sarazani)
Non è certo Bengasi un film istintivo, fatto di slancio e di fantasia; ma dosatissimo e sapientemente organizzato allo scopo di raggiungere un fine di propaganda. [L'opera] ha un suo piglio vigoroso. [...] La società produttrice [...] ha messo a disposizione del regista tutti i mezzi, non badando, come si suol dire, a spese. È stato ricostruito un quartiere di Bengasi, sono stati allestiti interni lussuosi, sono state impiegate masse enormi. E i mezzi, in cinema, contano qualcosa. Per dare un esempio: il bollettino pubblicitario del film ci fa sapere che sono stati utilizzati cinquecento quintali di chiodi; il resto in proporzione. Pur volendo fare un documentario, Genina anziché scegliere [i suoi interpreti] diciamo così dalla strada, li ha scelti fra gli attori più noti, [...] guidandoli tutti con quella maestria che gli è propria. [I quattro episodi si alternano] sullo sfondo della più grossa vicenda di cui è protagonista la città di Bengasi: episodi che intendono far vibrare le corde sentimentali dello spettatore, portarlo all'ansia, alla sorpresa, alla commozione, all'entusiasmo. (Francesco Pasinetti)
Non è soltanto un film di propaganda. Grazie alla sceneggiatura di Ugo Betti e Alessandro De Stefani, si cerca anche una riflessione sulla guerra e il suo significato. (il Morandini)