Gli argentini sono italiani che parlano spagnolo, pensano in francese e vorrebbero essere inglesi. (Julio Velasco)
Gli italiani discendono dai latini, i francesi discendono dai galli, gli argentini discendono dalle navi. (Ernesto Sabato)
Il bello del tango è che in Argentina tutti i musicisti classici lo suonano. Non è come in America dove la classica e il jazz sono mondi separati. Io ogni tanto ho bisogno di tornare laggiù a suonarlo con i miei amici. (Daniel Barenboim)
Il voto è libero ma che democrazia è questa fra tanta miseria? (Adolfo Pérez Esquivel)
In Argentina siamo abituati all'improvvisazione, una virtù nel tango. A differenza di economie stabili come l'Europa e il Nord America, abbiamo alle spalle crisi che ci hanno abituato a sopravvivere. E il tango resta un motore della nostra economia: a Buenos Aires arriva gente da tutto il mondo. E questo dà lavoro all'indotto che vi ruota intorno. (Roberto Herrera)
L'Argentina, abitata da discendenti di italiani per circa la metà, fu il rifugio di tutti i gerarchi fascisti e nazisti sfuggiti ai processi e fu anche il rifugio del pianificatore dei campi di sterminio Adolf Eichmann rapito dai servizi segreti israeliani che lo sottoposero a un lungo processo concluso con la sua impiccagione, l'unica esecuzione giudiziaria dello Stato di Israele. (Paolo Guzzanti)
L'Argentina è l'unico Paese italiano dove si parla spagnolo. (Daniel Barenboim)
L'Argentina è solo l'espressione di un'equazione senza risultato. (Francesco Guccini)
L'Argentina è stata il solo Paese al mondo in cui un governo civile, un presidente democratico che non aveva la pistola in tasca, ordinò alla giustizia militare e poi a quella civile di processare i capi militari che avevano ordinato tanti crimini atroci. (Ernesto Sabato)
L'Argentina è una nazione che è riuscita ad avere cinque presidenti in dodici giorni. Abbiamo l'ironia nel sangue. (Batman Incorporated)
La terra è uno dei grandi problemi dell'Argentina, come d'altronde dell'intero continente latinoamericano. La vendita indiscriminata e l'espulsione dei popoli originari e dei contadini, non fa che condannarli alla povertà e alla marginalità. (Adolfo Pérez Esquivel)
Sono nato e cresciuto in un piccolo paese dal nome indio nel nord dell'Argentina, al confine con la Colombia. Lì si respirava aria di folklore: il tango era più ritmico e con meno figure rispetto alla capitale Buenos Aires. (Roberto Herrera)
Ma quanti altri Paesi non hanno avuto una storia egualmente crudele?
Nei paesi di cultura giovane, dove la storia ha solo un secolo e mezzo, il nazionalismo è ridicolo. Abbiamo una tradizione giovane, cosmopolita, di emigrazione. Nelle pampas, fino a pochi anni fa, si contava così: uno, due, tre, quattro... Dopo il quattro, veniva il molto, l'infinito a portata di mano, l'ignoto. Sono questi gli avi, i padri del nostro nazionalismo? Su cosa possiamo fondare l'orgoglio della nostra storia? Buenos Aires è una città abitata da un'immensa classe media venuta dall'Europa. Se guardiamo la guida del telefono, troviamo quasi soltanto nomi italiani. Io, che ho sangue portoghese, spagnolo e inglese, mi sono sempre sentito un estraneo. E anche la nostra storia, i monumenti, le strade, sono dedicati ad argentini che si chiamano Belgrano, Brown, Bouchard... Di quale passato parlano i nazionalisti di oggi? A meno di non volersi basare su un tipo eccezionale come il gaucho. Ma i gauchos si battevano contro i padroni fondiari per interessi particolari, ed erano gente molto semplice...
Non posso spiegarle il mio Paese, perché non lo capisco, come a volte non capisco me stesso. Se vuole una spiegazione, posso inventarne più di una. Amo l'Argentina, ma non la capisco, come non capisco l'universo.
Il male dell'Argentina è sempre stato lo scontro sulle questioni secondarie. In un Paese in via di sviluppo come il nostro, tutti devono mettere insieme le loro forze: intellettuali, operatori economici, sacerdoti, politici, operai. Anche i militari.
L'Europa deve comprare di più in Argentina, perché l'Argentina vuol comprare più macchine, più motori, più attrezzature tecniche.
Noi abbiamo bisogno di capitali stranieri poiché il provento del nostro commercio estero e le risorse del risparmio nazionale sono entità troppo esigue che rallenterebbero eccessivamente il nostro progresso economico.
Il cattolicesimo argentino è assai meno profondo di quelli del Brasile, della Colombia e del Perù. In realtà, le tradizioni laiche dell'Argentina sono più antiche e profonde di quelle della maggior parte degli altri paesi dell'America latina.
Il paradosso dell'Argentina è che, pur essendo un paese rivolto eminentemente alla terra, ha una popolazione urbana sempre in aumento a spese di quella rurale. È stato detto che l'Argentina è un paese senza villaggi e ciò è sempre più vero.
Il radicalismo non è, in Argentina, un partito politico, ma uno stato d'animo.
L'Argentina benefica di una situazione eccezionalmente favorevole. Le sue risorse naturali, l'estensione del suo territorio (l'ottavo paese del mondo), un popolo omogeneo e lavoratore, sono qualità che potrebbero consentirli di aspirare alla leadership dell'America del Sud.
L'argentino ha il senso dell'umorismo e del ridicolo. Non beve perché è degradante essere ubriachi in pubblico. È pieno di deferenza con gli stranieri, ma il suo atteggiamento riservato è agli antipodi dell'eccessiva familiarità o della penosa ossequiosità di altri popoli latino-americani. È disciplinato, eccetto forse quando si trova al volante di un'automobile.
Nonostante le ondate successive dell'immigrazione, gli argentini medi di oggi rassomigliano assai più agli americani del nord che agli europei. Il gusto della semplicità, il culto della virilità, il riserbo, la ricerca delle comodità, ecco i tipici aspetti degli argentini. I porteños hanno, in realtà, orrore del disordine e della trascuratezza dei popoli mediterranei.
Gli argentini sono al 30 per cento socialisti, al 20 per cento conservatori, un altro 30 per cento è di radicali. [Alla domanda del giornalista: "E i peronisti?"] No, no, peronisti sono tutti quanti.
In Argentina, in dieci anni di governo giustizialista, siamo vissuti liberi in una nazione sovrana. Nessuno poteva intromettersi nelle nostre faccende interne senza fare i conti non noi. Ma in dieci anni la sinarchia internazionale, ossia l’insieme delle forze imperialiste che dominano attualmente il mondo, ha avuto ragione di noi.
Io porto nelle mie orecchie la meravigliosa musica che, per me, è la parola del popolo argentino.
Nel nostro paese è assai netta sia la divisione tra il popolo e un’oligarchia fondata sulla ricchezza e sulla nascita, sia quella che separa il popolo e la nuova borghesia “d’affari” che si sviluppa rapidamente. In ogni industriale che si arricchisce, sonnecchia un oligarca potenziale.