autore televisivo italiano (1950-) Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Antonio Ricci (1950 – vivente), autore televisivo italiano.
D'inverno la mia colazione consiste in una spremuta di mandarini. È facile farsi una spremuta d'arancia, i mandarini costano fatica, sono piccoli hanno i semini. La gente di solito li schifa perché ha fretta. Oppure perché prende quei mandarini belli, che per lo più, come tutti i belli, alla fine non sanno di niente. Io invece mi spremo sette piccoli frutti del sole mediterraneo, dolcissimi. [...] questi colpi di sole sullo spirito mi tonificano. Oltre a mecharmi l'animo, mi resta il profumo sulle mani tutto il giorno.[1]
In quella casa c'era un po' d'umidità: i mobili erano rosicchiati dalle anguille.[2]
La televisione è come l'Aids; se la conosci non ti uccide.[3]
[Sabina Guzzanti] Lei è di destra come il padre e con le labbrucce siliconate spara a zero contro Berlusconi, poi però fa chiamare il padre per farsi produrre il film.[4]
Nella saletta del bar, il juke-box se ne stava silenzioso in un angolo, solo e maledetto. "Faceva tappezzeria", come si diceva nei favolosi anni '60. Con il flipper invece ci si poteva accoppiare quasi sessualmente, un succedaneo per lenire pulsioni adolescenziali. Il flipper era più generoso. Nella sempiterna lotta con il tilt, l'uomo era "faber fortunae suae": si vincevano palline e consumazioni. Intorno al calciobalilla, poi, si accendevano vere e proprie orge. Per dividere le spese si arrivava a giocare anche in otto, uno per manopola. Per recuperare le palline si mettevano i fazzoletti nelle buche delle porte o si bloccava la gettoniera con la stecca del mottarello. Il juke-box no, era intaroccabile, spietato e rigoroso: una selezione L. 50, tre selezioni L. 100. E chi mette i soldi "sente" come tutti quelli che ascoltano a sbafo. Per questo il juke-box in Liguria non ha mai avuto molto successo. Funzionava solo d'estate grazie a qualche megalomane torinese o milanese. Allora la saletta improvvisamente si popolava, ondate migratorie di portoghesi giungevano anche dall'entroterra, pronte a sciamare per il contro-esodo non appena intuivano che stava sfumando l'ultima selezione.[5]
[...] se Giorgio [Faletti] si fosse messo in testa di fare il lampadario, si sarebbe appeso al soffitto e, prima o poi, da qualche parte una luce si sarebbe accesa.[6]
Sono contrario ai rapporti prima del matrimonio perché fanno arrivare tardi alla cerimonia.[2]
Sua madre gli aveva detto che era un genio. Da quel giorno lui cercò di entrare in tutte le lampade che trovava.[2]
In Italia si vive di doppiopesismo. Del concorso di Miss Italia non si dice una parola, delle Veline sì. Senza comprendere la nostra missione provocatoria e parodistica. L'immagine della donna da sempre è così in tv, e non è nata con me, o con Drive In.
[Su Videocracy] Ho visto quel film: dopo tutto ciò che è successo in estate, è già vecchio. E parte con una bufala: si imputa a Berlusconi un programma di spogliarelliste in bianco e nero di una tv piemontese, quando tutti sanno che la tv di casa Arcore è partita col colore. Citerò Gramsci: occhio a creare il demone a tutti i costi, perché poi si entra nel religioso, e se poi il demone ti sconfigge... Il fatto poi che il film finisca ringraziando Mediaset per la concessione delle immagini mi fa impazzire!
Ora nei salotti gira la tesi che il declino morale del paese cominciò con Drive In. Persino Fuksas, l'architetto, ha rilasciato dichiarazioni sdegnate su quel mio programma, salvo poi accorgersi, dopo una mia telefonata, di essersi confuso con Colpo Grosso. Gli autori di Drive In, è bene ricordarlo, erano Elle Kappa, Gino & Michele, Disegni & Caviglia, Staino, la crème dell'intellighenzia umoristica di sinistra. In un periodo reale di censura, Drive In fu un momento di libertà d'espressione.
Arbore e Ricci appartengono a due universi artistici distanti: il primo privilegia l'improvvisazione, il secondo richiede perfezionismo. (Sergio Vastano)
Crede di essere il dottore della televisione. Invece è la malattia. Per andare dritto alla meta non ti dico che ammazzerebbe i figli ma tutti quelli che ci sono prima sì. (Lucio Presta)
È un po' uno sciacallo, dove va mangia. Fa il suo lavoro. Ma c'è maniera e maniera. (Ilary Blasi)
Il tuo mestiere lo fai migliorando la tua bottega. Non dando fuoco a quella dell'altro... (Paolo Bonolis)
↑ Da Sette mandarini, in Carla Sacchi Ferrero (a cura di), Le ricette del cuore, Blu Edizioni, 2007, pp. 124-125. ISBN 978-88-7904-043-3