poeta e scrittore spagnolo Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Antonio Cipriano José María y Francisco de Santa Ana Machado Ruiz (1875 – 1939), poeta e scrittore spagnolo.
Avendo a che fare con le persone di campagna, penso a tutto ciò che loro sanno e noi ignoriamo e al poco che a loro importa di sapere ciò che noi sappiamo.
Siempre que trato con hombres del campo, pienso en lo mucho que ellos saben y nosotros ignoramos, y en lo poco que a ellos importa conocer cuanto nosotros sabemos.[1]
Duero, la tua acqua scorre | e scorrerà finché le nevi bianche | di gennaio il sole a maggio | disciolga per dirupi e per vallate, | finché i monti abbiano il turbante | di neve e di tormenta | e brilli l'olifante | del sole uscendo dalla nube nera!... || E il vecchio romancero | fu il sogno di un giullare alla tua riva? | O forse come te e per sempre, Duero, | scorrerà verso il mare la Castiglia? (da Rive del Duero, Campi di Castiglia[2])
Io meditavo assorto, dipanando | i fili della noia e la tristezza, | e mi giunse all'orecchio | dalla finestra della stanza, aperta || ad una calda notte dell'estate, | il lamento di un verso sonnolento | infranto dagli oscuri tremolii | di magiche musiche del mio paese. || ... Era l'Amore, come rossa fiamma... | – Nervosa mano su vibrante corda | causava un dorato lungo sospiro, | che poi in sprazzo di stelle si mutava –. || ... Era la Morte, con la falce in spalla, | il passo lungo, scheletrica e torva. | – Così come bimbo la sognavo –. (da Cante hondo, Soledades[3])
Comincio a credere, anche a rischio di cadere nel paradosso, cosa non di mio gradimento, che l'artista deve amare la vita e odiare l'arte. Il contrario di ciò che ho pensato fino ad ora.
Empiezo a creer, aun a riesgo de caer en paradojas, que no son de mi agrado, que el artista debe amar la vida y odiar el arte. Lo contrario de lo que he pensado hasta aquí. (da Epistolario, Barcelona, Octaedro, 2009, p. 39[4])
Io vedo la poesia come un'incudine di costante attività spirituale, non come un laboratorio di formule dogmatiche rivestite di immagini più o meno brillanti. [...] Ma oggi, dopo aver meditato molto, sono arrivato alla conclusione: tutti i nostri sforzi devono tendere verso la luce, verso la coscienza. Ho ora l'idea che doveva unirvi tutti. Voi, con colpi di mazza, avete rotto, non c'e dubbio, la spessa crosta della nostra vanità, del nostro torpore. Io, almeno, sarei un ingrato se non reconoscessi che vi debbo l'aver saltato il muro del mio recinto o del mio orto. E oggi dico: È vero, bisogna sognare svegli.
Yo veo la poesía como un yunque de constante actividad espiritual, no como un taller de fórmulas dogmáticas revestidas de imágenes más o menos brillantes. [...] Pero hoy, después de haber meditado mucho, he llegado a una afirmación: todos nuestros esfuerzos deben tender hacia la luz, hacia la conciencia. He aquí el pensamiento que debía unirnos a todos. Usted, con golpes de maza, ha roto, no cabe duda, la espesa costra de nuestra vanidad, de nuestra somnolencia. Yo, al menos, sería un ingrato si no reconociera que a usted debo el haber saltado la tapia de mi corral o de mi huerto. Y hoy digo: Es verdad, hay que soñar despierto. (da Epistolario, Barcelona, Octaedro, 2009, pp. 52-53[4])
La poesia quasi sempre è stata l'arte che non può convertirsi in attività unica, in professione. [...] un uomo consacrato alla poesia a me pare che non sará mai un poeta. Perché il poeta non otterrà mai la poesia dalla poesia stessa. Creare è ottenere una cosa da un'altra, convertire una cosa in altra, e la materia sopra la quale si opera non può essere l'opera stessa. Così, un'ape consacrata al miele — e non ai fiori — sarà piuttosto un parassita, e un uomo consacrando alla poesia e non alle mille realtà della sua vita, sarà il più grave nemico delle muse.
Ha sido casi siempre la poesía el arte que no puede convertirse en actividad única, en profesión. [...] un hombre consagrado a la poesía paréceme que no será nunca un poeta. Porque el poeta no sacará nunca la poesía de la poesía misma. Crear es sacar una cosa de otra, convertir una cosa en otra, y la materia sobre la cual se opera no puede ser la obra misma. Así, una abeja consagrada a la miel —y no a la flores— será más bien un zángano, y un hombre consagrado a la poesía y no a las mil realidades de su vida, será el más grave enemigo de las musas. (da Escritos dispersos (1893-1936), Barcelona, Octaedro, 2009, p. 202[4])
Per noi, la cultura non proviene né dall'energia che si degrada nel propagarsi, né dalla portata che si ricuce nel ripartirsi; la sua difesa, sarà opera di attività generosa che, porta impliciti in sé i due più grandi paradossi dell'etica: soltanto si perde ciò che si conserva, soltanto si guadagna ciò che si dà.
Para nosotros, la cultura ni proviene de energía que se degrada al propagarse, ni es caudal que se aminore al repartirse; su defensa, obra será de actividad generosa que, lleva implícitas las dos más hondas paradojas de la ética: sólo se pierde lo que se guarda, sólo se gana lo que se da.[6]
Sono classico o romantico? Non lo so. Desidererei lasciare il mio verso, come il capitano la spada, famosa per la mano virile che l'impugnò non per lo scopo che il costruttore si prefisse.[7]
E poi, il treno, nel viaggiare, sempre ci fa sognare; e quasi quasi dimentichiamo il ronzino che montiamo. (1962, da Campi di Castiglia: in treno)
Ha l'uomo quattro cose | che non servono nel mare: | ancora, timone e remi, | e paura di naufragare. (1971, pp. 350-351)
Ho creduto spento il mio focolare, | e ho attizzato la cenere.... | Mi son bruciato la mano. (1962, da Proverbi e cantari)
Ho i miei amici nella mia solitudine; quando sto con essi, quanto sono lontani! (1962)
Ore di noia passano | nella stanza familiare, | l'ampio cantuccio oscuro | dove cominciai i miei sogni. (1971, pp. 116-117)
Viandante non c'è via, | la via si fa con l'andare. (da Campos de Castilla[8])
↑ Da La tierra de Alvargonzález, in Poesías completas, Espasa-Calpe, 1991.
↑ Dal prologo di Campos de Castilla, citato in Lorenzo Misuraca, Antologia della poesia religiosa spagnola. Con alcuni saggi di poesia ispano-americana, traduzione di Lorenzo Misuraca, Edizioni Paoline, Roma, stampa 1962, p. 130.
↑ In Opera poetica, a cura di Oreste Macrì, Le Lettere, 1994.
Antonio Machado, Poesie, a cura di Oreste Macrì, Lerici, 1962.
Antonio Machado, Poesie. Proverbios y cantares, introduzione e traduzione di Claudio Rendina, Newton Compton, Roma, 1971.