venerabile e vescovo cattolico italiano (1935-1993) Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Antonio Bello, meglio conosciuto come don Tonino Bello (1935 – 1993), vescovo cattolico e scrittore italiano.
I poveri sono il luogo teologico dove Dio si manifesta e il roveto ardente e inconsumabile da cui Egli ci parla. (dall'omelia pronunciata nel settimo anniversario della morte di Óscar Romero, Basilica dei Santi Apostoli, Roma, 23 marzo 1987)
Immaginate un dibattito in televisione e un vescovo che se ne esce con il grembiule! Io l'altra sera sono stato in San Giovanni in Laterano. C'era una grande veglia missionaria. C'era anche il cardinale Poletti. Che presiedeva la liturgia. Allora mi è venuto in mente di dire alcune cose sul servizio. Ho sfilato l'amitto con le striscioline e ho detto: "Se lo rivoltiamo e ci stringiamo i fianchi, questo è un grembiule. Invece l'abbiamo messo attorno al collo. Non ce l'abbiamo più intorno ai fianchi. Il grembiule lo abbiamo perso". Proprio così: "amitto" da "amittere" che significa perdere. Lo abbiamo perso come grembiule e ce lo siamo messo attorno al collo. Ma questo è uno dei parametri simbolo del nostro impegno![1]
Voglio ringraziarti, Signore, per il dono della vita. Ho letto da qualche parte che gli uomini sono angeli con un'ala soltanto: possono volare solo rimanendo abbracciati. A volte, nei momenti di confidenza, oso pensare, Signore, che anche Tu abbia un'ala soltanto; l'altra la tieni nascosta, forse per farmi capire che Tu non vuoi volare senza di me: per questo mi hai dato la vita, perché io fossi tuo compagno di volo. Insegnami, allora, a librarmi con Te, perché vivere non è trascinare la vita, non è strappare la vita, non è rosicchiare la vita. Vivere è abbandonarsi, come un gabbiano, all'ebrezza del vento; vivere è assaporare l'avventura della libertà; vivere è stendere l'ala, l'unica ala, con la fiducia di chi sa di avere nel volo un partner grande come Te. (da Un'ala di riserva)
Dio è presente nel cuore di tutti, se non come presenza, almeno come nostalgia.
È il mondo lo spazio in cui giochiamo la nostra identità.
Hanno detto che la santità di una persona si commisura dallo spessore delle attese. Forse è vero.
Il nostro compito storico è di saper stare insieme a tavola. Non basta mangiare: pace vuol dire mangiare con gli altri.
Il viaggio più lungo è quello che conduce alla casa di fronte.
Il viaggio più serio è quello che porta all'incontro con Dio.
Maria è donna vera perché è acqua e sapone, senza trucchi spirituali.
Non dobbiamo vergognarci della nostra malattia. Non è qualcosa da tenere nascosta. È, come dire, quella parte della nostra carta d'identità che ci fa rassomigliare di più a Gesù Cristo. È una tessera di riconoscimento incredibile, straordinaria.
Pregare significa innanzitutto aderire alla volontà di Dio, dichiararsi servo di Dio: mettere in pratica il Vangelo, entrare nella logica del Vangelo.
Quando vi rivolgete a Maria nella vostra preghiera, chiedetele che vi dia anche tanta capacità di sogno, non chiedete solo cose terra terra. Chiediamo alla Vergine che ci dia le calde utopie che riscaldano il mondo.
Ricordiamoci che delle nostre parole dobbiamo rendere conto agli uomini. Ma dei nostri silenzi dobbiamo rendere conto a Dio!
Sii un uomo liberato. Non solo un uomo libero, che dà il tempo libero agli altri. Sii un liberatore, che libera gli altri dalle angosce!
Stare con gli ultimi significa lasciarsi coinvolgere dalla loro vita. Prendere la polvere sollevata dai loro passi. Guardare le cose dalla loro parte.
Vi faccio questo augurio. Che anche voi, scrutando i segni, possiate dire così: Resta poco della notte, perché il sole sta già inondando l'orizzonte.
I poveri hanno un grande potenziale evangelizzatore da darvi.
Non abbiate paura, perciò, di essere discriminati dal Signore. Egli nel suo catino l'acqua ce l'ha pure per i vostri piedi che se si sono contaminati è solo per la polvere per la strada percorsa per andarlo a trovare.
Tutto l'arco quaresimale, tutto l'arco della nostra conversione è compreso in questo tragitto: dalla testa ai piedi.
Un'obbedienza senza ascolto e senza dialogo non è obbedienza.
Accogliere talvolta è segno di rassegnazione. Attendere è sempre segno di speranza.
[Maria] Allenta gli ormeggi delle nostre paure, perché possiamo sperimentare come te l'abbandono alla volontà di Dio nelle pieghe prosaiche del tempo e nelle agonie lente delle ore.
Amare, voce del verbo morire, significa decentrarsi. Uscire da sé. Dare senza chiedere. Essere discreti al limite del silenzio. Soffrire per far cadere le squame dell'egoismo. Togliersi di mezzo quando si rischia di compromettere la pace di una casa. Desiderare la felicità dell'altro. Rispettare il suo destino. E scomparire, quando ci si accorge di turbare la sua missione.
Attendere: infinito del verbo amare. Anzi, nel vocabolario di Maria, amare all'infinito.
[Siamo] Convinti che per affermarsi nella vita bisogna saper parlare anche quando non si ha nulla da dire, siamo diventati prolissi e incontinenti.
Giunti alle soglie del terzo millennio, ci sentiamo purtroppo più figli del crepuscolo che profeti dell'avvento.
L'amore è sempre santo, perché le sue vampe partono dall'unico incendio di Dio.
[Dio] Non bussa alla porta per intimarci lo sfratto, ma per riempire di luce la nostra solitudine.
Mandata da Dio per la salvezza del mondo, la Chiesa è fatta per camminare, non per sistemarsi.
Maria ha fatto una precisa scelta di campo. Si è messa dalla parte dei vinti.
Non ci fidiamo più l'uno dell'altro. Vediamo agguati dappertutto. Il sospetto è divenuto organico nei rapporti col prossimo. Il terrore di essere ingannati ha preso il sopravvento sugli istinti di solidarietà che pure ci portiamo dentro. E il cuore se ne va a pezzi dietro i cancelli dei nostri recinti.
Santa Maria, donna feriale, forse tu sola puoi capire che questa nostra follia di ricondurti entro i confini dell'esperienza terra terra, che noi pure viviamo, non è il segno di mode dissacratorie.
Santa Maria, donna feriale, liberaci dalle nostalgie dell'epopea, e insegnaci a considerare la vita quotidiana come il cantiere dove si costruisce la storia della salvezza.
Santa Maria, donna senza retorica, prega per noi inguaribilmente malati di magniloquenza.
Se oggi non sappiamo attendere più, è perché siamo a corto di speranza.
[Maria] Si è arruolata, per così dire, nell'esercito dei poveri. Ma senza roteare le armi contro i ricchi. Bensì, invitandoli alla diserzione.
Secondo me il poeta non è uno che merita di essere ammirato perché crea. È uno che merita di essere ringraziato perché libera. Lui non crea niente. Fa nascere ciò che altri ha concepito. Esonera dal travaglio del parto. Mette a nudo creature che non gli appartengono. (da Poesia)
Gesù si presenta come Maestro e Pastore, come uno che insegna e come uno che guida. Incontrandolo, tu devi rispondere: o metterlo fuori casa, in malo modo, o farlo entrare, con gioia, nella stanza più recondita del tuo appartamento. Ma non puoi fargli fare l'anticamera. (da Maestro)
↑ Da Con Francesco e Chiara: l'Eucaristia gioia della vita, intervento tenuto ad Assisi nel 1989; citato in Gianni Di Santo e Domenico Amato, La messa non è finita: il vangelo scomodo di don Tonino Bello, prefazione di Andrea Riccardi, Rizzoli, Milano, 2012, pp. 88-89. ISBN 978-88-58-62904-8
Antonio Bello, Alfabeto della vita, Paoline, 2009.
Antonio Bello, Fatti per essere felici, Ed Insieme, Terlizzi, 2006.
Antonio Bello, Fotografie del futuro. Le beatitudini come stile di vita, Paoline, 2003.
Antonio Bello, Maria donna dei nostri giorni, San Paolo Edizioni, 1996.