scrittore e paroliere italiano (1925-1992) Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Antonio Amurri (1925 – 1992), scrittore e umorista italiano.
La morte è il momento più importante della vita: godiamocelo. Bisogna che mi concentri. Non voglio perderne neanche un attimo: si muore una volta sola.[1]
La giovinezza è un'orribile età che apprezziamo soltanto nel momento in cui la rimpiangiamo.
Quando qualcuno mette troppo entusiasmo nel suo lavoro, ho sempre l'impressione che sprechi più tempo ad entusiasmarsi che a lavorare.
Qui da noi, ormai, l'opinione pubblica è sempre più opinione di pochi.
La bigamia è avere una moglie di troppo e la monogamia anche.[2]
Chi dice che non vuole parlare male degli altri, lo sta per fare.
Il guaio nell'arrivare puntuali agli appuntamenti è che non c'è mai lì nessuno ad apprezzarlo.
Molti passano metà del loro tempo a desiderare le cose che potrebbero avere se non passassero metà del loro tempo a desiderarle.
Gli indigeni che battono i tamburi per scacciare gli spiriti del male sono derisi dagli automobilisti che suonano il clacson agli ingorghi.
Un comitato è un gruppo di incapaci nominati da persone che non hanno voglia di fare cose non necessarie.
Convegno chiassoso e scomposto è la festa dei vicini di casa alla quale non siamo stati invitati.
Il semaforo è il mezzo per far arrivare i pedoni senza pericolo al centro della strada.
Col tempo, sono sempre più disposto a condividere le opinioni altrui pur di non faticare a difendere la mie.
Perché Dio è sempre così sereno, saggio, sicuro di sé? Perché non ha padre.
Ormai non mi sto più a sentire nemmeno quando parlo a me stesso.
Non mi importa niente se l'erba del vicino è più verde; mi rode che sia perfettamente rasata.
Quando un'attrice si ostina a non rivelare per anni il nome del padre di suo figlio è proprio perché non lo sa.
L'Alitalia comunica che, a causa di una improvvisa giornata di lavoro proclamata dai piloti Anpac, il volo delle 21:30 per Parigi partirà effettivamente alle 21:30 e proprio per Parigi.
Povera Zeta. Io credo che nessun cane al mondo abbia mai avuto una gestazione pù sofferta. Dozzine di mani incredule hanno cominciato a «sentire» se la pancia cresceva già al quinto giorno della presunta gravidanza. Tutti si nutriva una radicata sfiducia sia nelle capacità procreative di Zeta, sia in certe altre molto discusse capacità del suo sposo Cirillo.
Citazioni
Telefonai al veterinario: «Senta, lei non saprebbe dirmi come camminano le cagne incinte?... No, eh?»
Quella mattina Zeta fece dieci volte glap. E attualmente, in fase di avanzato allattamento, consuma quattro etti di carne macinata magra scelta di prima qualità, tre etti di verdure varie, due tuorli d'uovo, due pillole per aumentare la scesa del latte, due pillole di vitamine e un litro di latte al giorno. Voglio chiedere ai suoceri di Zeta se non è il marito che deve provvedere anche agli alimenti della moglie.
↑ Da Stavolta m'ammazzo sul serio, Mondadori, 1977.
↑ Nonostante la citazione venga spesso attribuita a Oscar Wilde, non vi sono evidenze a sostegno di tale attribuzione. La citazione è apparsa in varie forme, sempre in maniera anonima tra fine Ottocento e inizio Novecento, le più simili a quella riportata appaiono nel libro Light Interviews with Shades (1922) e in The Literary Digest di New York (1929). Erica Jong nel suo libro Paura di volare del 1973 ha proposto una variante della citazione sostituendo la parola "marito" a "moglie" e ha probabilmente contribuito alla diffusione dell'aforisma.
Antonio Amurri, Qui lo dico e qui lo nego, Mondadori, Milano.
Antonio Amurri, Zeta diventa mamma, Selezione dal Reader's Digest, febbraio 1974