Anna Maria Rivera (1945 – vivente), antropologa, saggista, scrittrice, attivista e docente italiana.
- [Lo specismo è un'idea] della centralità e della superiorità della specie umana su tutte le altre, che finisce per negare ai non umani la qualità di soggetti di vita senziente, emotiva e cognitiva.[1]
- La negazione dell'altro (uomo, donna, animale) dell'individualità e della singolarità istituisce una certa analogia fra il razzismo, il sessismo e quella forma di specismo che si è affermata con la logica industriale e con la conseguente riduzione dell'animale a merce.[2]
- La razza è una categoria immaginaria applicata a gruppi umani reali, è una metafora naturalistica (così la chiama l'antropologa Colette Guillaumin) che serve a nominare differenze di potere, di status, di classe e a naturalizzare la stessa svalorizzazione, stigmatizzazione, gerarchizzazione, discriminazione di certi gruppi, minoranze, popolazioni.[3]
- Quando analizzi come agiscono i processi di reificazione degli "altri", non puoi non considerare la reificazione degli animali. E se analizzi la tendenza ad animalizzare gli umani "altri" che agisce nel razzismo, finisci per considerare la bestializzazione dei non umani che agisce nello specismo. Sono nessi che sono alla portata dell'esperienza, ma per elaborarli devi avere delle basi concettuali. Non credo che le donne in quanto tali abbiano una speciale sensibilità, come si dice. Penso che sia anzitutto l'esperienza dell'essere dominate e spesso ridotte a oggetti che potrebbe portarle a comprendere la condizione degli animali non umani.[4]
- Sono un'ex sessantottina, anzi una sessantottina senza ex. All'epoca leggevamo soprattutto Marcuse, un po' più tardi sono arrivata ad Adorno, del cui pensiero mi sono innamorata. Minima moralia è uno dei miei libri "da comodino". A volte, la notte, prima di addormentarmi, invece di meditare sui versetti della Bibbia, rileggo e medito su qualche suo aforisma. Sul tema dell'oppressione animale e del suo ruolo nelle strutture del dominio sociale, Adorno e Horkheimer hanno dato un contributo ineludibile, secondo me.[5]
- Tu credi che oggi solidarietà e uguaglianza, estesi agli "altri", siano davvero i valori-guida della sinistra? Forse di qualche sinistra libertaria: oggi sono gli anarchici e pochi adorniani a portare avanti questo genere di riflessione. Credo che la sinistra, anche quella detta radicale, negli anni recenti abbia perso ogni occasione di riprendere e riattualizzare quel filone teorico-politico libertario che pure fa parte della storia della sinistra: Rosa Luxemburg, la Scuola di Francoforte e altri filoni teorici in cui ci sono i germi espliciti dell'apertura [antispecista] di cui stiamo parlando. [...] La sinistra tradizionalmente intesa, specie negli anni più recenti, è stata di fatto positivista e utilitarista, incapace di slanci teorici. Anche l'antirazzismo politico è spesso superficiale, di maniera. La sinistra non ha saputo interpretare il cambiamento della nostra società, la sua trasformazione in senso pluriculturale. Non ha saputo praticare neppure quella che un tempo si chiamava "politica dei quadri", aprendo le proprie strutture a persone di origine immigrata. Ci sono stati pochi casi, certo, ma di breve durata, che hanno inciso poco.[6]
- Lei sostiene che i gatti sono in grado di dare molti insegnamenti a noi umani. Che il confronto con loro permette, ad esempio, di relativizzare i punti di vista e di renderci così meno arroganti, meno sicuri di essere nel giusto. E aggiunge, Annamaria, un'osservazione che non avevo mai sentito né mi era mai venuta in mente: tratti tipici dei gatti, da prendere in grande considerazione, sono la flessibilità e il senso del limite. I gatti sono animali "situazionali": si adattano agli ambienti e alle circostanze e assumono ruoli e comportamenti secondo le situazioni. (Lorenzo Guadagnucci)
- Una studiosa ma anche una militante, con una lunga esperienza e un ruolo determinante nella nascita del movimento antirazzista in Italia. (Lorenzo Guadagnucci)
- ↑ Da La Bella, la Bestia e l'Umano; citato in Guadagnucci, p. 172.
- ↑ Da Homo sapiens e mucca pazza; citato in Guadagnucci, pp. 183-184.
- ↑ Citato in Guadagnucci, p. 171.
- ↑ Citato in Guadagnucci, p. 183.
- ↑ Citato in Guadagnucci, p. 182.
- ↑ Citato in Guadagnucci, p. 185.