Alessandro Tiberi (1977 – vivente), attore e doppiatore italiano.
- Ciò che è successo il giorno della conferenza stampa, con i giovani stagisti che il prossimo 9 aprile manifesteranno a Roma contro il precariato, utilizzando frasi di "Boris" come slogan per alzare un po' la voce, rimane impagabile. Quello fa parte delle cose che non puoi mettere in conto e quando accadono vuol dire che hai fatto il tuo mestiere bene e sei arrivato al cuore del problema e delle persone. Sono davvero contento che "Boris" possa davvero servire a qualcosa del genere, ci hanno fatto capire che è stata una piccola scintilla e tutto questo non me lo scorderò mai.[1]
- [«Qual è il tuo motto?»] Felice chi è diverso essendo egli diverso, ma guai a chi è diverso essendo egli comune. [di Sandro Penna][2]
- Gli stagisti c'erano fin dalla prima serie e sono stati battezzati sul set con dei soprannomi. In "Boris" regnava un'allegra anarchia caciarona e all'inizio era difficile anche per noi destreggiarsi, perché non sapevi dove fosse il limite di campo del set, e in realtà era tutto un set. Quando veniva qualche attore nuovo e si trovava davanti a questo problema, noi eravamo i primi a divertirci. Io mi presentavo dicendo "ciao sono merda" o "ciao sono lo schiavo" e in questo è sempre stato un gioco. Noi attori ci trovavamo come davanti a degli specchi e abbiamo cercato di rubare dal vero cast tecnico la gestualità. Ad esempio il "Biascica" di Paolo Calabresi è palesemente un mix di veri personaggi che nel tempo ha assimilato nella sua carriera.[1]