[...] crediamo che sia necessario ampliare la contrattazione collettiva a quelle parti sociali non ancora coinvolte e crediamo che sia giusto che riguardi tutte le categorie dei lavoratori, anche quelle non comprese, per evitare che ci siano contratti pirata fatti da chi non ha una rappresentanza tale da poter veramente tutelare gli interessi dei lavoratori e comunque dare attenzione alle istanze dei datori di lavoro, ma che ci si orienti sempre di più sui contratti tradizionali che sono quelli che le contrattazioni collettive garantiscono di riuscire ad ottenere.[1]
[...] per noi la strada non è l'assistenzialismo; noi siamo per il lavoro, non siamo per il reddito di cittadinanza e lo voglio dire anche evitando quelle strumentalizzazioni alle quali purtroppo spesso si è sottoposti quando si fa questa affermazione. Noi non siamo indifferenti alla povertà, alle fragilità, alle difficoltà; anzi, crediamo che chi ha bisogno deve essere aiutato ancora di più e meglio, ma poi c'è una fetta di percettori del reddito di cittadinanza che sono in grado di lavorare, che possono avere nella vita una professione, che possono avere l'ambizione di diventare lavoratori di successo, che iniziano con una paga bassa ma grazie alla crescita lavorativa possono anche ambire a posizioni importanti e a stipendi significativi.[1]
[...] è una priorità la diminuzione del cuneo fiscale; dobbiamo concentrarci su questo tema, perché dando maggiori risorse ai lavoratori potrebbe ripartire l'economia, anche attraverso questo provvedimento; attraverso meno tasse, quindi, si potrebbero ottenere più soldi a disposizione per i lavoratori; ci sarebbero più consumi, maggiore produzione, più distribuzione di beni e di servizi. Insomma, in definitiva si genererebbe più lavoro.[1]
[...] il bicameralismo [...] certe volte, anzi, nella stragrande maggioranza delle occasioni, è un monocameralismo, perché tanti colleghi sanno - e altri lo scopriranno nei prossimi mesi e nei prossimi anni di lavoro - che molte volte, quando c'è un provvedimento in prima lettura in un ramo del Parlamento, poi l'altro ramo è costretto semplicemente ad approvare ciò che è stato fatto in prima lettura.[1]
[...] il Regolamento [parlamentare] deve garantire anche la pluralità delle presenze e delle rappresentanze, e quindi tutelare anche i gruppi più piccoli, perché poi nella storia repubblicana capita spesso che i grandi gruppi di oggi un giorno tornino piccoli e i gruppi piccoli di oggi un giorno potranno diventare grandi.[1]