cantautore italiano Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Alan Sorrenti (1950 – vivente), cantautore italiano.
Mazinga è un personaggio che mi piace, perché è irreale e fantastico, e tutto ciò che è fantasia mi attira. C'è molta violenza nelle sue avventure, è vero, ma è una violenza talmente eccessiva da essere inimitabile, e quindi non è pericolosa neppure psicologicamente, anzi, è un modo per scaricare certe aggressività che ognuno di noi ha dentro.[1]
«Vidi Eric Clapton a 16 anni ma non sapevo chi fosse. Manfredi non mi sopportava»
Intervista di Sandra Cesarale, Corriere della Sera, 14 ottobre 2022.
Lì [a Napoli] mi sentivo uno straniero, mamma gallese, Gwendoline, detta Gwen, e papà napoletano, Francesco. Indossavo jeans e pellicciotto per mettere insieme le mie anime. In quella città volevo stare il meno possibile. Per fortuna spesso visitavo i nonni in Galles. Eppoi mia madre lavorava alla Nato di Bagnoli, lì c'era il profumo dei dolci, la musica che arrivava dagli uffici... quando varcavo quei confini trovavo l'America. A 16 anni, per farmi imparare bene l'inglese, mi iscrisse a una scuola privata. A Folkestone, sulla Manica.
Quando si aprivano le porte dei pub ascoltavo la voce di velluto di Otis Redding e le canzoni dei Beatles. Una sera davanti a un locale di musica dal vivo vidi una fila incredibile, riuscii a entrare e c'erano sul palco tre ragazzi che suonavano. Alla fine del concerto seppi che erano i Cream con Eric Clapton. Quelle erano le onde che mi facevano vibrare.
Quando da Folkestone tornavo a Napoli, mi esibivo con I Volti Senza Nome. Andavamo forte. A Londra avevo visto i concerti dei Family. Il cantante a un certo punto prendeva l'asta del microfono e la scagliava contro il pubblico. Lo copiai, in effetti funzionava.
[È vero che offrì uno spinello a Nino Manfredi?] Questa non me la ricordo. E mi pare strano che lo abbia fatto, non mi sopportava tanto. Per qualche anno sono stato fidanzato con sua figlia Roberta. Manfredi era all'apice della carriera, aveva girato un film come Per grazia ricevuta, io ero un ventenne che suonava. Lo capisco, le mie visite a casa sua gli rompevano la concentrazione. Sua moglie Erminia diceva che la mia musica era terapeutica.
[Napoli negli anni Settanta era un fiume di creatività. Chissà quanti incontri] Con Tony Esposito suonavamo nel magazzino di stufe di mio padre, che pensava sempre a lavorare. Al contrario di me. E poi la Nuova Compagnia di Canto Popolare, Roberto De Simone, Peppe Barra, Eugenio ed Edoardo Bennato. Le storie si intrecciavano. Pino stava al quartiere Sanità, più soul del Vomero, dove vivevo io. [...] Un po' più piccolo di me, lo incrociavo per le scale di casa mia. Io salivo, lui scendeva, un ragazzo con una gran massa di capelli neri. Andava a suonare con mia sorella. Un paio di mesi prima che morisse mi invitò a un suo concerto a Napoli. Ero contento di riabbracciarlo dopo tanti anni. Una persona piena di entusiasmo e progetti. Dietro le quinte mi confessò che voleva ricreare il Neapolitan Power.
[Il successo le ha sballato l'esistenza?] All'inizio la fama è un gioco divertente, un bel film di cui sei protagonista. Dopo viene fuori una follia autodistruttiva, cominci così ad essere incasinato e fatto che non puoi più creare quello che vuoi.
Da ragazza mi fidanzai con Alan Sorrenti, che si presentò da papà offrendogli uno spinello. Lui si girò: 'Robè, stavolta ti gonfio'. Mi vietò di frequentarlo, e io decisi che era il mio grande amore. Abbiamo girato il mondo, a Dakar ci rubarono tutto, ero disperata. Da un benzinaio sento parlare italiano: 'La prego, mi aiuti, sono la figlia di Nino Manfredi'. Un signore siciliano gentilissimo ci ospitò e ci diede i soldi per i biglietti. Siamo rimasti in contatto per anni. (Roberta Manfredi)
↑ Citato in Tiziana Cerusico, Mazinga ha sedotto Apemaia... Può esser sì!, Tele Più n. 0, 15 marzo 1980.