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dispositivo atto a lavare indumenti e tessuti in genere Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La macchina lavatrice, più semplicemente lavatrice, è un elettrodomestico utilizzata per il lavaggio automatico degli indumenti. Per effettuare il ciclo di lavaggio utilizza solitamente l'acqua in abbinamento a detergenti, ma esistono altri dispositivi di lavaggio che eseguono il lavaggio a secco facendo uso di solventi organici, di solito utilizzati in esercizi specializzati.
La lavatrice fa parte della categoria dei "grandi elettrodomestici", anche chiamati "elettrodomestici bianchi", a cui appartengono anche il frigorifero, il congelatore, la lavastoviglie, la lavasciuga e il condizionatore.[1]
Si distingue fra lavatrici finalizzate all'utilizzo domestico e quelle per quello industriale. Nell'uso industriale lo scopo delle lavatrici non è solo quello di lavare vestiti, ma di operare anche su fibre tessili non lavorate, filati e pezze di tessuto. Il lavaggio può essere finalizzato alla rimozione di sporcizia, di residui di tintura o di filati d'appoggio utilizzati durante la lavorazione. La lana appena tosata viene lavata per eliminare lo strato di grasso presente sulla fibra.
In edilizia esistono macchine lavatrici utilizzate per il lavaggio e la cernita di ghiaia e pietrame da costruzione; nell'industria olearia si usano macchine lavatrici per il lavaggio delle olive preliminare alla molitura; in entrambi i casi il principio di funzionamento è sostanzialmente lo stesso delle lavabiancheria, si basa cioè su un cestello forato che viene riempito d'acqua e fatto ruotare.
I primi tipi di macchina per lavare furono sviluppati tra il 1765 e il 1767 rispettivamente dallo scrittore lettone Gothards Frīdrihs Stenders e da un teologo tedesco di Ratisbona, Jacob Christian Schäffer. Come è accaduto per moltissime invenzioni, ci si è inizialmente ispirati a meccanizzare il processo manuale: le prime lavatrici, infatti, furono concepite come macchine atte a "sfregare" i panni, simulando così l'effetto manuale del modo più diffuso di lavare la biancheria. Le macchine così realizzate, il cui movimento fu inizialmente manuale, poi elettrico, presentavano però l'evidente svantaggio di provocare un'usura eccessiva dei panni, nonché risultati di lavaggio decisamente deludenti.
In Italia, già nel 1853 si ha notizia a Napoli di due macchine dotate di caldaia per il vapore, realizzate da Luigi Armingaud, che pulivano mediante utilizzo di ranno. Una era installata presso il Real Albergo dei Poveri e un'altra ancora presso l'asilo della Chiesa di Santa Maria della Vita.[2][3]
La prima ed unica soluzione efficace fu l'adozione dell'agitatore: il principio è quello di "forzare" la soluzione detergente attraverso le fibre dei tessuti agitandoli e "sbattendoli" attraverso l'acqua.
Sviluppata in America, questa tecnologia è sostanzialmente ancora oggi praticamente la più diffusa nel mondo nonché la più efficace. Negli anni venti ci fu qualche tentativo di adottare nuove tecnologie di lavaggio, con la comparsa delle lavatrici a cestello (ad asse orizzontale) che trovarono però impiego nel tempo specialmente per le applicazioni industriali le quali curavano di meno l'aspetto della pulizia e smacchiatura nel lavaggio a macchina. Infatti la biancheria veniva e a tutt'oggi viene, in queste circostanze, solitamente controllata e smacchiata preventivamente a mano prima del lavaggio, e comunque poi scrupolosamente controllata anche dopo il lavaggio per verificare la completa rimozione dello sporco, ed eventualmente smacchiata manualmente anche dopo il lavaggio.
I modelli ad agitatore sostanzialmente forniscono prestazioni migliori sui risultati di lavaggio e furono quindi, generalmente, preferiti ai modelli a cestello ad asse orizzontale e furono via via dotati di ulteriori funzionalità: resistenze per il riscaldamento dell'acqua, mangani a rulli per la strizzatura della biancheria. Lo sviluppo di questo modello vide la realizzazione delle cosiddette "twin tub", cioè delle lavatrici a due vasche: una, con agitatore, nella quale si effettuava il lavaggio dei panni, l'altra, con cestello ad asse verticale, dove i panni venivano risciacquati e strizzati per centrifugazione; questo modello è tuttora piuttosto diffuso, soprattutto nei paesi asiatici e africani. Il modello con vasca unica e cestello ad asse orizzontale, tipicamente europeo, non ha invece riscontrato grande successo negli USA, dove naturalmente anche per le automatiche si è proseguito con la produzione e quindi l'uso preferenziale di lavatrici ad agitatore, anche se ci sono aziende (Bendix, Westinghouse, Whirlpool) che hanno realizzato numerosi modelli a cestello ad asse orizzontale.
Dopo la Seconda guerra mondiale, lo slancio industriale che caratterizzò soprattutto l'Europa occidentale vide nascere nuove esigenze e desiderio di benessere: a livello domestico (anche per il ruolo della donna che stava considerevolmente cambiando, soprattutto in Italia) le industrie elettromeccaniche iniziarono una fervida attività di ricerca e produzione di lavatrici. La Germania, che già prima della guerra aveva iniziato la produzione di lavatrici, riprese continuando sulla scia della tecnologia inizialmente adottata, che vedeva una decisa scelta per i modelli a cestello ad asse orizzontale. Le lavatrici tedesche, anche prodotte dopo la guerra, erano però caratterizzate da notevoli problemi statici, poiché prive di sospensioni (la vasca era solidale con la scocca della macchina) che ne rendevano piuttosto complicata l'installazione: dovevano infatti essere fissate al pavimento.
In Italia, invece, si adottò inizialmente il modello americano, con agitatore ad una vasca e mangano per la strizzatura (Candy modello 50, prodotta nel 1947), poi il modello classico a due vasche, semi-automatico (Candy bi-matic, prodotta nel 1957, Rex-Zanussi mod. 250, prodotta alla fine degli anni cinquanta) e, in seguito sulla scia dei moltissimi modelli automatici importati dalla Germania anche in Italia si proseguì la produzione di lavatrici automatiche a modello tedesco, quindi a cestello (ad asse orizzontale) con i modelli (Candy Automatic, 1959, Rex-Zanussi modello 260 etc.) ulteriormente evoluti nelle superautomatiche a seguito dell'adozione delle vaschette per il detersivo separate (per pre-lavaggio, lavaggio, additivi di risciacquo). Le lavatrici hanno raggiunto la maturità di prodotto negli anni successivi, che in Europa si è concentrata in particolare sull'efficienza energetica, raggiungendo di fatto un livello di riferimento a livello globale in termini di riduzione di consumo d'acqua ed energia.
Il funzionamento di una lavatrice è basato su una vasca di plastica che contiene il "cestello", ovvero una vasca più piccola forata, solitamente in acciaio, dove si mettono gli indumenti da lavare, viene riempito d'acqua e detersivi e mantiene gli indumenti da lavare in ammollo; il tutto viene fatto ruotare a una certa frequenza di giri al minuto in funzione del programma desiderato, con le rotazioni intervallate da fasi di quiete e con, periodicamente, il rilascio dell'acqua presente all'interno e il caricamento di nuova. Quella per il lavaggio può essere riscaldata mediante una resistenza elettrica oppure prelevata già calda da una fonte esterna. L'utente deve selezionare, a mezzo di comandi analogici o digitali, un programma di lavaggio specifico; una volta che la macchina è avviata, un timer meccanico oppure una scheda elettronica si occupano di gestire automaticamente tutte le operazioni da compiere per il lavaggio. Si distinguono due tipi di lavatrice: a carica frontale e a carica dall'alto.
Tra tutti gli elettrodomestici moderni, la lavatrice è quello che ha maggiormente cambiato il modo di vita di tutti i giorni, dal momento che prima della sua diffusione il lavaggio degli indumenti assorbiva una grande quantità di tempo e di energia, soprattutto da parte delle donne. Per questo la lavatrice viene considerata un elemento importante nella storia dell'emancipazione femminile (sul ruolo sociale della lavatrice, v. Asquer 2007).
La prima lavatrice elettrica fu lanciata negli Stati Uniti nel 1907 da Alva Fisher. Attualmente esistono due tipologie di lavatrici:
L'introduzione del microprocessore in questo elettrodomestico ha permesso di facilitarne l'uso, di migliorare il lavaggio e al contempo di ridurne l'usura: il timer permette di posticipare con precisione l'ora di partenza del lavaggio; i sensori di posizione del cestello, collegati al processore, permettono l'avvio della centrifugazione solo quando la biancheria è stata distribuita uniformemente, in modo da non sollecitare eccessivamente i cuscinetti di supporto del cestello e non causare eccessivi movimenti e vibrazioni della macchina; a fine lavaggio, se la macchina non viene svuotata subito, il cestello può ruotare a intervalli regolari per non far impaccare la biancheria già semiasciutta.
Attualmente l'utilizzo di una moderna lavatrice si rivela semplice e versatile: è sufficiente infatti inserire i capi da lavare nel cestello, caricare il detersivo ed eventuali additivi (ammorbidenti, candeggianti ecc.) nel cestello stesso oppure nell'apposito dispensatore, in genere tramite appositi misurini, chiudere lo sportello e utilizzare i comandi per impostare i vari parametri del lavaggio che s'intende eseguire (tessuti da lavare, temperatura, velocità di centrifuga, durata del lavaggio ecc.) e per avviare la macchina. Le lavatrici attuali dispongono di una chiusura automatica di sicurezza dello sportello, riapribile solo dopo la fine del lavaggio stesso, per evitare pericolose fuoriuscite d'acqua a programma in corso con rischio di allagamenti.
L'asciugatrice è una macchina che esegue l'asciugatura della biancheria.
È una macchina indipendente dalla lavatrice. Esistono asciugatrici meccaniche a centrifuga, dette estrattori, ed essiccatrici che asciugano con flusso di aria riscaldata. Il numero di giri di centrifuga è un parametro importante per abbinare la lavatrice a un'opportuna asciugatrice. Le lavatrici che hanno una velocità di almeno 1000/1200 giri sono adatte a una asciugatrice, infatti più è veloce la centrifuga minore è l'acqua da far evaporare che è ancora presente nelle fibre e quindi il tempo di asciugatura. In paesi, come la Gran Bretagna, dove le asciugatrici sono molto più diffuse, le lavatrici hanno velocità che arrivano anche a 2000 giri e le lavasciuga sono quasi esclusivamente a 1400/1600 giri per economizzare sul consumo di elettricità. Per lavatrici con velocità di centrifugazione inferiore è consigliabile usare un estrattore, che lascia la biancheria molto più asciutta in pochissimo tempo. Alcune lavatrici multifunzione vengono chiamate lavasciuga in quanto possono sia lavare i vestiti che asciugarli.
Alcuni modelli di lavatrice hanno porte USB o dispositivi Wi-Fi per essere collegate a sistemi di domotica. Una importante innovazione è stata attuata dalla svizzera "V zug", con la creazione di una lavatrice dotata di pompa di calore e quindi capace, a parità di temperatura di lavaggio, di dimezzare il consumo effettivo di elettricità. La via dell'impiego di pompe di calore nelle lavatrici non è attualmente seguita da altri produttori, poiché l'Energy Label europea non richiede che la temperatura dichiarata per i cicli di lavaggio esaminati venga effettivamente raggiunta: risulta quindi più conveniente, per consumare meno energia, scaldare meno l'acqua allungando al contempo la durata del lavaggio.
Con la medesima logica di produzione, la lavatrice trova impiego nell'industria meccanica, come macchina a controllo numerico, monostadio e multiporta, in azione fra la fine delle lavorazioni interne dei metalli e l'inizio dei montaggi finali[4][5].
Dal 1º aprile 1996[6] le lavatrici per uso domestico devono essere dotate dell'etichetta di efficienza energetica, che suddivide le apparecchiature in 7 classi di efficienza energetica da "A" (più efficiente) a "G" (meno efficiente), a seconda di una serie di parametri verificati con un ciclo di lavaggio di cotone a 60 °C. In seguito al raggiungimento della classe "A" dalla quasi totalità delle apparecchiature, dal 20 Dicembre 2011[7] è entrata in vigore una nuova etichetta energetica che include classi di efficienza superiori alla classe "A": "A+", "A++" e "A+++", con ciascun "+" a indicare una riduzione del 10% del consumo rispetto alla classe energetica "A". Dal 1º Marzo 2021, con l'introduzione del regolamento UE. 2019/2014[8], l'etichetta energetica è stata riscalata, abbandonando i "+" e ritornando a una classificazione più intuitiva dalla classe "A" (più efficiente) a "G" (meno efficiente). A esempio, una lavatrice che con la precedente regolamentazione avrebbe fatto parte della classe "A+++" ora si ritrova in classe D, pur non avendo variato i suoi consumi (le nuove classi A, B e C, infatti, essendo di recentissima generazione, non erano state ancora valutate nella scala delle A+)[9]. Questa scelta è stata presa per rendere più facilmente distinguibili i prodotti più efficienti, dato che ormai quasi tutti i prodotti facevano parte delle più alte classi di efficienza energetica. L'etichetta energetica fornisce inoltre altre informazioni sul prodotto, come il consumo idrico in litri, l'emissione di rumore aereo, la capacità di carico in kg e altre informazioni che variano a seconda del modello.
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