Loading AI tools
aereo suicida o "bomba volante" Yokosuka Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Lo Yokosuka MXY-7 Ohka (桜花? bocciolo di ciliegio) è stato un velivolo militare impiegato dalla Marina giapponese durante l'ultima fase della Seconda guerra mondiale. Dotato di un motore a razzo a propellente solido, era stato disegnato dall'ufficio di progettazione giapponese Kūgishō, il Primo arsenale tecnico aeronavale di Yokosuka[2]
Yokosuka MXY-7 Ohka Tipo 11 | |
---|---|
Foto di uno Yokosuka MXY-7 Ohka scattata dalle truppe USA dopo la presa di Okinawa nel 1945 | |
Descrizione | |
Tipo | aereo suicida o "bomba volante" |
Equipaggio | 1 |
Costruttore | Primo arsenale tecnico aeronavale di Yokosuka |
Data primo volo | ottobre 1944 (senza motore) novembre 1944 (propulso) |
Data entrata in servizio | 1945 |
Data ritiro dal servizio | 1945 |
Utilizzatore principale | Dai-Nippon Teikoku Kaigun Kōkū Hombu |
Esemplari | 852 |
Dimensioni e pesi | |
Tavole prospettiche | |
Lunghezza | 6,06 m |
Apertura alare | 5,12 m |
Altezza | 1,16 m |
Superficie alare | 6,0 m² |
Carico alare | 356,7 kg/m² |
Peso a vuoto | 440 kg |
Peso carico | 2 140 kg |
Propulsione | |
Motore | 3 endoreattori Type 4 Mark 1 Model 20 |
Spinta | 2,6 kN ciascuno |
Prestazioni | |
Velocità max | 1 040 km/h in picchiata (a piena potenza) |
Autonomia | 36 km |
Armamento | |
Bombe | 1 200 kg testata alla tri-nitroaminol |
Note | dati riferiti al Model 11 |
i dati sono estratti da Japanese Aircraft of the Pacific War[1] | |
voci di aerei militari presenti su Wikipedia |
Si trattava di un velivolo specificatamente costruito per essere impiegato dalle unità kamikaze e quindi impiegato dall'Impero giapponese nelle fasi finali della Seconda guerra mondiale. Sebbene i giapponesi si riferissero a tale ordigno con la designazione informale di ohka, espressione che significa letteralmente bocciolo di ciliegio (l'immagine del fiore di ciliegio destinato a separarsi per sempre dall'albero natìo al momento della fioritura ricorda le pratiche adottate dei piloti kamikaze, destinate a separarsi per sempre dai propri compagni e a cadere sul campo di battaglia), i soldati statunitensi assegnarono a tale ordigno il termine giapponese baka (letteralmente pazzo, folle o più correttamente idiota, stupido o sciocco)[3].
L'ordigno presentava una struttura in alluminio con longheroni longitudinali che correvano attraverso la fusoliera e che sostenevano elementi trasversali capaci di resistere alle forze torcenti cui essa era sottoposta. Le sue dimensioni erano alquanto contenute ed il peso era poco superiore alle 4 tonnellate anche per via della carenatura esterna in fogli di alluminio rivettato. Sia la struttura quanto il rivestimento esterno delle piccole ali laterali (che lo rendevano simile per conformazione alle V1 tedesche) erano invece in legno; realizzate in maniera tradizionale (attraverso l'impiego di due longheroni principali e centine) vantavano controlli direttamente collegati alla cloche ma erano prive di ipersostentatori (che avrebbero ridotto la portanza delle ali in caso di atterraggio). A differenza delle V1 impiegate dalla Luftwaffe, la Yokosuka Ohka era un ordigno manovrabile da un pilota alloggiato in un angusto abitacolo dai controlli rudimentali. Egli disponeva infatti di tutti i parametri necessari al volo ma non ad un eventuale atterraggio. La sua principale interfaccia era dunque costituita da una bussola, un indicatore di svolta e slittamento, un altimetro a pressione atmosferica ed un tachimetro. Inoltre egli disponeva di un inclinometro con una scala appositamente modificata considerando che l'ordigno avrebbe dovuto perdere progressivamente quota dal momento del proprio lancio. Il motore a razzo che lo equipaggiava, infatti, assicurava un'autonomia limitata cosicché esso doveva essere trasportata entro la gittata del suo bersaglio agganciato sotto la carlinga di un bombardiere Mitsubishi G4M "Betty", di un Yokosuka P1Y Ginga "Frances" (Tipo Guidato 22) o, secondo un progetto mai realizzato, di un Nakajima G8N Renzan "Rita" (Trasporto Tipo 43A/B). Una volta rilasciato, il pilota planava inizialmente verso il bersaglio e, una volta sufficientemente vicino, accendeva il motore e si tuffava contro la nave per distruggerla. Data l'alta velocità raggiunta dal velivolo, l'avvicinamento finale era praticamente inarrestabile (specialmente per il Tipo 11). Successive versioni vennero progettate per essere lanciate da basi e caverne costiere ed anche da sommergibili equipaggiati con catapulte aeree, ma nessun esemplare fu mai utilizzato in questa maniera.
I primi Ohka operativi (Tipo 11 e Tipo 21) erano equipaggiati con motori a razzo a combustibile solido, che fornivano una notevole velocità (addirittura 800 km/h), ma un'autonomia molto limitata. Questo rappresentava un problema grave, perché era necessario che l'unità che lo trasportava in zona di operazioni si dovesse avvicinare eccessivamente al bersaglio, rendendosi vulnerabile alle difese antiaeree.
L'Ohka Tipo 22 venne progettato per superare questo problema mediante l'utilizzo di un motoreattore, il Tsu-11. Questo motore superò con successo le prove e degli Ohka vennero costruiti per utilizzare questo motore, ma nessuno venne usato operativamente.
Lo stadio finale nello sviluppo degli Ohka fu il Tipo 43, destinato ad essere equipaggiato con un turbojet Ishikawajima Ne-20. Di questa versione furono studiate anche due versioni da addestramento, il K-1 e il K-1 Kai, il primo un aliante ed il secondo equipaggiato con un singolo motore a razzo.
Di questo velivolo vennero costruiti circa 850 esemplari, principalmente del Tipo 11. Gli Ohka rimasti includono:
Seamless Wikipedia browsing. On steroids.
Every time you click a link to Wikipedia, Wiktionary or Wikiquote in your browser's search results, it will show the modern Wikiwand interface.
Wikiwand extension is a five stars, simple, with minimum permission required to keep your browsing private, safe and transparent.