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scrittore e critico d'arte italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Vittorio Pica (Napoli, 28 aprile 1862 – Milano, 1º maggio 1930) è stato uno scrittore e critico d'arte italiano.
Nel 1882, all'età di diciotto anni, scrisse un saggio sui fratelli Goncourt[1] che gli valse una menzione sul Fanfulla della domenica.[2] In seguito si trasferì a Roma e a Venezia, stabilendosi poi in via definitiva a Milano.[2]
Alla sua opera critica si deve la diffusione in Italia dei grandi poeti decadenti francesi, soprattutto Paul Verlaine e Stéphane Mallarmé (con entrambi era in rapporti epistolari). I saggi ad essi dedicati confluirono nella pubblicazione Letteratura d'eccezione (Baldini e Castoldi, 1898).
Svolse un ruolo fondamentale nella creazione della Biennale di Venezia, della quale fu curatore di diverse edizioni.[2] Fu anche tra i fondatori della rivista Emporium di Bergamo, divenendone nel 1900 il direttore editoriale e restando in redazione fino alla sua scomparsa.[2] Collaborò anche alla rivista senese Vita d'Arte.
Ebbe grande importanza nella crescita della storica casa editrice di Luigi Pierro a Napoli[3], con la quale pubblicò le sue prime opere e nella cui libreria fondò, insieme a Benedetto Croce e ad altri intellettuali napoletani, la Società dei Nove Musi.
Durante la sua carriera letteraria produsse numerose pubblicazioni tra monografie, saggi, cataloghi per mostre ed esposizioni, prefazioni. Tra i più importanti:
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