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partigiano italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Vittorio Mario Giuliani detto Ciüiu (Cuneo, 1º marzo 1922 – Cuneo, 11 novembre 1993) è stato un partigiano italiano. Medaglia d'argento e medaglia di bronzo al valor militare.
Allievo dell'Accademia Militare di Modena, l'8 settembre 1943 rifiuta l'arruolamento nella Repubblica Sociale Italiana e si unisce ai partigiani vicini al Partito d'Azione. Diventa capo squadra della prima banda Italia Libera di Valle Stura di Demonte, indi comandante del distaccamento guastatori della brigata Giustizia e Libertà di Valle Varaita e poi comandante della volante guastatori della brigata GL Saluzzo[1].
Attivo sulle Alpi del Cuneese, guida una formazione di guastatori e si rende noto per le coraggiose azioni contro il nemico, ricordate nei volumi di Mario Giovana e Giorgio Bocca:
«I partigiani, aggrappati alle alture circostanti, rispondevano al fuoco nutrito del nemico e lo scontro si protrasse fino all'imbrunire, quando la resistenza dei volontari fu all'estremo. [...] Per ritardare ancora la marcia degli assalitori, si fece saltare il ponte, minato in precedenza dai guastatori. Giuliani, sotto l'imperversare della reazione avversaria, scese lungo il greto del torrente per far brillare il grosso proietto d'artiglieria posto a mo' di mina sotto i piloni. La miccia però, avariata, si spense quasi subito. Il comandante dei guastatori, allora, incurante del fatto che gli rimanesse soltanto un corto spezzone della cordicella incatramata, ritornò sotto il ponte e diede fuoco a quel frammento di miccia rimanendo quasi sepolto sotto le macerie ma riuscendo a salvarsi ed a raggiungere i compagni sulla montagna.[2]»
«Il mattino seguente [...], i tedeschi riprendono ad avanzare. Sorpresi da un'imboscata dei volontari di «Raimondo», che provoca loro alcune perdite, essi si vendicano bruciando due case di civili. Davanti a Rore, la battaglia si riaccende con la resistenza preparata dai volontari della I banda. Giuliani, imbattutosi in una pattuglia tedesca e ferito al polso, ferma gli assalitori a bombe a mano e si salva con un acrobatico ripiegamento.[3]»
«Una squadra di arditi, al comando di Giuliani, si porta verso la villa in cui abitano il comandante e gli ufficiali del presidio tedesco: il rimanente della forza irrompe nella caserma. Colti nel sonno, gli elementi che non sono partecipi della congiura, vengono immobilizzati: un caporal maggiore, certo Leonardi, che la relazione sul fatto definisce «criminale di guerra», oppone resistenza ed è ucciso a colpi di calcio di fucile [...]. Giuliani, entrato nella camera dove dorme l'ufficiale tedesco, riesce solo a ferirlo e deve ingaggiare con lui un corpo a corpo disperato finché ne ha ragione; al piano superiore della villa, comandante e ufficiali della compagnia si arrendono senza resistere.[4]»
Il 13 settembre 1948 gli viene conferita dal Presidente della Repubblica la medaglia d'argento al valor militare per le azioni ai ponti di Brossasco e Val Curta, cui si aggiunge, il 20 marzo 1950, la medaglia di bronzo per l'azione contro il presidio tedesco, entrambe descritte nel libro di Giovana.
«Bella figura di combattente della libertà, esempio di altruismo, ardimento e sprezzo del pericolo.»
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