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psichiatra e scrittore italiano (1940-) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Vittorino Andreoli (Verona, 19 aprile 1940) è un medico e scrittore italiano. Noto psichiatra e neurofarmacologo, le sue opere testimoniano, con un linguaggio semplice e diretto ma rigoroso, una riflessione critica, lucida e profonda, sulle principali problematiche della società contemporanea.[1]
Nato a Verona il 19 aprile 1940 in una famiglia di umili condizioni[2], dopo il diploma all'Istituto Tecnico per Geometri,[3] si laurea in Medicina e Chirurgia all'Università di Padova con una tesi in Patologia Generale sotto la guida di Massimo Aloisi. Durante i suoi studi a Padova è anche allievo del Collegio Universitario Don Nicola Mazza. Inizia la ricerca clinica e sperimentale presso l'Istituto di Farmacologia dell'Università di Milano, dedicandosi interamente all'encefalo e in particolare alla correlazione tra neurobiologia e comportamento animale e umano. Dopo la specializzazione in farmacologia, lavora in Inghilterra all'Università di Cambridge e successivamente negli Stati Uniti, prima al Cornell Medical College di New York e successivamente alla Harvard University, con Seymour S. Kety, direttore dei Psychiatric Laboratories e titolare della cattedra di Biological Psychiatry. Nello stesso periodo, mantiene il posto di assistente all'Istituto di Farmacologia dell'Università di Milano, sotto la guida di Emilio Trabucchi, dedicandosi alla neuropsicofarmacologia.
Il comportamento dell'uomo e la follia diventano ben presto i suoi principali interessi, orientandolo verso la neurologia e la psichiatria, conseguendo una seconda specializzazione in neuropsichiatria all'Università di Milano. Continua a collaborare, alla Harvard University, con S.S. Kety, dove viene a conoscenza di una nuova impostazione psichiatrica che integra biologia e clinica. Rientrato in Italia, consegue la libera docenza in Farmacologia e Tossicologia. Nel 1972, diventa dirigente medico, quindi primario, di psichiatria e, da allora, ha esercitato la professione medica nell'ambito delle strutture sanitarie pubbliche di Verona, dove è stato per molti anni direttore del Dipartimento di Psichiatria dei servizi sanitari pubblici di Verona-Soave, fino al 1999. Dopodiché, continua ad esercitare in privato la professione medica.
Cofondatore e primo segretario della Società Italiana di Psichiatria Biologica, presiede per molti anni la Section Committee on Psychopathology of Expression della World Psychiatric Association, di cui attualmente è presidente onorario. Fondatore e co-direttore dei Quaderni Italiani di Psichiatria per oltre vent'anni, è membro della New York Academy of Sciences[4], dell'Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere e dell'Accademia di Agricoltura, Scienze, Lettere e Arti di Verona.
Membro italiano del Safety Working Party della European Agency for the evaluation of Medicinal Products dal 1998 al 2001, è stato anche docente di psicologia generale e di psicologia dello sviluppo presso l'Università del Molise dal 1998 al 2001.
Andreoli si oppone fermamente alle idee lombrosiane, in particolare alla concezione del delitto come un crimine commesso necessariamente da un malato di mente, sostenendo invece la compatibilità della normalità psichica con gli omicidi più efferati. L'esperienza che gli deriva dal lavoro clinico e dalla ricerca del periodo compreso tra gli anni '60 e '80, matura e corrobora la convinzione circa l'importanza della plasticità encefalica ed il suo ruolo nella patologia mentale, ritenendo che l'ambiente contribuisce a strutturare la neurobiologia della follia, insieme all'eredità genetica.[1]
I suoi contributi scientifici più significativi hanno riguardato, nella sua lunga carriera, diversi ambiti e tematiche, fra cui:[5]
È autore di articoli scientifici e opere specialistiche nel campo delle discipline neuropsichiatriche, della farmacologia e delle scienze psicopedagogiche (curando, tra l'altro, alcune edizioni del DSM, insieme ad altri), nonché di numerosi saggi divulgativi che spaziano dalla medicina, alla filosofia, la letteratura, la poesia, collaborando con diverse riviste e vari quotidiani fra cui Mente e Cervello e Avvenire[6]. Ospite di molte trasmissioni televisive, nonché frequentemente intervistato e invitato, per l'emittente Sat 2000 ha realizzato una serie di programmi dedicati agli adolescenti (Adolescente TVB), alle persone anziane (W i nonni) e alla famiglia (Una sfida chiamata famiglia).[7]
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