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opera di Marcellino Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La Vita di Tucidide è un'opera del retore giustinianeo Marcellino.
Vita di Tucidide | |
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Altri titoli | Sulla vita di Tucidide e le forme dell'elocuzione |
Autore | Marcellino |
1ª ed. originale | metà V secolo ? |
Genere | biografia |
Lingua originale | greco antico |
Nella redazione giuntaci[1] si possono distinguere, oltre all'introduzione, tre parti.
La prima parte (paragrafi 2-45) è la più estesa e anche la più importante, di Marcellino,[2] che avrebbe attinto parte del materiale ai Συμποσιακά di Didimo Calcentero[3]. Dopo una breve introduzione in cui l'autore ritiene opportuno preporre che Tucidide va conosciuto anche a livello biografico per poterne apprezzare l'elocuzione (1)[4], Marcellino passa a delineare l'ambiente familiare, con un lungo excursus sul suo antenato Milziade e sui legami di Tucidide con la Tracia, attraverso il padre Oloro (2-18). Si racconta, in seguito, dei suoi studi e del suo cursus honorum, troncato dalla sconfitta ad Amfipoli, che gli costò l'esilio (19-27). Una parentesi sugli omonimi dello storico interrompe la disamina (28-30), che riprende con le ipotesi sulle modalità della morte (31-34) e sul suo stile (35-42), seguite da una discussione sulla paternità del famoso VIII libro delle Storie (43-44).
Della seconda parte (45-53) sembra autore Cecilio di Calacte. Introdotta dalla menzione della morte (45), questa parte si sviluppa essenzialmente su questioni stilistiche e contenutistiche (46-53).
Della terza parte (54-58), brevissima e di carattere retorico-stilistico, si ritiene autore Zosimo di Ascalona, che nel VI secolo avrebbe riunito e ricollegato le tre parti[5].
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