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tipi di magia Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Via della mano sinistra e via della mano destra sono due locuzioni che si riferiscono a una dicotomia tra due opposte filosofie, presente nella tradizione esoterica occidentale, che si estende su diversi gruppi coinvolti nell'occulto e nella magia cerimoniale. In alcune definizioni, il sentiero della mano sinistra è identificato con la magia nera, quello della mano destra con benevola magia bianca.[3]
Questa terminologia venne introdotta in Occidente nel XIX secolo per opera dei teosofi e fa la sua prima comparsa negli scritti di Helena Blavatsky,[4] sebbene la sua simbologia risalga ad antichissime tradizioni sapienziali: in Occidente apparteneva infatti alla Y pitagorica, raffigurante una strada o un tronco che si divide in una biforcazione tra due sentieri di destra e di sinistra, due scelte dalla valenza morale alternativa: quella di destra conduceva alla virtù, quella di sinistra invece al vizio e alla perdizione, o comunque alla tentazione.[1]
Il significato pitagorico della Y era conosciuto anche da Virgilio, secondo la testimonianza di Servio, un commentatore dell'Eneide,[5] il quale ne attribuisce la tipica forma biforcuta al ramo d'oro ricercato da Enea, che gli consentirà la discesa nell'oltretomba Averno.[6]
Il simbolo pitagorico del dualismo tra vizio e virtù, pur connotati da un'origine comune, fu assimilato in epoca medioevale all'albero della conoscenza del bene e del male,[1] giungendo anche, attraverso correnti ermetiche, cabalistiche e neoplatoniche, fino a Dante Alighieri.[7]
La via teosofica delle due mani intendeva rifarsi inoltre alla filosofia indiana, in particolare a quelli che nel tantrismo sono chiamati Vama Marga e Dakshina Marga, ossia gli approcci rispettivamente alla mistica e alla sadhana, apparentemente differenti per metodologia e morale, la cui meta ultima tuttavia è la stessa: la Moksha, ossia la liberazione dalla sofferenza.[8][9][10]
Tale rilettura occidentale, dove il concetto di "sinistra" (vama, dal sanscrito) è stato inteso come «il Male»,[4] è stato poi ripreso da altri autori quali l'esoterista Aleister Crowley, Dion Fortune, Arthur Edward Waite e il contemporaneo Kenneth Grant, che ne hanno rielaborato il significato in maniera più o meno simile al concetto originale indiano, trasformandolo così in un termine che, alla lunga, ha preso una sua indipendenza totalmente svincolata dal tantra e varia a seconda di chi ne parla.
Nella rilettura magica teosofica, la via della mano destra (o via longa, anche nota con l'acronimo VMD, o RHP dall'inglese Right Hand Path, contrapposta a quella della mano sinistra) è ritenuta la forma più sicura ed elevata di magia con cui innalzarsi al divino, sebbene sia più lunga e richieda tempo e costanza per essere percorsa.[11] Essa comprende le pratiche e i rituali comuni ai maggiori gruppi religiosi, seguendo linee definite di codice morale ed etico. Alcuni esempi di metodi della mano destra sono i seguenti:[11]
La natura superiore della via della mano destra è significativamente evidenziata da Gesù Cristo nella sua ammonizione: «Quando fai l'elemosina, non sappia la tua mano sinistra ciò che fa la tua destra».[12] Sulla base degli insegnamenti cristiani, le posizioni della destra rappresentano la via sicura e collaudata del «Bene», essendo la destra la via «retta» e «giusta» per antonomasia,[13] e anche in politica esse saranno identificate, sin dai tempi della rivoluzione francese, con quelle del mantenimento dell'ordine e della buona tradizione.[14]
In alchimia la via della mano destra corrisponde alle qualità della cosiddetta «via umida», basata sull'acqua,[15] sebbene questa sia maggiormente di natura lunare.[16]
Nella rilettura teosofica la via della mano sinistra (o via brevis, anche conosciuta con l'acronimo VMS, o all'inglese LHP da Left Hand Path, contrapposta a quella della mano destra) costituiva il percorso cosiddetto «delle acque corrosive»,[17] cioè un insieme di pratiche, anche di natura violenta, per indurre una rapida evoluzione della coscienza.
Pur trattandosi di un sentiero molto più breve e veloce rispetto a quello di destra, espone chi lo segue a svariati pericoli, anche letali, per la sua salute fisica e mentale, o per il rischio di venire sopraffatti da forze troppo grandi da gestire.[11] Comprende infatti metodi capaci di suscitare stati repentini di autocoscienza che, senza una lunga e adeguata preparazione, l'organismo non è in grado di sostenere.[18]
Per questo la via della mano sinistra è stata generalmente associata al satanismo e alla magia nera, sebbene tale identificazione sia solo parzialmente giustificabile, poiché il sentiero di sinistra si rivela molto utile se praticato sotto la guida di maestri e sciamani evoluti.[11]
Alcuni esempi di percorsi della mano sinistra sono i seguenti:[11]
I seguaci della via della mano sinistra in Occidente usano solitamente il simbolo del capro o Bafometto, attribuendogli però significati differenti da quello tradizionale alchemico e dalle simbologie che Eliphas Lévi attribuiva al suo becco.[20]
Secondo la dottrina tantrica ripresa da Julius Evola, la via della mano sinistra sarebbe l'unica percorribile dall'uomo contemporaneo nell'epoca di decadenza attuale detta del kali yuga.[21] In alchimia essa corrisponde alle qualità della cosiddetta «via secca», basata sul regime del fuoco,[15] sebbene questa sia più di natura solare.[16]
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