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Venere e Adone (Tiziano Oxford)
dipinto di Tiziano Vecellio Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Venere e Adone è un dipinto a olio su tela realizzato nel 1560 circa dal pittore italiano Tiziano Vecellio.
Storia e descrizione
Riepilogo
Prospettiva
Appartiene ad una collezione privata ed è temporaneamente conservato presso Ashmolean Museum di Oxford.
Il mito di Venere e Adone, raccontato da Ovidio[1], viene rappresentato da Tiziano in questo quadro che ha avuto ben sette versioni. In effetti la visione del mito di Tiziano è molto personale: è Adone che lascia Venere per partire per la caccia dove troverà la morte ad opera del cinghiale. Non conviene, infatti, agli uomini, invischiarsi in storie con gli dei[2]: solo sciagura e morte ne potranno ricavare.
La caccia, metafora della vita, è «ciò che si deve fare»[3], anche se l'amata si torce nel desiderio di fermare l'uomo: mentre Amore dorme, egli andrà incontro al proprio destino. Dopo Danae[4], la seconda «poesia» per Filippo II prosegue la meditazione di Tiziano sul mito e sul destino umano[2].
Scomparsa per quasi due secoli, questa tela è recentemente ricomparsa e taluni critici[5] hanno ipotizzato addirittura che questa sarebbe la prima versione inviata a Filippo. Secondo questa ipotesi – che ha suscitato però molte obiezioni – il dipinto sarebbe tornato a Venezia tra il 1555 e il 1559 perché rovinato nella piegatura centrale durante il trasporto e sostituito dalla tela[6] che si trova attualmente a Madrid.
Sicuramente il dipinto si situa nel gruppo «Prado», cioè vicina alla versione del Prado piuttosto che alla versione di tipo «Farnese».
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Altre versioni
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Note
Bibliografia
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