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divinità femminile appartenente al mondo degli Inferi che teneva in mano il rotolo del destino nella mitologia etrusca Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Nella mitologia etrusca, Vanth è la divinità femminile appartenente al mondo degli Inferi che teneva in mano il rotolo del destino.[1] La sua iconografia la vuole alata, vestita di un corto chitone dalle bretelle incrociate all'altezza del petto, che lasciano scoperto il seno; in alcune rappresentazioni la sua capigliatura è composta da un nido di serpenti tenuti insieme da un diadema. Nella Tomba François, nella necropoli di Vulci, Vanth è rappresentata con le ali multicolori mentre accompagna nell'oltretomba gli eroi Patroclo ed Achille. Essa è onnisciente, e messaggera di morte per gli uomini. Assiste i malati in fin di vita e invoca i demoni buoni. Ha quasi sempre volto benevolo e aspetto gentile.[2] In epoca tarda venne gradualmente a rappresentare la giustizia. Nell'arte viene rappresentata con serpenti, torce e chiavi, e spesso si accompagna al dio Charun (secondo alcuni studiosi sarebbe sua moglie). Trova corrispondenza con la dea del fato Moira della mitologia greca.
L'origine del suo nome è sconosciuta, e si trova citato in circa nove iscrizioni provenienti da diversi siti archeologici (Tarquinia, Orvieto, Chiusi e Vulci) ma la sua terminazione -nth, che si trova in molti nomi di esseri mitologici, significa probabilmente colei che, indicando quindi il suo ruolo di agente.
Secondo Jeff Rovin (vedi bibliografia), Vanth incoraggia la violenza ed è attratta dalle tombe aperte.
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