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Con unità cinofila si intende il binomio formato da un cane e dal suo conduttore. Solitamente viene impiegato per indicare unità appartenenti a forze di polizia o forze armate ed enti che si occupano di ricerca e soccorso.
Dalla fine del XIX secolo, si è assistito ad un uso sempre più diffuso dei cani nel supporto ai servizi pubblici, in particolare in attività di sicurezza, difesa e soccorso[1]. Nel 1898, infatti, il commissario Van Welmael aveva costituito a Gand la prima unità cinofila di polizia del mondo[2].
In Italia, precursore dell'impiego di cani in servizio pubblico è stato il Regio Esercito, con esperimenti in tal senso avviati a partire dal 1893, con finalità di integrazione ai servizi di guardia di installazioni sensibili. Quando l'utilizzo dei cani poliziotto prese piede negli altri Stati europei, in Italia alcune riviste come Il Cane e Rivista Penale lodarono molto questa pratica[3]. Nonostante gli auspici delle riviste, la Polizia di Stato istituì i propri reparti cinofili solo nel 1925, dopo l’acquisto di numerosi cani da poliziotto di razza pastore tedesco dalla Germania.
L'apice dell'impiego ha coinciso con la prima guerra mondiale, nelle truppe tedesche, francesi e belghe. La Germania usò i cani con funzioni di soma e traino per garantire il rifornimento delle postazioni più impervie, di porta ordini e di assistenza sanitaria. Nella seconda guerra mondiale gli Stati Uniti addestrarono circa 20.000 cani e ne mandarono duemila al fronte[4].
Le razze canine generalmente più diffuse a seconda dell'utilizzo sono:
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