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romanzo scritto da P. G. Wodehouse Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Un mattino di gioia (Joy in the Morning) è un romanzo umoristico del 1946 dello scrittore inglese Pelham Grenville Wodehouse.
Un mattino di gioia | |
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Titolo originale | Joy in the Morning |
Altri titoli | La gioia è col mattino; Jeeves in the Morning |
Autore | P. G. Wodehouse |
1ª ed. originale | 1946 |
1ª ed. italiana | 1948 |
Genere | romanzo |
Sottogenere | umoristico |
Lingua originale | inglese |
Ambientazione | Steeple Bumpleigh (Hampshire) |
Serie | Jeeves |
Preceduto da | Il codice dei Wooster |
Seguito da | La stagione degli amori |
Il titolo originale (Joy in the Morning) proviene dal versetto 30,5 dei Salmi nella Bibbia di re Giacomo, la traduzione in lingua inglese della Bibbia («weeping may endure for a night, but joy cometh in the morning»[1]: «il pianto può durare una notte, ma la gioia viene al mattino»[2]). La citazione biblica è fatta da Jeeves poco dopo l'inizio del romanzo[3].
Wodehouse ha iniziato a scrivere Un mattino di gioia a Le Touquet, in Francia, prima dell'internamento da parte dell'autorità tedesca occupante nel 1940. Ha continuato a scrivere il romanzo in Germania, dopo che sua moglie Ethel raggiunse il marito a Berlino portando con sé il manoscritto incompiuto[4]. Il manoscritto fu quindi completato a Degenershausen, un piccolo villaggio dell'Harz[5].
Un mattino di gioia fu pubblicato per la prima volta in volume negli Stati Uniti il 22 agosto 1946 dall'editore Doubleday & Co.. Fu pubblicato nel Regno Unito solo l'anno successivo, il 2 giugno 1947, da Herbert G. Jenkins[6]. In Italia il volume fu pubblicato dapprima dall'editore Federico Elmo col titolo La gioia è col mattino[7], poco tempo dopo la prima edizione britannica; altre edizioni furono preparate alcuni decenni dopo, col titolo Un mattino di gioia, dalle case editrici Mursia[8] e Polillo[9].
Il romanzo si apre con un breve flashforward: Bertie Wooster e il suo erudito valletto Jeeves ritornano a Londra dopo un sgradevole soggiorno a Bumpleigh Hall. Bertie, l'io narrante, osserva che c'è un'espressione, qualcosa sulla gioia dopo un periodo minaccioso come quello trascorso, e Jeeves completa la citazione biblica dal Salmo 30,5[10].[2]. Bertie quindi procede a narrare gli eventi accaduti in precedenza.
Jeeves vorrebbe andare in vacanza nel villaggio di Steeple Bumpleigh per dedicarsi alla pésca; Bertie si oppone perché in quel villaggio risiede abitualmente la famiglia della sua temibile zia Agatha (il marito, l'irascibile Lord Worplesdon, e i figliastri, l'intellettuale marxista Florence e l'adolescente boy scout Edwin). In una libreria, dove intende acquistare una nuova edizione delle opere di Spinoza da regalare a Jeeves, Bertie incontra Florence, la quale fraintende e pensa che Bertie stia acquistando le opere di Spinoza per migliorare la propria cultura. Poco dopo Bertie incontra D'Arcy Cheesewright detto "Stilton", un suo ex compagno di università, e scopre che è il nuovo fidanzato di Florence. Nel frattempo Lord Worplesdon chiede consiglio a Jeeves su come organizzare un incontro riservato con Chichester Clam, un uomo d'affari americano; Jeeves suggerisce di utilizzare una casa di campagna (chiamata "Wee Nooke") che i Worplesdon possiedono a Steeple Bumpleigh, dove per copertura potrebbero alloggiare anche Bertie e Jeeves. Bertie è furioso con Jeeves, ma si calma quando scopre che zia Agatha non sarà presente a Steeple Bumpleigh. Poco dopo, infatti, zia Agatha telefona a Bertie per informarlo della sua assenza da Steeple Bumpleigh e per ordinargli di ritirare in un'oreficeria una spilla che dovrà essere consegnata l'indomani come regalo di compleanno da parte sua a Florence, la sua figliastra.
Il soggiorno di Bertie a Steeple Bumpleigh non sarà tranquillo: Stilton è geloso di Bertie, lo minaccia di violenze fisiche; contemporaneamente Florence manifesta un pericoloso ritorno di fiamma per Bertie col rischio, per Bertie, di contrarre un indesiderato matrimonio. A Steeple Bumpleigh, inoltre, vi è una coppia di innamorati che Bertie intende aiutare: l'ingenua Zenobia, detta "Nobby", e l'eccentrico scrittore George Webster Fittleworth detto "Boko", il quale non è considerato un buon partito da Lord Worplesdon, il severo tutore di Nobby. Infine c'è Edwin, fratello adolescente di Florence, un boy scout che combina i guai più spaventosi quando vuol compiere la sua buona azione giornaliera. Col passar del tempo, la situazione diventa sempre più intricata, complessa e pericolosa per Bertie. Ma naturalmente Jeeves riuscirà a risolvere tutto per il meglio: Lorence e Stilton si riconciliano, Lord Worplesdon darà il consenso alle nozze fra Nobby e Boko. Senza alcun motivo per restare a Steeple Bumpleigh, Bertie e Jeeves ritornano precipitosamente a Londra in automobile. Bertie cerca di ricordare un'espressione che gli sembrava riassumesse gli eventi recenti, ma non riesce a ricordarla («C'entra con la gioia»[11]); poi si accorge di aver già raccontato tutto ciò all'inizio del romanzo.
Fin dal suo apparire il romanzo ha ricevuto recensioni molto positive[15]. Per alcuni studiosi di Wodehouse, per es. per Richard Usborne, Un mattino di gioia è il miglior romanzo di Wodehouse[16]. Per il linguista Robert Anderson Hall, la maggior fonte di ilarità e segno distintivo dello stile di Woodehouse è il linguaggio: l'incoerenza fra lo status dei personaggi e il loro registro linguistico; l'arte della similitudine (paragoni, ipotesi, metafore) che, invece di creare un rapporto di somiglianza fra i termini, come vuole la figura semantica, esprime analogie e contrapposizioni spesso insensate fra elementi eterogenei[17].
Colpisce, in questo romanzo, la futilità della trama e la leggerezza dello stile di Wodehouse rispetto alle drammatiche situazioni storiche in cui fu composto (deportazione di Wodehouse, campo di concentramento e poi detenzione in Germania, accuse rivolte all'autore di collaborazionismo, se non di tradimento)[18]. Il romanzo sembra ambientato nei primi anni del XX secolo. In una lettera del 7 marzo 1946 indirizzata al suo amico William "Bill" Townend, Wodehouse scrive che «i miei materiali sono obsoleti dal 1914, ma nessuno sembrava preoccuparsene»[19]. Riprende questi stessi concetti in una lettera del 10 aprile 1946 allo scrittore Compton Mackenzie nella quale ribadisce che i suoi romanzi, ambientati in sontuose case di campagna con servitù e maggiordomi, sono obsoleti e da intendersi ormai come romanzi storici[20]. Gli stessi concetti peraltro sono espressi anche nella "Prefazione" a Un mattino di gioia: «Il mondo che descrivo da sempre è sempre stato un microcosmo. (...) Adesso non è nemmeno più un microcosmo, è inesistente; s'è dissolto al vento ed è scomparso come Ninive e Tiro (...) i miei sono romanzi storici»[21]. Commenta lo storiografo Lucio Villari: «Materiali apparentemente ripetitivi, ma in realtà "storici" proprio perché attraverso l'apparente inattualità di maggiordomi, ghette, garbate signorine da sposare e buone maniere di gentiluomini, (...) esce fuori, in speculare trasparenza storica, il Novecento»[22]. Sempre per Lucio Villari, questo romanzo «sembra una commedia travestita, dove il dialogo prende decisamente il sopravvento sulla descrizione. (...) Non vi sono rumori perché non vi sono oggetti meccanici o tecnologici che possono provocarli (...) È quindi un silenzio politico e polemico nei confronti del mondo contemporaneo»[23].
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