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partigiano italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Ugo Forno (Roma, 27 aprile 1932 – Roma, 5 giugno 1944) è stato un partigiano e studente italiano, ultima vittima della Resistenza romana (insieme al compagno Francesco Guidi) e decorato con la medaglia d'oro al merito civile.
Ugo Forno era uno studente romano. Abitava con i genitori in via Nemorense e frequentava la seconda media al Luigi Settembrini di via Sebenico[1].
La mattina del 5 giugno 1944, uscito di casa alle 6:30, incontrò gli alleati, da poco entrati a Roma, in Piazza Verbano, alle 7:30 Angiolo Bandinelli lo vide vicino al Parco Nemorense che gridava: «C'è una battaglia lassù oltre piazza Vescovio! Ci sono i tedeschi, resistono ancora». Seppe da alcune persone, riunite in piazza Vescovio, che un reparto di guastatori tedeschi stava cercando di far saltare il ponte ferroviario sull'Aniene.
Procuratosi un fucile e una bandoliera con diverse cartucce, alle ore 9, Forno entrò in una casa colonica di vicolo del Pino[2] per incontrarsi con cinque giovani, anche loro armati con fucili e pistole. Forno convinse i cinque giovani contadini Antonio e Francesco Guidi, Luciano Curzi, Vittorio Seboni e Sandro Fornari, a impedire a ogni costo l'azione delle retroguardie tedesche[1].
Attraversata la campagna e giunti all'altezza dell'Aniene, i sei partigiani videro una decina di guastatori tedeschi[3], intenti a piazzare grossi pacchi di esplosivo sotto le arcate del ponte che sorregge i binari della ferrovia Roma-Firenze, di fianco a Ponte Salario[1].
I sei ragazzi aprirono il fuoco sul commando germanico, costringendoli a gettarsi al riparo. Dopo un breve combattimento i soldati tedeschi decisero di abbandonare l'azione e ritirarsi. Per coprirsi le spalle spararono tre colpi con un mortaio. Il primo prese in pieno Francesco Guidi, facendolo stramazzare. Il secondo proiettile squarciò una coscia a Curzi e staccò un braccio a Fornari; il terzo e le schegge centrarono Ugo Forno al petto e alla testa, uccidendolo di schianto, a mezzogiorno e qualche minuto[1]. Il loro sacrificio permise la salvezza del ponte ferroviario sull'Aniene, che rimase intatto.
Dopo poco giunse un gruppo di gappisti, che avvolse il corpo di Ugo Forno in una bandiera e lo trasportò, insieme ai tre feriti, alla clinica di via Monte delle Gioie. Francesco Guidi, 21 anni, non riuscì a sopravvivere all'estremo tentativo chirurgico di salvargli la vita[1].
Il 5 giugno 2010 il ponte ferroviario sull'Aniene fu dedicato a Ugo Forno da RFI-Rete Ferroviaria Italiana.[4]
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