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raccolta di novelle di Franco Sacchetti Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il Trecentonovelle è una raccolta di novelle dello scrittore italiano Franco Sacchetti.
Il Trecentonovelle | |
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Ritratto di Sacchetti | |
Autore | Franco Sacchetti |
1ª ed. originale | XIV secolo |
Genere | raccolta di novelle |
Sottogenere | comico-drammatico-avventura |
Lingua originale | italiano |
L'opera (che viene conservata nel manoscritto del Codice Magliabechiano VI, 112 nella Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze e nel Codice Laurenziano XLII, 12), piuttosto danneggiata, fu data alle stampe da Antonio Maria Biscioni a cura di Giovanni Gaetano Bottari nel 1724.
La raccolta, che con tutta probabilità fu ideata da Sacchetti durante il suo incarico di priore nel 1385 a Bibbiena e redatta agli inizi del 1392 durante il podestariato di San Miniato per essere sviluppata in differenti fasi tra il 1393 e la sua morte, comprende, così come è stata conservata, duecentoventidue novelle incluse quelle incomplete.
La raccolta si apre con un Proemio, nel quale l'autore dichiara di volere, secondo il modello del Boccaccio, raccogliere tutte le novelle dalle antiche alle moderne oltre ad alcune in cui egli stesso fu protagonista.
Si nota pertanto nell'opera la tendenza all'autobiografia e uno spiccato senso moralistico, che viene spiegato dall'autore stesso quando afferma che vuole prendere ad esempio Dante "che quando avea a trattare di virtù e lode altrui, parlava egli, e quando avea a dire e' vizi e biasimare altrui, lo facea dire agli spiriti".
Le novelle, quasi tutte di ambientazione fiorentina, trattano del potere del signore o del comune di Firenze, del tema della burla e raccontano le avventure di giullari di professione o di burlatori d'occasione. Alcune sono dedicate ad illustri personaggi dell'epoca, come Bernabò Visconti, Guglielmo di Castelbarco, Mastino II della Scala, Ludovico Gonzaga e un intero ciclo al giullare Dolcibene de' Tori.
Quasi tutte le novelle riportano in conclusione la cosiddetta moralisatio, dove l'autore rimprovera l'avarizia e l'ipocrisia, condanna il clero e i magistrati corrotti e le donne piene di vanità per mettere in risalto l'onestà, l'intelligenza e l'umorismo.
Il testo, che è costruito sul tipo dell'exemplum, si rifà al Decamerone ma anche dalla tradizione orale del popolo ed è scritto in una lingua che risente di dialettismi, parole del gergo, modi della lingua parlata e con notevoli libertà di carattere sintattico.
La raccolta del Sacchetti costituisce una buona fonte storica anche per ciò che concerne le scienze sociali: difatti l'autore, attraverso uno spaccato della società bassomedievale, ci fornisce una serie di elementi che è impossibile scindere per analizzare gli usi e i costumi dell'epoca. Gli aspetti fisiologici, economici, sociali, religiosi e psicologici sono correlati fra loro e tutti forieri di un'interpretazione che va oltre la "storiella burlesca" e che cela profondi significati culturali e simbolici. I personaggi descritti dal Sacchetti, intenti quasi sempre a svolgere le loro attività produttive, con i loro gesti e le loro abitudini, costituiscono un paradigma degno di nota per approfondire anche la storia dell'alimentazione.
Il Trecentonovelle ci restituisce così l'immagine di una società dove l'attività economica predominante è ancora l'agricoltura e dove la maggior parte degli abitanti sono contadini o artigiani.
Nel 2014 è stata pubblicata una edizione critica a cura di Michelangelo Zaccarello, col titolo Le trecento novelle, basata su un codice riconosciuto da lui nella biblioteca del Wadham College di Oxford.[1]
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