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edificio nel comune italiano di Melfi (PZ) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Torre della Cisterna è un sito fortificato localizzato sull'omonimo altopiano collinare dall'altitudine massima di 668 metri s.l.m., situato nel territorio comunale di Melfi, in provincia di Potenza in Basilicata, nei pressi del confine con Campania e Puglia. L'area fa parte del bacino del fiume Ofanto ed è ricca di resti archeologici riferibili a diverse epoche.
Torre della Cisterna | |
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Ubicazione | |
Stato attuale | Italia |
Città | Melfi |
Informazioni generali | |
Tipo | castello |
voci di architetture militari presenti su Wikipedia | |
Nel territorio sono stati individuati vari reperti archeologici corrispondenti a fattorie e necropoli risalenti al periodo compreso tra il I secolo ed il VI secolo[1]; numerosi ritrovamenti testimoniano l'importanza e la ricchezza dell'area in particolare durante il periodo imperiale dell'età romana[2]. Tra il 1010 ed il 1020, durante la campagna militare del Catapano Basilio Boioannes, l'area è interessata dalle importanti azioni difensive bizantine. I bizantini infatti fortificarono il confine con il Ducato di Benevento attraverso una doppia linea di difesa, costituita da città fortificate nuove, come appunto Torre della Cisterna, o già esistenti[3]. L'insediamento abitato di Cisterna è sicuramente attestato nel 1025, quando era sede episcopale e civitas, protetta da mura. La sede vescovile esiste fino al 1089, anno in cui nella zona sono menzionate altre due sedi vescovili, di origine normanna: Rapolla e Melfi[3]. In realtà già nel 1074 l'area era stata saccheggiata e distrutta dai Normanni di Roberto il Guiscardo: il vescovo Farnolfo aveva addirittura abbandonato la sede vescovile dedicandosi alla vita eremitica[2]. Torre della Cisterna, rifortificata[4] nella seconda metà del XII secolo è feudo di Riccardo di Balvano, di antica famiglia normanna[5] ma è poco popolata: i monaci abbandonano le poche celle edificate da Guglielmo da Vercelli vicino alla chiesa perché il luogo non era né salubre né sicuro[6]. Cisterna non doveva essere molto popolata quando fu redatto lo Statutum de Reparatione Castrorum (tra il 1230 ed il 1240): è infatti la vicina Rapolla a dover provvedere alla manutenzione delle sue strutture difensive[7]. Il centro abitato scompare presumibilmente dopo la morte di Federico II di Svevia durante le lotte tra le diverse fazioni nella seconda metà del XIII secolo[8]. Alla fine dello stesso secolo il territorio di Cisterna viene assegnato dal sovrano ai conti De Vaudemont e poi devoluto alla Curia regia. Carlo I d'Angiò li autorizza a ripopolare l'insediamento ormai deserto[9]. Tuttavia non risultano tassazioni nemmeno dopo il 1280: questo significa che era scarsamente abitato oppure c'era una esenzione dalle tasse. Risulta abitato alla fine del XV secolo[8]; è disabitato nel XVII secolo[10], quando garantiva un notevole reddito grazie alla presenza di folti boschi[11]. Le mappe del XVIII secolo riportano ruderi come il Mulino di Cisterna, del Principe di Melfi Doria che testimonia la presenza di insediamenti stabili[12].
Attualmente l'area è completamente ricoperta di vegetazione e difficilmente accessibile, sono tuttavia evidenti alcune tracce archeologiche (muri, reperti, strade) che validano un recente studio dell'Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali (IBAM) del Consiglio Nazionale delle Ricerche, sede di Potenza (Italia), che, grazie alla tecnologia LIDAR, acquisisce nuovi dati e ipotizza la struttura del sito e la presenza di una struttura fortificata importante. Secondo questo studio il castello risulta essere composto da una torre quadrata circondata da una recinzione, pure quadrata[13], una tipologia dell'architettura fortificata diffusa nell'Italia meridionale tra il XII secolo e il XIII secolo detta Pyramidenturm, molto simile a quella di altri castelli coevi, come ad esempio il castello di Monte Serico in Basilicata[14], vicino a Cisterna, fondato in epoca normanna (XII secolo) e successivamente (XIII secolo) ampliato e restaurato dall'imperatore Federico II di Svevia.
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