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Il tombeau (pl. tombeaux, termine francese traducibile con sepolcro[1]) è una composizione strumentale che, specie in periodo barocco, i musicisti usavano dedicare ai loro maestri defunti. In qualche caso può trattarsi invece di un brano vocale[2].
I tombeaux, che talvolta sono anche in memoria di un poeta scomparso, possono essere fatti risalire alle lamentazioni, ai planh, alle deplorazioni e agli epitaffi vocali del Tardo Medioevo o dei secoli successivi[2].
Tale tipologia di composizione fiorì in Francia in epoca barocca, in genere nella forma di allemanda, di pavana (entrambe del periodo pre-barocco) oppure più raramente di giga. Per la sua natura, il tombeau era caratterizzato da alcuni modelli melodici onomatopeici: fra questi, l'uso ripetuto della stessa nota, a richiamare la Morte che bussa alla porta, o di scale cromatiche ascendenti e discendenti, che intendono rappresentare i tormenti e l'ascesa dell'anima del defunto[3].
Diversi furono gli strumenti musicali impiegati per la creazione e l'esecuzione di tali brani: liuto (Charles Mouton e Jacques Gallot), clavicembalo (Louis Couperin, Jean-Henri d'Anglebert e Johann Jakob Froberger che con la sua Lamentation faite sur la mort très douloureuse de Sa Majesté Impériale, Ferdinand le troisième, An. 1657 fu il primo a scrivere lavori di questa natura[3]), viola (Marin Marais), chitarra (Robert de Visée). Più tardi, a questa tradizione si richiamano tombeaux per pianoforte in memoria di Debussy composti da diversi musicisti fra i quali Paul Dukas, Albert Roussel, Eugene Aynsley Goossens, Béla Bartók, Igor' Fëdorovič Stravinskij, Maurice Ravel, Erik Satie; e i Tombeaux de Chateaubriand per orchestra scritti da Louis Aubert[2].
Possono essere comprese nel genere anche quelle composizioni la cui elaborazione melodica si fonda sulle lettere che formano il nome di un personaggio e sulla loro trasposizione in note secondo la notazione in uso nei paesi di lingua tedesca (ad esempio BACH, che corrisponde alle note si♭, la, do, si♮)[2].
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