Durante la Restaurazione si dedicò principalmente a ritratti in marmo e terracotta in cui eccelleva, come riportano le testimonianze dei suoi contemporanei di inizio Ottocento, ad esempio quella della scrittrice Charlotte Anne Eaton, che la indicò come l'unica che valesse la pena citare tra gli allievi di Canova, Thorvaldsen o Schadow.[1][4]
Nel 1815-1816 circa, per il Pantheon di Roma Benincampi realizzò il busto di Aldo Manuzio, considerato la sua opera migliore.[5] Un altro suo busto, quello di Federico Cesi, fu in origine realizzato per la sala dei Lincei e in seguito collocato nel Pantheon.[6]
Oltre a essere una scultrice professionista, Benincampi fu anche una poetessa riconosciuta e membro dell'Accademia dell'Arcadia.[1]
«Figura dell'intellighentia romana», era amica di Maria Cuccovilla Pizzelli, che teneva un salotto culturale. Benincampi fu chiamata insieme ad altri a leggere versi in prosa per l'omaggio postumo alla salottiera, nel settembre del 1806. I versi furono in seguito pubblicati con il titolo di Accademia poetica in sette lingue per la morte di M. Pizzelli nata C. fra i poeti Lida insigne letterata romana nel 1809.[1][7]
Teresa Benincampi morì a Roma il 22 febbraio 1830.[1][3]
Un suo ritratto a disegno realizzato da Rudolph Friedrich Carl Suhrlandt (1781-1862) è conservato presso il Kupferstichkabinett.[8]
Secondo alcuni autori, Teresa Benincampi fu relegata al pari della collega Marie-Anne Collot alla scultura di ritratti perché donna, in quanto essa era considerata una forma di scultura minore. L'esempio e la fama di Benincampi probabilmente avvantaggiarono le scultrici presenti a Roma a metà Ottocento dopo di lei, quali Anne Whitney e Harriet Hosmer. Cfr. Christopher M. S. Johns 1997,pp. 243-244
Probabilmente fu Canova, impegnato a inizio Ottocento in una serie di busti di uomini illustri per il Pantheon, a suggerire il nome di Benincampi al committente Filippo De Romanis per il busto di Manuzio, in seguito spostato alla per decreto papale alla Protomoteca capitolina. Cfr. Christopher M. S. Johns 1997,pp. 243-244
Teresa Benincampi, su Catalogo generale dei Beni Culturali. URL consultato il 4 novembre 2022.
Giovanna Capitelli, Ilaria Fiumi Sermattei e Roberto Regoli (a cura di), Dinamiche e politiche culturali nell’età di Leone XII (PDF), in Quaderni del Consiglio Regionale delle Marche, n.361, Ancona, Consiglio Regionale Assemblea legislativa delle Marche, (XXVI) dicembre 2021, pp.95-98, ISBN9788832801545.
Alfonso Panzetta, Nuovo dizionario degli scultori italiani dell'Ottocento e del primo Novecento, vol.1, Torino, Ad Arte, 2003, p.83, ISBN88-89082-00-3.
(EN) Christopher M. S. Johns, Benicampi, Teresa, in Delia Gaze, Maja Mihajlovic e Leanda Shrimpton (a cura di), Dictionary of Women Artists, Taylor & Francis, 1997, pp.243-244, ISBN9781884964213.
Maria Sofia Lilli, Aspetti dell'arte neoclassica. Sculture nelle chiese romane 1780-1845, Roma, Istituto Nazionale di Studi Romani, 1991.
Bjarne Jørnæs, Elena di Majo e Stefano Susinno (a cura di), Berthel Thorwaldsen. 1770-1844 scultore danese a Roma, Leonardo Arte, 1989, ISBN8878132551.
Antonietta Maria Bessone-Aurelj, Dizionario degli scultori ed architetti italiani, Roma, Società Anonima Editrice Dante Alighieri, 1947.
Alberto Riccoboni, Roma nell'arte. La scultura dell'Evo Moderno dal Quattrocento ad ogg, Roma, Casa Editrice Mediterranea, 1942.