Tema e rema
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In linguistica pragmatica, la coppia di termini "tema" e "rema" (rispettivamente dal greco antico θῆμα?, thêma, "ciò che viene posto" e ῥῆμα, rhêma, "parola") serve a distinguere, nel contesto di un enunciato, ciò di cui si parla (tema) da quanto su di esso viene detto (rema).[1][2] In altre parole, il tema è la parte del messaggio che salda l'enunciato al contesto extralinguistico, al cotesto linguistico o all'universo di nozioni comune agli interlocutori, mentre il rema è l'effettivo contenuto dell'asserzione.[3] Sulla base di questa distinzione, si identifica e analizza quella che si suole definire "struttura tematica" dell'enunciato[4].
Sinonimi assai diffusi di "tema" e "rema" sono rispettivamente i termini di lingua inglese topic (ingl. «argomento») e comment («commento»)[1]. Il rema è anche detto focus[5].
Tema e rema sono nozioni di carattere generale, comuni a tutte le lingue.
Tradizionalmente, la categoria "soggetto" viene intesa in tre sensi diversi[6]:
Gli esempi che seguono[7] mostrano come questi diversi significati di soggetto possono rapportarsi nel contesto di un enunciato:
Silvia è insieme soggetto grammaticale, logico e psicologico.
Silvia è soggetto grammaticale e logico, ma il soggetto psicologico è la matematica.
In questa ultima frase, questo regalo è il soggetto psicologico, io è il soggetto grammaticale, mentre Luigi, autore del regalo, è il soggetto logico.
Il tema corrisponde all'idea sottesa al termine "soggetto psicologico": nella progettazione dell'enunciato, chi lo emette colloca un punto di partenza, cui corrisponde una "preminenza enunciativa". Nell'ultima frase, questo regalo viene segnalato come "argomento" dell'enunciato, e il rema è, come detto, ciò che si dice intorno all'argomento così segnalato.[1]
La seconda frase può quindi essere analizzata secondo la propria struttura tematica:
Si noterà che, in termini di struttura tematica, l'analisi supera i confini di sintagma: il rema dell'enunciato, infatti, contiene in questo caso un sintagma nominale ("Silvia") e un sintagma verbale ("la studia")[4].
Per "tematizzazione" (o "topicalizzazione") si intende la messa in rilievo del tema, mentre la "rematizzazione" (o "focalizzazione") è la messa in rilievo del rema (anche detto "focus", come si è visto sopra)[5].
Le lingue adottano diversi sistemi per mettere in rilievo un elemento dell'enunciato. Oltre alle risorse di tipo soprasegmentale (intonazione, pause ecc.), ne esistono di tipo sintattico (posizione dell'elemento nell'enunciato) e morfologico (uso di morfi dedicati).[8]
Le rematizzazioni sono ottenute soprattutto attraverso dislocazioni e frasi scisse.
Se la tipologia sintattica di una lingua è SOV o SVO, e quindi il soggetto è al primo posto, una frase non marcata vedrà il tema al primo posto (anche se spesso il tema è accompagnato da una speciale intonazione[9]). Attraverso una messa in rilievo, è possibile eventualmente dislocare un elemento in posizione marcata. Queste strategie di ordine sintattico sono spesso accompagnate dall'adozione, nel parlato, di speciali pause[10].
Una tipica risorsa sintattica per la tematizzazione è la dislocazione[11] (in lingua italiana, un esempio tipico di tematizzazione è la dislocazione a sinistra[5]). Rispetto alla frase non marcata:
viene dislocato a sinistra l'elemento che si intende tematizzare, con ripresa anaforica:
La dislocazione può anche avvenire a destra:
In questo caso, la dislocazione a destra di carne opera una rematizzazione (cioè una messa in rilievo del rema), mentre il pronome ne ha funzione cataforica per il tema. La virgola è un accorgimento grafico che riproduce approssimativamente una pausa ed evidenzia un confine tra costituenti.[10][12]
Ecco un altro esempio in cui ruolo sintattico e ruolo pragmatico del soggetto non confliggono[5]:
Qui Paolo è, dunque, tema, mentre l'oggetto diretto (il martello) è rema. Si veda ora:
In questo caso, è l'oggetto diretto (il martello) a essere tema. La tematizzazione è avvenuta attraverso una dislocazione a sinistra: si è cioè collocato il martello in posizione preverbale, per poi effettuare una ripresa anaforica (lo → l'). Inoltre, dal punto di vista prosodico, viene frapposta una leggera pausa, che tende ad evidenziare ancora meglio il martello.[5]
La lingua francese è particolarmente ricca di risorse sintattiche per operare una messa in rilievo. In particolare, qualunque elemento può essere messo in rilievo dislocandolo a sinistra o a destra della posizione che avrebbe in una frase non marcata.[13] La frase non marcata:
può essere rimodulata in tutti i seguenti modi[14]:
Queste sono tutte dislocazioni a sinistra. Dislocando a destra, si ottiene:
La frase scissa è un costrutto che mette in evidenza una parte dell'enunciato, come ad esempio in:
Il procedimento di messa in rilievo causa una scissione in frase reggente e subordinata, e quindi un sintagma discontinuo.
Le frasi scisse possono essere esplicite o implicite.
Per esempio, a partire da un enunciato come: "I bambini non dormono", si ottiene la frase scissa esplicita: "Sono i bambini che non dormono", isolando l'elemento da mettere in evidenza (elemento scisso, in genere il soggetto come per i bambini), combinato al verbo essere. Altri esempi sono:
O anche:
Analogamente, in inglese, è possibile dire:
E, in francese:
L'elemento scisso è ripreso dal pronome che, il quale introduce una proposizione relativa: negli esempi visti sopra, le frasi "che non dormono", "che voglio", "che non vengo". Si forma quindi un costrutto con reggente e subordinata. Il nuovo costrutto, che non rispetta l'ordine privilegiato soggetto-verbo-oggetto, è frutto di uno spostamento simile a quello della dislocazione a sinistra.
Il ruolo di che non è limitato a quello di pronome relativo, ma si può avvicinare a quello di congiunzione: "È con te che sto parlando, non con Lucia", "È che domani vado a Treviso", "Dov'è che vai?". Ancora, ma con ricorso ad una speciale intonazione e ad uno specifico demarcatore (sì):
È inoltre possibile semplificare l'enunciato ricorrendo ai meccanismi della subordinazione implicita con uso della preposizione "a".
Così, a partire dal costrutto "normale", cioè non marcato: "I bambini non dormono", si otterrà, con l'uso dell'infinito, la seguente frase scissa implicita: "Sono i bambini a non dormire".
Dato che la subordinazione implicita con l'infinito comporta un impoverimento della struttura temporale nella subordinata, il verbo essere della reggente dovrà riprendere il tempo verbale della frase non marcata. Ad esempio, da:
si avrà:
Le frasi scisse possono essere utilizzate non solo per mettere in rilievo il rema (rematizzazione), ma anche per enfatizzare il tema (tematizzazione): ad esempio, in inglese (lingua SVO), una frase non marcata è:
In essa, the dog è soggetto e anche tema. Se però si vuole tematizzare the little girl si può - in inglese come in italiano - adottare la diatesi passiva del verbo:
Un modo alternativo per tematizzare l'elemento the little girl è il seguente:
Anche questo tipo di tematizzazione che può riscontrarsi anche in lingua italiana:
La topicalizzazione contrastiva (o "rematizzazione a sinistra") è la messa in rilievo del rema attraverso strumenti prosodici. Si prenda la seguente frase:
In questo caso, la parte in maiuscolo viene pronunciata con un accento detto "contrastivo" (una intonazione marcata). La frase risponderebbe ad una domanda come:
Si tratta di una rematizzazione a sinistra è il suo scopo è quello di focalizzare il rema. Di fronte, invece, alla domanda
la risposta sarebbe:
Anche qui, attraverso una rematizzazione a sinistra si ottiene la focalizzazione del rema.[17]
A differenza delle dislocazioni a sinistra, le rematizzazioni, in italiano, non prevedono la ripresa anaforica. Inoltre, mentre le dislocazioni a sinistra mettono in risalto il tema, nelle rematizzazioni contrastive viene messo in risalto il rema.[18][19] Così, in LUIGI canta, LUIGI è l'elemento rematico (probabilmente in risposta a Canta Mario stasera?), mentre in canta, Luigi, il soggetto ha valore tematico, anche se preceduto dal verbo (e la virgola esprime tanto la pausa quanto l'abbassamento di tono dedicato al soggetto tematico)[18]: l'affermazione potrebbe rispondere alla domanda E questo Luigi [TEMA] cosa suona in questo gruppo [REMA]?.
Per quanto riguarda i morfi dedicati, si veda la lingua somala. In essa, esistono due morfi, waa e baa (cui vanno aggiunti una serie di allomorfi). Waa viene collocato a sinistra del sintagma nominale che tematizza, baa a destra.[20] Così, ad esempio[21], di fronte alla domanda
cioè "Chi è venuto?", si può rispondere:
Il significato letterale della risposta è "Cali←[TEMA] è-venuto", quindi "Chi è venuto è Cali", ossia "Cali è venuto". Se invece la domanda fosse
cioè "Che ha fatto Cali?" (ma letteralmente: "Cali che-cosa ha-fatto?"), verrebbe allora tematizzato l'oggetto della domanda:
cioè "Cali [TEMA]→è-venuto", quindi "Quel che Cali ha fatto è venire", ossia "Cali è venuto".
Si tende per lo più a distinguere tra i concetti di tema e rema, da un lato, e di dato e nuovo, dall'altro.[18][23] Paolo D'Achille sottolinea che mentre tema e rema ineriscono alla "struttura informativa", dato e nuovo "chiamano in causa il contesto verbale o situazionale e quindi fanno riferimento al piano più propriamente pragmatico"[18]. Dal canto suo, Raffaele Simone argomenta che il tema è scelto dall'emittente, che inquadra in tal modo l'argomento della propria frase, mentre dato e nuovo rappresentano una "opposizione incentrata sul ricevente", al quale viene annunciata l'introduzione di elementi di novità sul piano informativo[24].
Due esempi in cui è possibile distinguere tema e rema, da un lato, e dato e nuovo, dall'altro[24]:
La domanda (Hai presente Luigi?) è [DATO], mentre [NUOVO] è rappresentato dalla notizia (Adesso vive in America). Come si vede, i due piani sono distinguibili. Ancora[24]:
In genere, comunque, le due opposizioni finiscono quasi sempre per coincidere (tema con dato e rema con nuovo)[18].
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