TT390
tomba nella necropoli di Tebe (Luxor, Egitto) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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TT390 (Theban Tomb 390) è la sigla che identifica una delle Tombe dei Nobili[N 2][3] ubicate nell'area della cosiddetta Necropoli Tebana, sulla sponda occidentale[N 3] del Nilo dinanzi alla città di Luxor[N 4][4], in Egitto. Destinata a sepolture di nobili e funzionari connessi alle case regnanti, specie del Nuovo Regno, l'area venne sfruttata, come necropoli, fin dall'Antico Regno e, successivamente, sino al periodo Saitico (con la XXVI dinastia) e Tolemaico.
TT390 Tomba di Irtieru | |
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Planimetria schematica della tomba TT390[N 1][1] | |
Civiltà | Antico Egitto |
Utilizzo | tomba |
Epoca | XXVI dinastia |
Localizzazione | |
Stato | Egitto |
Località | Luxor |
Amministrazione | |
Patrimonio | Necropoli di Tebe |
Ente | Ministero delle Antichità |
Visitabile | no |
Mappa di localizzazione | |
Irterau in geroglifici |
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TT390 era la tomba di:
Titolare | Titolo | Necropoli[N 5] | Dinastia/Periodo | Note[N 6] |
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Irtieru[2] | Scriba femmina; Capo guardiano della Divina Adoratrice di Amon Nitokris I[2] | el-Assasif | XXVI dinastia (Psammetico I)[2] | |
Ipwer, Divino Padre di Amon, fu suo padre; Tashaiu fu sua madre. Zeho, a sua volta Divino Padre di Amon, fu suo nonno[5]; si ritiene[6] che Irtieru sia giunta a Tebe nel 656 a.C., contestualmente all'insediamento, quale Divina Adoratrice di Amon, della principessa Nitokris I, figlia del faraone Psammetico I. Dato l'alto incarico ricoperto, di Scriba e Capo dei guardiani della Divina Adoratrice, è ipotizzabile la provenienza di Irtieru da una famiglia di alto rango la cui tomba è stata verosimilmente individuata nell'area Thinita[1]. Nespakashuty, Visir di Psammetico I, fu suo figlio[5] e Nespamedu fu suo marito, a sua volta Visir, la cui tomba, una delle più vaste, si trova nell'area di Abido.
TT390, considerando l'alto rango della sua titolare, è una delle principali tombe del Periodo Tardo nella necropoli di el-Assasif; prima dei lavori sistematici di recupero e restauro, la TT390 era planimetricamente costituita da due sale colonnate che si susseguivano su un unico asse sud-est/nord-ovest[7]. Solo con i lavori iniziati nel 2006 a cura dell"American University in Cairo" nell'ambito del progetto "South Asasif Conservation"[1], si è potuto appurare che le due sale erano precedute da un cortile, a sua volta colonnato, che risultava sepolto sotto metri di detriti[N 7]
Nota fin dall’antichità, la TT390 venne visitata, negli anni '20 dell'800, da John Gardner Wilkinson e Robert Hay che ne rilevarono i disegni parietali, ne tradussero alcuni dei testi e ne constatarono, tuttavia, i già gravi danni e la fragilità della roccia in cui era stata scavata la tomba. Negli anni '40 dello stesso secolo TT390 venne visitata da Karl Richard Lepsius che riprodusse i dipinti di tre cornici di porte delle sale colonnate in un suo testo[8]; dati i danni che si sono verificati fino alle rilevazioni più moderne, tale lavoro si è dimostrato insostituibile sia per visualizzare lo stato delle opere al momento del rilievo, sia in fase di restauro e ricostruzione delle stesse a partire dai molteplici frammenti rinvenuti in loco[N 8] di recuperare molti dei geroglifici che ornavano le porte. Fino agli anni '70 del '900 nessun ulteriore intervento venne eseguito sulla tomba che divenne casa per abitanti del villaggio intanto sorto nell'area della necropoli. Furono conseguenti danni meccanici con demolizioni, asportazioni di decorazioni, accensione di fuochi contro le pareti e stallaggio per gli animali domestici. L'innalzamento della pavimentazione, dovuta anche a depositi di ripetute alluvioni, comportò danni anche nella parte alta delle decorazioni parietali. Nel 2001 iniziarono i primi rilievi dell' "American University in Cairo" in previsione dell'inizio del "South Asasif Conservation Project": i locali della tomba erano stati ulteriormente pesantemente danneggiati con asportazione di rilievi e parti degli stessi pilastri interni che, in taluni casi, erano stati impiegati come componenti di mura di recinzione dell'area abitativa o erano stati venduti ai turisti come souvenir[1]. A far data dal 2006 ha avuto inizio il "South Asasif Conservation Project" che ha consentito di rilevare il cortile anteriore, adibito a stalla delle quattro abitazioni che insistevano sulla tomba[N 9] che, nonostante le decorazioni ancora esistenti e le demolizioni occorse nei millenni, apparve comunque non ultimata. L'impossibilità di operare, causa le abitazioni, ad un lavoro più approfondito, consentì, intanto di liberare la parte emergente dai detriti dalla fuliggine e riparare, per quanto possibile, ai danni materiali occorsi. Solo nel 2007, con il trasferimento della popolazione in altro moderno insediamento, voluta dal governo egiziano, si poté iniziare la procedura di svuotamento delle camere, ancora in corso ad oggi, che consentì di individuare, sotto i detriti, l'esistenza di due nuovo camere funerarie, di cui non era nota l'esistenza, una delle quali con soffitto a volta recante ancora tracce della primitiva decorazione; di tale scoperta, a oggi, non esiste ancora documentazione[1].
I lavori di scavo, liberazione dai detriti, di consolidamento e restauro dei danni causati nel corso dei millenni sono stati affidati, a far data dal 2006, all'American University del Cairo che nella TT390, e nelle vicine sepolture dello stesso periodo (TT223 e TT391) porta avanti il South Asasif Conservation Project[N 10].
Un primo risultato fu il ritrovamento del cortile antistante le due camere già note (da numero 8 a 12 di colore blu); anche questo era originariamente colonnato e godeva, molto verosimilmente, di una copertura laterale, ma tutti i pilastri erano crollati, o erano stati rimossi, anche per rendere l'area più fruibile per gli animali che ivi erano stallati. Il cortile si trova ad un livello di molto inferiore rispetto al piano di campagna attuale innalzatosi anche per le costruzioni che vi sono state, nel tempo, edificate e che, almeno in parte, occupavano l'area stessa del cortile[9].
I rilievi eseguiti negli anni '20 del '900[7], che non avevano percezione del cortile antistante, indicano con tale nome quello che è, dopo la scoperta del 2007, divenuto un corridoio di accesso alla TT390: sulle pareti (numero 1 rosso in planimetria) il defunto in basso sovrastato da dieci colonne di geroglifici; sulla parete opposta (2 rosso) in due registri sovrapposti, il defunto assiso in presenza di testi relativi ai suoi titoli e alla discendenza da Zeho, Padre Divino di Amon. Su altra parete (3 rosso) sei colonne di testo; poco oltre (4 rosso) lista di festività con datazioni. Sull'architrave di ingresso alla prima sala colonnata (5 rosso) doppia scena con, a sinistra, la barca di Ra e la principessa Nitokris I in atto di adorazione seguita dalla defunta; a destra la Divina Sposa di Amon Shepenupet II, seguita dalla defunta, in adorazione del dio Atum in presenza dei simboli di Horus; a entrambi i lati, è rappresentato l'uccello Benu. In quella che viene indicata come anticamera (14 blu), in cui solo alcuni pilastri erano ancora in piedi, resti di testi (A e B rosse) e immagini della defunta (Aa e Ba). L'architrave di accesso alla sala più interna (6 rosso) reca quattro righe di testo con la defunta seduta dinanzi ad offerte, sui lati del breve corridoio di accesso quattro colonne di testo, nomi dei genitori della defunta e i suoi titoli. Sul fondo della sala più interna (15 blu) una nicchia (7 rosso) contenente una falsa porta che solo il lavoro di Lepsius[8] consente oggi di vedere nella sua forma originale e che, dalla descrizione di Porter e Moss 1927, risulta rappresentare la defunta in atto di offrire vasi di libagione al dio Osiride[10].
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