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Stauracio

imperatore bizantino (r. 811) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Stauracio
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Stauracio (in greco Staurakios?; in latino Stauracius; 775 circa – 11 gennaio 812) è stato un imperatore bizantino Fu Basileus dei Romei per pochi mesi, dal 26 luglio al 2 ottobre dell'811.

Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Stauracio (disambigua).
Dati rapidi Basileus dei Romei, In carica ...

Nato verso la fine dell'VIII secolo, probabilmente tra il 791 e il 793, suo padre era il futuro basileus Niceforo I mentre la madre è ignota. Niceforo usurpò il trono bizantino a Irene nel 802, ed elevò Stauracio a co-imperatore il 25 dicembre 803. Il 20 dicembre 807 si svolse una sfilata delle spose per selezionare una moglie per Stauracio, che portò al matrimonio con Teofano d'Atene, una parente di Irene. Ben poco è noto di lui fino alla morte del padre Niceforo.

Stauracio prese parte a un'invasione del Khanato bulgaro nell'811, a fianco del padre e del cognato. Benché in un primo momento coronata dal successo, con i Bizantini che arrivarono ad assediare la capitale bulgara di Pliska e a sconfiggere le truppe bulgare inviate in soccorso della città, furono ben presto colti in imboscata dal Khan Krum, e intrappolati in una piccola valle. I Bulgari poi attaccarono, dando avvio alla Battaglia di Pliska in data 26 luglio 811, nella quale il grosso delle truppe bizantine fu annientato, e lo stesso Niceforo fu tra i caduti. Riportato a Costantinopoli trasportato su una lettiga, Stauracio fu proclamato imperatore nonostante le gravi ferite riportate in battaglia, in particolare la rottura della colonna vertebrale. Il suo regno fu di breve durata a causa delle incertezze politiche dovute alle gravi ferite riportate in battaglia; fu detronizzato dal cognato, che ascese al trono imperiale come Michele I Rangabe, in data 2 ottobre 811. Dopo essere stato costretto ad abdicare, fu confinato in un monastero, dove rimase fino alla morte, avvenuta in data 11 gennaio 812 in circostanze sospette: ufficialmente di gangrena ma vi fu chi insinuò che fosse stato avvelenato da sua sorella Procopia.

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Biografia

Riepilogo
Prospettiva

Giovinezza

Stauracio nacque verso la fine dell'VIII secolo, probabilmente tra il 791 e il 793; il padre era il futuro imperatore Niceforo I, mentre la madre è ignota.[1][2][3][N 1] Lo storico J. B. Bury ritiene probabile che fosse più giovane della sorella Procopia.[2] Stauracio prese il nome dal nonno paterno.[4] Suo padre era probabilmente quello stesso Niceforo che era stato strategos del Thema Armeniaco prima di venire destituito per essere un sostenitore dell'imperatrice Irene (r. 797-802).[5] Era anche probabilmente logothetēs tou genikou (ministro delle finanze) all'epoca della nascita di Stauracio,[1][6][5] in quanto ottenne quella carica entro il 797.[4] Niceforo si rivoltò a Irene il 31 ottobre 802, e si impadronì del trono,[6][5] confinando Irene in un convento sull'isola di Principo.[5] Stauracio aveva all'incirca 10–12 anni all'epoca in cui suo padre divenne imperatore.[1][6]

Co-imperatore

Quando suo padre ascese al trono a Stauracio non fu assegnata immediatamente una posizione governativa ufficiale, ma, nell'estate dell'803, un generale di nome Bardane il Turco si rivoltò a Niceforo, portando a un cambiamento della situazione.[1][2] Anche se questa rivolta fu soffocata entro inizio settembre, convinse Niceforo a risolvere la questione della successione al trono, proclamando Stauracio co-imperatore ed erede il giorno di natale del 803.[1][7] Stauracio fu incoronato dal Patriarca ecumenico di Costantinopoli Tarasio ad Hagia Sophia.[8][9] Associando al trono Stauracio, Niceforo risolse la questione della successione al trono e accrebbe la propria legittimità—anche se Stauracio, all'epoca tra gli 11 e 13 anni, era troppo giovane per poter esercitare un potere effettivo.[1][7] Il cronista coevo Teofane Confessore scrisse che Stauracio fosse "completamente inadeguato per aspetto, forza e giudizio a tale onore", ma si tratta probabilmente di una valutazione viziata dall'animosità di Teofane nei confronti di Niceforo e Stauracio.[10] Benché gli oppositori di Niceforo descrivessero Stauracio come cagionevole di salute, Treadgold commenta che i suoi eventuali problemi di salute non gli impedirono la partecipazione alle campagne militari; gli avversari lo denigrarono anche per l'obbedienza al padre.[7]

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Un altro solidus di Stauracio co-imperatore

Alla morte di Tarasio nell'806, Niceforo designò a succedergli un uomo di nome Niceforo, che viveva in un monastero. Per la cerimonia di insediamento del patriarca Niceforo, dove il nuovo patriarca ricevette la tonsura, Stauracio fu inviato in rappresentanza del padre.[11] Nello stesso anno, l'Impero bizantino dovette fronteggiare un'invasione imponente da parte del Califfato abbaside, che costrinse Niceforo ad accettare condizioni di pace umilianti,[12][13] che prevedevano il versamento di un tributo annuale di 30 000 nomismata e di sei grandi medaglie d'oro,[13] tre per Niceforo e tre per Stauracio.[14]

Se si eccettua la cerimonia di insediamento del Patriarca Niceforo, Stauracio non viene menzionato dalle fonti fino all'807,[15][16][11] quando suo padre organizzò il matrimonio del figlio: una sfilata delle spose per designare la moglie di Stauracio si svolse il 20 dicembre 807.[15][16] Si trattava della seconda sfilata delle spose attestata, dopo quella organizzata per Costantino VI (r. 780-797) dalla madre, l'imperatrice Irene.[17] Nel corso della sfilata delle spose, Teofano d'Atene fu scelta, probabilmente per via del fatto che era imparentata con Irene,[18] e dunque avrebbe contribuito a legittimare i regni sia di Niceforo sia di Stauracio.[1][15][16] Secondo Teofane, fu scelta nonostante il fatto che non fosse vergine ma aveva già avuto rapporti sessuali preconiugali con un altro uomo, e che peraltro non era la più bella delle candidate.[1][15][N 2] Stauracio e Teofano si sposarono in quello stesso mese.[3]

Dopo il matrimonio, Stauracio non è menzionato di nuovo fino all'811, quando Niceforo lanciò un'invasione del Khanato bulgaro nel maggio dello stesso anno. I Bulgari erano stati una seria minaccia per l'impero fin dal regno di Costantino IV (r. 668-685), la cui spedizione contro di essi fu un disastro. Le tensioni crebbero tra l'808 e l'811, sfociando in un conflitto aperto. Niceforo condusse la campagna contro il khanato bulgaro accompagnato da Stauracio, all'epoca adolescente,[20] e da molti ufficiali imperiali di alto rango. La campagna, almeno inizialmente, fu coronata dal successo, con le truppe bizantine che attaccarono la capitale bulgara di Pliska, sconfiggendo prima la guarnigione della città di 12 000 uomini, e poi un esercito di 15 000 uomini inviato dal Khan Krum (r. 803-814) in soccorso della città. Nella corrispondenza inviata a Costantinopoli, Niceforo attribuì il successo ai consigli strategici di Stauracio. Le vittoriose truppe bizantine cominciarono la ritirata in territorio bizantino, ma un disperato Krum riuscì a intrappolarle in una piccola valle con palizzate, prima di lanciare un poderoso attacco due giorni dopo, il 26 luglio 811. La Battaglia di Pliska culminò nel massacro delle truppe bizantine da parte dei Bulgari. Gran parte dell'esercito bizantino fu annientato, e lo stesso Niceforo fu tra i caduti.[1][15]

Regno

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Stauracio (in alto) batte in ritirata con le truppe superstiti, mentre Niceforo I (in basso) viene catturato dai Bulgari. Miniatura dalla Cronaca di Manasse del XIV secolo.

Le residue truppe bizantine, tra cui un gravemente ferito Stauracio, si ritirarono ad Adrianopoli per tre giorni.[1] La colonna vertebrale di Stauracio si ruppe nel corso della battaglia, che insieme alla sua dimostrata mancanza di abilità, portò tre figure influenti, al seguito di Niceforo e Stauracio ma non feriti, a occuparsi del problema del successore di Niceforo. Si trattava del magistros (cioè magister officiorum, a quell'epoca onorifico) Teoctisto, del Domestikos tōn scholōn, Stefano, e del genero di Niceforo, il kouropalates (ufficiale di corte di alto rango) Michele Rangabe. La gravità delle ferite di Stauracio portò a speculazioni se gli restasse ancora molto da vivere, anche se alla fine i partecipanti alla riunione ritennero comunque che fosse il candidato migliore, in quanto legittimo successore, e lo proclamarono imperatore.[1][21] Lo storico Georg Ostrogorsky commenta che ciò fu eseguito "in rigorosa conformità con il principio di legittimità", e che "il regolamento definitivo della questione avrebbe dovuto essere deciso a Costantinopoli".[22] Si trattava della prima volta in cui un imperatore bizantino fu proclamato al di fuori di Costantinopoli, a causa della situazione urgente.[23]

Stauracio pronunciò un discorso davanti alle truppe superstiti, nel quale deplorò in termini insultanti lo sconsiderato giudizio militare del padre Niceforo, prima di essere acclamato dall'esercito.[1][N 3] Lo storico Christian Laes commenta che è difficile valutare in quali condizioni fosse Stauracio, e si chiede come fosse stato in grado di pronunciare un discorso così aggressivo.[23]

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Stauracio sul trono, illustrazione tratta dalla Cronaca Illustrata di Ivan il Terribile del XVI secolo.

Quasi immediatamente dopo l'ascesa di Stauracio al trono, Michele ricevette pressioni a usurparglielo, legittimato in ciò dal matrimonio con la sorella di Stauracio, Procopia, e dalle abilità militari. Teoctisto e altri tentarono di convincere Michele a impadronirsi del trono, ma per il momento respinse ripetutamente le loro richieste,[27] citando un giuramento di lealtà prestato nei confronti di Niceforo e Stauracio, nonché i vincoli di parentela acquisita con Stauracio mediante il matrimonio con Procopia.[28] Gli storici Edward Foord e George Finlay scrivono che l'esercito sembrava stare dalla parte di Stauracio, ma le ferite mortali riportate rappresentavano una minaccia per la successione,[29][30] e inoltre le rigorose politiche fiscali di Niceforo gli avevano procurato molti oppositori interni che decisero di schierarsi dalla parte di Michele, in quanto, secondo Finlay, un nuovo imperatore avrebbe implicato un cambiamento nell'amministrazione, del quale ne avrebbero beneficiato.[31]

Stauracio fu portato su una lettiga a Costantinopoli. A questo punto, era stata riscontrata la presenza di sangue nelle urine, ed era paralizzato dalla vita in giù. Nonostante le gravi condizioni di salute, Stauracio tentò di imporre la propria autorità,[32] respingendo i tentativi del Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, Niceforo I, di ottenere la restituzione alla Chiesa dei fondi raccolti da Niceforo.[1] Laes commenta che una connessione tra le gravi condizioni di Stauracio e i peccati del padre era stata forse stabilita dall'insistenza da parte del Patriarca Niceforo che Stauracio placasse Dio e risarcisse tutti coloro che erano stati danneggiati dal padre.[23]

La gravità delle ferite e la mancanza di eredi (non avendo avuto figli) portò a un dibattito relativo al problema della successione, in quanto la sua morte imminente era oramai data per certa.[1] Ostrogorsky commenta che la prospettiva di un interregno appariva quanto mai intollerabile in un momento di emergenza provocato dall'incombere di minacce esterne (califfato abbaside e khanato bulgaro) e che il ritorno alla normalità era tanto più necessario. Il ritardo di Stauracio nel designare un successore provocò una eccitazione crescente nella capitale.[22] La sorella di Stauracio, Procopia, sostenne la candidatura del marito Michele, mentre l'Imperatrice Teofano fu inserita tra i candidati per la successione; potrebbe aver avuto speranze di impadronirsi del trono nello stesso modo in cui aveva fatto la propria parente Irene.[33] L'unica prova di tali intrighi insinuati dagli storici coevi giunge dai resoconti secondo cui Stauracio divenne ostile a Teoctisto e Michele, che potrebbe implicare che fosse consapevole dei loro intrighi, e che sospettava che Procopia stesse cospirando per ucciderlo.[1][27] Si narra che Stauracio fosse indeciso tra due opzioni possibili per la successione: la prima, di rendere Teofano imperatrice regnante, e la seconda, attestata in una cronaca del IX secolo, di istituire una forma di democrazia imperiale. Bury respinge la seconda opzione ritenendola il frutto delle macchinazioni del cervello frastornato di Stauracio, e per di più mette in discussione l'autenticità del resoconto.[34] La storica Aikaterina Christophilopoulou ha sostenuto che l'opzione della democrazia imperiale riportata da Bury sorge dal fraintendimento di un passo di Teofane.[1][35] In realtà, l'interpretazione corretta sembrerebbe quella secondo cui Stauracio temesse che l'incoronazione della moglie avrebbe portato a una guerra civile o a una ribellione dei demi (le fazioni dei Verdi e Azzurri).[36] Dopo aver udito le opzioni che Stauracio stava prendendo in considerazione, il Patriarca Niceforo cominciò a schierarsi dalla parte di Stefano, Teoctisto e Michele. Temendo la possibilità di una rivolta per via della mancanza di un erede, Stauracio proclamò Teofano suo successore.[1][37][28][38] Tale decisione indusse i principali funzionari dell'Impero bizantino a schierarsi dalla parte di Michele, in quanto non intendevano tornare alla situazione di incertezza che aveva pervaso il regno di Irene, dovuta al fatto che regnasse nonostante fosse una donna.[1][28][38]

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Stauracio viene costretto a rinunciare alla porpora in favore di Michele Rangabe.

Il 1 ottobre 811, Stauracio convocò Stefano, di cui si fidava probabilmente perché era stato il primo a proclamare Stauracio imperatore. Propose di accecare Michele, ignaro che Stefano fosse dalla parte di questi. Stefano assicurò Stauracio della posizione di forza in cui si trovava, e lo dissuase dal far accecare Michele, sostenendo che fosse troppo ben protetto e un eventuale tentativo di accecarlo sarebbe fallito comunque.[1][39] Stefano, dopo aver giurato che non avrebbe rivelato la discussione a nessun altro, organizzò un colpo di stato per portare Michele al potere.[1][40] Stefano convocò le residue truppe tagmatiche e il senato al Gran Palazzo di Costantinopoli, e proclamò Michele imperatore. Michele in un primo momento propose che lo stratēgos Leone, che sarebbe diventato successivamente imperatore (r. 813-820), si sarebbe impossessato del trono, ma accettò di impadronirsi egli stesso del trono quando Leone promise di appoggiarlo.[28] Michele ottenne il pieno appoggio del Patriarca Niceforo producendo un accordo nel quale prometteva di sostenere l'Ortodossia, di non perseguitare i Cristiani, e di non fare uso della violenza contro il clero o i monaci.[28][41] All'alba del 2 ottobre, Michele venne proclamato pubblicamente imperatore all'Ippodromo di Costantinopoli,[1][28][40] e incoronato alcune ore dopo dal Patriarca Niceforo, nel pulpito di Hagia Sophia.[28][22] All'udire ciò, Stauracio si affrettò ad abdicare, temendo di finire giustiziato in caso contrario;[1][28][40] il suo regno fu uno dei più brevi della storia bizantina.[1] Stauracio convocò un suo parente, il monaco Simeone, e ricevette la tonsura nonché abiti monastici.[1][42] Stauracio inviò inoltre una lettera di protesta al Patriarca Niceforo per il ruolo ricoperto nel coup d'état; Niceforo rispose di persona, scrivendo a fianco di Michele e Procopia, e rassicurò Stauracio che avesse così operato non per tradirlo ma per proteggerlo. Stauracio non fu convinto da queste argomentazioni e fece sapere al patriarca che non avrebbe trovato in Michele un amico migliore, ovverossia che Michele non si sarebbe rivelato più utile per Niceforo di quanto non fosse stato lo stesso Stauracio.[1][34][43]

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L'Impero bizantino (in verde) nell'814

Stauracio visse altri tre mesi prima di morire di gangrena l'11 gennaio 812. Fu sepolto nel Monastero di Braka, che fu dato a Teofano da Procopia.[1][44][45] Vi fu chi sospettò che non fosse morto di gangrena ma che fosse stato avvelenato dalla sorella Procopia, voci riferite dalle fonti siriache—la Cronaca dell'813 e Michele il Siro—e dalla cronaca di Pietro d'Alessandria. Teofane considerò queste voci plausibili e menzionò che la stessa Teofano considerava questi sospetti fondati.[3] Secondo il De Ceremoniis, un libro del X secolo che descrive il protocollo di corte bizantino scritto da Costantino VII, Stauracio fu sepolto in un sarcofago bianco di marmo che sarebbe stato condiviso in seguito con Teofano.[3][46]

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Storiografia

A causa della breve durata del regno di Stauracio, e delle lacune e dei pregiudizi delle fonti, gran parte della sua vita ci è ignota.[1][47] La fonte principale per i regni di Niceforo I e di Stauracio è la Chronographia di Teofane Confessore, che tuttavia è contaminata dall'ostilità che Teofane provava nei confronti del primo, anche se suggerisce che Stauracio possedesse del talento nella strategia militare.[1] Anche se molti storici ritengono che sia Niceforo e Stauracio sono stati raffigurati falsamente come malevoli, poche altre fonti esistono per i loro regni. Gran parte delle altre fonti (Michele il Siro, Barebreo, Michele Psello e la Cronaca dell'813) sono spesso laconiche e inaccurate. In particolare la siriaca Cronaca dell'813 sostiene erroneamente che Stauracio sarebbe morto due mesi dopo essere diventato imperatore unico, mentre in realtà si spense sei mesi dopo la battaglia.[1] Pietro di Alessandria, nella sua Brief Survey of Years, che nella maggioranza dei casi si limita a riferire solo la durata dei regni degli imperatori bizantini, menziona il presunto avvelenamento di Stauracio da parte di Procopia.[19]

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Monetazione

Riepilogo
Prospettiva
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Un solidus raffigurante gli imperatori Stauracio (a sinistra) e Niceforo I (a destra)

I solidi emessi durante il regno congiunto di Niceforo e Stauracio sono simili a quelli della dinastia isaurica, in quanto in entrambi i casi raffigurano l'imperatore giovane (Stauracio) sul rovescio, e l'imperatore anziano (Niceforo) sul dritto.[48] Tali monete attribuiscono a Stauracio il titolo di despotēs e a Niceforo quello di basileus.[49] Entrambi indossano una clamide e reggono un akakia; tuttavia Niceforo regge nella mano destra una croce potenziata, mentre Stauragio regge un globo crucigero.[48] Non sono state rinvenute, stranamente, monete d'argento emesse per il regno congiunto dei due. Il numismatico Philip Grierson commenta che ci si dovrebbe aspettare l'emissione di miliarēsia per l'incoronazione di Stauracio, ma ipotizza che "la spiegazione risieda nei costumi gretti di Niceforo".[50] Non sono mai state rinvenute monete coniate risalenti al periodo in cui Stauracio fu imperatore unico, forse perché non fu ritenuto opportuno battere nuove monete a nome del sovrano mortalmente ferito.[51] Grierson ritiene che la scoperta di nomismata per le imperatrici Zoe Porfirogenita (r. 1042) e Teodora Porfirogenita (r. 1042) implica che un regno di almeno due mesi potesse giustificare l'emissione di nuove monete a nome del sovrano, lasciando aperta la possibilità che potrebbero esistere o essere esistite monete a nome di Stauracio, anche se non ancora scoperte; tuttavia, Grierson considera parimenti probabile la possibilità che il sovrano morente avesse semplicemente continuato a battere le vecchie monete a nome del padre.[52] La numismatica Maria Vrij ha commentato che "la produzione di nuove monete a nome dell'imperatore difficilmente può essere stata una preoccupazione assillante, dal momento che la sua stessa sopravvivenza non era certa". Ella ha anche affermato che non è da escludere che l'assenza di monete per il regno di Stauracio come imperatore unico possa essere il frutto di "penuria di materiale archeologico", anche se man mano che il tempo passa senza la scoperta di tali presunte monete, la possibilità diventa sempre più remota, pur essendo "tecnicamente possibile e dunque degna di essere presa in considerazione".[53]

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Lascito

Stauracio visse all'ombra del padre Niceforo; ben poco è noto di lui. Stauracio regnò per poco più di due mesi, e non fu pertanto in grado di lasciare il segno nel modo in cui aveva fatto il padre. La Chronographia di Teofane lascia implicitamente intendere che non fosse privo di competenze strategiche in ambito militare, e forse anche che Stauracio fosse determinato quanto il padre, ma per il resto il suo carattere non è noto. Per tali ragioni, lo storico Matthew Marsh ha detto di lui che "resta una fugace e indistinta figura della storia dell'impero".[1] Sia Niceforo sia Stauracio ebbero in genere successo nel conservare i confini dell'impero bizantino, anche se non riuscirono a conseguire grandi successi militari, venendo anzi costretti in talune circostanze a fare concessioni umilianti a nemici potenti, come il califfo abbaside Harun al-Rashid.[15]

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Note

Bibliografia

Collegamenti esterni

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