Stadolina
frazione di Vione Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Stadolina è una frazione del comune di Vione, in alta Val Camonica, in provincia di Brescia.
Stadolina frazione | |
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La chiesa di San Giacomo Maggiore | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Lombardia |
Provincia | Brescia |
Comune | Vione |
Territorio | |
Coordinate | 46°14′34.08″N 10°25′52.93″E |
Altitudine | 1 117 m s.l.m. |
Abitanti | 150 |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 25050 |
Prefisso | 0364 |
Fuso orario | UTC+1 |
Nome abitanti | fazolà |
Patrono | san Giacomo |
Giorno festivo | 25 luglio |
Cartografia | |
Stadolina confina con i paesi di Vezza d'Oglio, di Vione e di Temù. A pochi chilometri dalle nuove piste da sci di Temù, Stadolina mantiene le caratteristiche di un paese tranquillo. La pianura del paese, detta "centoia" che si trova in località Fusine (la parte nuova di Stadolina) d'inverno si copre di brina a causa della mancanza totale del sole per ben 4 mesi. Il centro storico si trova nella parte alta del paese, sopra la Strada statale 42 del Tonale e della Mendola. Il paese è attraversato da una caratteristica e panoramica pista ciclabile che collega i paesi dell’alta Valcamonica fino al fiume Po.
Frazione si trova a sud-ovest di Vione. All'inizio del secolo era divisa in due contrade di cui la bassa lungo la strada della Valle. Il nome dovrebbe derivare da "Aestas" (-tis) = estate. Altra ipotesi è che derivi da "stabulina" a sua volta derivato da "stabulum" e da "statio" = casa. Ancora: derivato da "Aestatulina" derivato a sua volta da "stabulina" oppure dal nome personale latino "Statulina".
- Il sasso di San Cristoforo: lungo la strada che porta in Val Paghera, pochi metri sopra il "Santel" c'è un grosso sasso con impresse la sagoma di un bastone e l'impronta di una scarpa. La leggenda narra che di lì passò San Cristoforo, e appoggiando il bastone ed il piede su quel masso lasciò impresse per sempre le sue impronte.
Il piatto tradizionale di Stadolina sono i calsù. Il nome deriva da caseum, il cacio con cui si condivano un tempo. La pasta dei calsù viene lavorata e chiusa a mano. Il ripieno è composto da patate lessate e schiacciate, mescolate con carne trita o salame ed erbe a seconda della varie usanze familiari. La ricetta dei calsù varia da paese a paese e da famiglia a famiglia.
Altri piatti tipici sono: gli strinù o brustulù (salamella alla piastra), "Gnoc de la cua"(gnocchi di farina e pane con varie erbe), la trippa, vari piatti con finferli e funghi porcini, la torta di patate, la torta di sangue e sanguinì (salsicce fatte col sangue del maiale o del manzo), polenta e pocio, minestra de scandéla (minestra di orzo), cafè de scandéla (caffè d'orzo), polenta e osei, patate e os, bosòlà, brodo di gallina.
Negli ultimi anni è nato un progetto in tutta l'alta Valle Camonica per il recupero delle antiche colture come fragole, patate, piccoli frutti.
Nel versante vago, nel 2012 è stata creata una pista ciclo-pedonale che unisce tutti i paesi dell'Alta valle.
Nel versante solivo si può percorrere la via Carolingia, che prende il nome da Carlo Magno. Il passaggio dell’imperatore in alta Valcamonica è una leggenda tramandata da alcuni manoscritti a partire dal XIV secolo, che ha ispirato un percorso tra boschi, prati, terrazzamenti e antichi nuclei rurali. Il tracciato, utilizzato fino a qualche decennio fa, è oggi di nuovo percorribile e tocca diversi paesi dell’alta valle a mezza costa, da Monno fino a Ponte di Legno.
Il paesaggio racconta le gesta eroiche dell’imperatore affiancato da sette vescovi e la sconfitta dei signori locali, convertiti al cattolicesimo: attraversata la Valle Camonica l’esercito di Carlo avrebbe poi sbaragliato un manipolo di pagani in una terribile battaglia sul Mortirolo. Re Carlo per celebrare le sue vittorie, fece erigere lungo le tappe dove si svolse la battaglia diverse chiese: a Monno fece costruire la chiesa dedicata a San Brizio, all’altezza di Davena quella ai Santi Michele e Giorgio, e sopra Vezza d’Oglio a San Clemente. Nel territorio di Dalegno fondò altre due chiese: Sant'Alessandro tra Vione e Temù e la Santissima Trinità a Ponte di Legno.
Lungo l’itinerario, percorribile tutto d’un fiato oppure a tappe, le chiese sembrano apparire magicamente dietro una curva, appena usciti da un bosco o all’interno di un nucleo urbano.
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