Si definisce genericamente spiritualismo ogni dottrina che, contrapponendosi al materialismo, e talora anche al razionalismo, afferma l'esistenza nell'uomo di un principio spirituale, diretta testimonianza della coscienza, dal quale è possibile desumere valori e interessi immateriali riscontrabili nei rapporti religiosi, morali, affettivi ecc.[1].
- Secondo Rufus M. Jones (1853-1948), lo Spiritualismo può esser definito come la dottrina secondo la quale realtà ultima dell'universo è lo Spirito, un'Intelligenza superiore, simile allo spirito umano, che è fondamento e spiegazione razionale dell'intero universo. In un senso simile il termine è stato utilizzato per indicare la concezione idealistica, secondo cui nulla esiste ad eccezione di uno Spirito assoluto e degli spiriti finiti, per cui il mondo sensibile è soltanto un regno di idee [2].
- Nella terminologia religiosa il termine Spiritualismo viene utilizzato per sottolineare l'influenza diretta dello Spirito Santo in ambito religioso, specialmente per indicare l'insegnamento del Vangelo secondo Giovanni[2]. Anche i valdesiani furono designati come una forte componente del movimento filosofico-religioso definito "spiritualismo", diffuso soprattutto in Italia nel XVI secolo.
- Talvolta il termine viene utilizzato impropriamente, in luogo del termine Spiritismo, una credenza che afferma che esistono entità spirituali e che gli esseri umani, dotati di facoltà medianiche, possano comunicare con loro. Allan Kardec e Arthur Conan Doyle [3] confermarono che lo Spiritismo è spiritualista (ma non viceversa). Come conseguenza, molti studi sullo spiritualismo furono largamente accettati nello spiritismo, in particolare gli studi dei fisici William Crookes [4], Oliver Joseph Lodge e altri.
Storia del pensiero spiritualista
Il termine spiritualismo deriva dalla parola latina spiritus e non ha un corrispondente diretto nella lingua greca antica che utilizza la parola pnéuma (πνεῦμα), inteso come "soffio", "aria", "respiro" e quindi, secondo lo stoicismo, come "spirito vivifico", che dà vita alla realtà impregnandola di sé.
Nella storia della filosofia lo spiritualismo viene rapportato a uno specifico indirizzo filosofico che nacque e si sviluppò nel XIX secolo in Francia e in Italia, diretto polemicamente contro il positivismo, lo scientismo e il materialismo: a queste dottrine esso contrapponeva una rinascita della metafisica intesa nel senso cristiano agostiniano.
Secolo XIX
Il termine si trova usato per la prima volta da Victor Cousin, uno dei principali autori dell'introduzione in Francia dello Spiritualismo.
Cousin in età giovanile subì l'influsso di Locke e Condillac; in seguito abbracciò la corrente filosofica dell'idealismo sotto l'influenza di Maine de Biran e Schelling elaborando la sua dottrina in opposizione al sensismo e come una sintesi delle idee di Immanuel Kant, Cartesio (René Descartes) e degli idealisti scozzesi.
Scriveva nel suo libro Sul vero, il bello e il bene del 1853, riprendendo la dottrina platonica coniugata col messaggio evangelico del cristianesimo:
«La nostra vera dottrina, la nostra vera bandiera è lo spiritualismo, questa filosofia solida quanto generosa, che comincia con Socrate e Platone, che l'Evangelo ha diffuso nel mondo, che Descartes ha messo nelle forme severe del genio moderno, che è stata nel XVII secolo una delle glorie e delle forze della patria, che è perita con la grandezza nazionale nel secolo XVIII, e che al principio di questo secolo Royer Collard è venuto a riabilitare nell'insegnamento pubblico, mentre Chateaubriand e Madame de Staël la trasportavano nella letteratura e nell'arte ... Questa filosofia insegna la spiritualità dell'anima, la libertà e la responsabilità delle azioni umane, le obbligazioni morali, la virtù disinteressata, la dignità della giustizia, la bellezza della carità; e al di là dei limiti di questo mondo essa mostra un Dio, autore e tipo dell'umanità, il quale, dopo averla creata, evidentemente per uno scopo eccellente, non l'abbandonerà nello sviluppo misterioso del suo destino [5].»
In Francia lo spiritualismo quindi assunse le caratteristiche di una riaffermazione della superiorità del pensiero e di una visione della realtà nella sua essenza spirituale secondo il pensiero tradizionale risalente a Cartesio, Pascal, Malebranche, e Maine de Biran.
La diffusione di questa corrente filosofica si ebbe con le teorie di Félix Ravaisson, Charles Renouvier,[6] Jules Lachelier, Henri Bergson, Émile Boutroux e Maurice Blondel.[7]
In Italia esponenti dello spiritualismo ottocentesco vengono considerati Antonio Rosmini e Vincenzo Gioberti che riprendono i temi agostiniani dell'interiorità della coscienza e della trascendenza di Dio.
Secolo XX
Nel XX secolo si trovano due correnti dello spiritualismo: la prima ancora in Francia nel 1934 con la pubblicazione della collana "Filosofia dello Spirito" a cura di Louis Lavelle e di René Le Senne che si rifanno ai temi classici dell'interiorità spirituale considerati alla luce delle nuove problematiche dell'esistenzialismo cristiano.
La seconda corrente si sviluppa negli stessi anni in Italia con l'intento, da un lato, di contrapporsi al neohegelismo immanentista, dall'altro di differenziarsi dalla neoscolastica recuperando e sviluppando nell'ambito del neoidealismo italiano i temi dell'attualismo gentiliano.[8]
I maggiori esponenti dello spiritualismo novecentesco italiano possono essere considerati Armando Carlini, che per primo ne trattò, Luigi Stefanini, Felice Battaglia, Michele Federico Sciacca, Renato Lazzarini[9] tutti accomunati dalla religiosità cristiana cattolica fondata sulla trascendenza divina.
Questi ritengono il filosofare come metodo intimistico scaturente dallo spirito soggettivo piuttosto che, com'era nella tradizione tomistica ripresa dalla neoscolastica, dall'analisi razionale basata sull'essere oggettivo reale.
Note
Bibliografia
Altri progetti
Collegamenti esterni
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