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spedizione esplorativa del Granducato di Toscana in Sud America (1608-9) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La spedizione Thornton fu una missione esplorativa guidata da Robert Thornton che nel XVII secolo tentò di fondare, su incarico di Ferdinando I de' Medici, una colonia del Granducato di Toscana nell'America meridionale.[1]
Spedizione Thornton | |
---|---|
Tipo | navale |
Parte di | Colonizzazione italiana delle Americhe |
Obiettivo |
|
Data di partenza | 8 settembre 1608 |
Luogo di partenza | Livorno |
Conseguenze | Morte di Ferdinando I e blocco di missioni successive |
Ferdinando I de' Medici volle colonizzare un piccolo territorio sudamericano a nord del delta del Rio delle Amazzoni, tra i possedimenti spagnoli e portoghesi | |
Equipaggiamento | |
Comandanti | Robert Thornton |
Uomini celebri | Giles Thornton |
Mezzi | |
Finanziamento | Ferdinando I de' Medici |
Scopo della missione era l'individuazione di un territorio, nei pressi dell'attuale Caienna (Guyana francese) che facesse da base per l'esportazione del legname amazzonico verso l'Italia post-rinascimentale.
La spedizione Thornton costituisce l'unico tentativo noto di uno stato italiano preunitario di creare colonie oltreoceano.[2]
La regione amazzonica era stata precedentemente oggetto di spedizioni di numerosi esploratori e commercianti europei già nel corso del XVI secolo. Nel 1608 Robert Harcourt salpò per la Guiana, stabilendo una base inglese sul fiume Oyapock che durò alcuni anni.[3] William Davies, chirurgo che poi partecipò alla spedizione di Thornton, annotò che non si aspettavano di trovare l'Amazzonia navigando a sud dalle Indie Occidentali fino a quando non si fosse visto "il mare mutare in un color ruggine e l'acqua scorrere fresca".[4]
Il 30 agosto 1608 l'ingegnere fiorentino Baccio da Filicaja, che si trovava a Lisbona, scrisse una lettera a Ferdinando I di Toscana per illustrare la colonizzazione del Brasile compiuta dal Portogallo, spiegando anche le ragioni del declino della colonia lusitana. Dopo circa un mese, il Granduca Ferdinando I (che aveva già da tempo progettato di fondare una colonia toscana in Sudamerica), fece armare una caravella e una tartana al porto di Livorno, affidandole al capitano inglese Robert Thornton. Inoltre, fece disegnare a Robert Dudley, conte di Warwick, una mappa dell'Amazzonia, da questi esplorata già nel 1595; Dudley suggerì a Thornton di andare anche in cerca di oro sulle rive del Rio delle Amazzoni e dell'Orinoco. La ragione principale della spedizione fu però quella di fondare una base commerciale per sviluppare il commercio del legname pregiato dell'Amazzonia verso l'Italia: tale base coloniale sarebbe stata fondata tra i possedimenti spagnoli e quelli portoghesi nella costa atlantica settentrionale del Sudamerica.[5] Gli aspetti commerciali della spedizione furono affidati all'olandese Jan Van Harlem, conoscitore dei nascenti mercati sudamericani.[6]
La spedizione salpò dal porto di Livorno l'8 settembre 1608:[7] Robert Thornton era al comando del galeone Santa Lucia Bonaventura, mentre la tartana era guidata dal fratello Giles.[8] A un certo punto del viaggio le due navi si separarono e Robert arrivò alla fine del giugno 1609 nello stesso porto descritto da William Davies, completando il viaggio senza perdere un solo uomo.[9]
Robert Thornton, nel suo viaggio durato quasi un anno, approdò in Guyana e poi in Brasile, esplorando l'Orinoco e la costa tra questo fiume ed il delta del Rio delle Amazzoni: infatti il territorio che il capitano inglese voleva proporre al Granduca di Toscana per colonizzare era quello dell'attuale Guyana francese, intorno a Caienna (che i francesi avrebbero colonizzato nel 1630).
Il galeone Santa Lucia Bonaventura del capitano Thornton, dopo avere fatto scalo a Trinidad, ritornò a Livorno il 12 luglio 1609, con molte informazioni e materiale da studio,[10] tra cui pappagalli tropicali e 5-6 nativi americani: la maggior parte di essi però morì di vaiolo, mentre uno solo sopravvisse diversi anni presso la corte dei Medici, dove imparò a parlare l'italiano,[9] raccontando della ricchezza e della fertilità della propria terra natia, ricca di oro e argento. Lo stesso Thornton confermò questi racconti e affermò che il paese era ricco di palissandro, canne da zucchero selvatico, pepe bianco, balsamo, cotone e molti altri tipi di merci che avrebbero potuto costituire una grande possibilità di commercio per i toscani.[9] Al di là dei nativi e del materiale scientifico portato in Italia, da un punto di vista commerciale la nave di Robert Thornton non ebbe molto successo: non riuscì a vendere o scambiare la mercanzia italiana, ritornando a Livorno quasi a mani vuote, ma perlomeno riuscì a ritornare vivo.[8] Infatti, scoprì e sventò un tentativo di ammutinamento organizzato da due cannonieri che volevano ucciderlo, rubare la nave e rivendere le merci: i due traditori furono abbandonati sul delta del Rio delle Amazzoni, mentre gli altri cospiratori vennero imprigionati nella stiva della nave.[8] Giles Thornton, che tornò a Livorno nell'ottobre 1609, ebbe invece più successo del fratello: riuscì a vendere tutta la mercanzia italiana in Brasile, ma scelse di non fare acquisti a causa di restrizioni commerciali imposte dalla Spagna.[8]
Robert Thornton era quindi pronto ad imbarcare coloni originari di Livorno e Lucca per portarli in Sudamerica, ma Ferdinando I era deceduto il precedente 9 febbraio a Firenze e il suo successore Cosimo II non si dimostrò interessato al progetto coloniale americano,[11] preferendo continuare i propri commerci marittimi con il Marocco, il Nordafrica e il Levante.[8]
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