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Specismo indica l'attribuzione di uno status superiore agli esseri umani rispetto alle altre specie animali[1]. Indica quindi un pregiudizio o un atteggiamento pregiudizialmente favorevole agli interessi dei membri della propria specie e contro i membri delle altre specie[2] e che quindi sia giustificabile accordare una preferenza agli esseri umani rispetto alle altre specie per il fatto che sono membri della specie Homo sapiens[3]. A questa impostazione si contrappone l'antispecismo.
Il termine fu coniato nel 1970 dallo psicologo britannico Richard Ryder[4], pioniere del movimento di liberazione animale, per calco da razzismo e sessismo, con l'intento di descrivere in particolare gli atteggiamenti umani che coinvolgono una discriminazione degli animali, inclusa la concezione degli animali come oggetti o proprietà.
Il termine viene usato comunemente nel contesto della letteratura sui diritti animali, per esempio nelle opere di Peter Singer e Tom Regan.
«Se non c'è giustificazione morale all'ignorare la sofferenza quando è presente – ed essa è presente nelle altre specie – che cosa dire del nostro atteggiamento nei confronti di queste altre specie? Richard Ryder […] usa il termine speciesism («specismo») per definire la nostra convinzione di aver diritto a trattare i membri di altre specie in una maniera che non sarebbe ammessa per i membri della nostra stessa specie. Il termine […] rende bene le analogie tra questo atteggiamento e il razzismo. Il non razzista farà bene a tenerle presenti quando è portato a difendere il comportamento umano nei confronti dei non umani. «Non dobbiamo preoccuparci della condizione della nostra stessa specie prima di occuparci delle altre?» si chiederà, magari, il non razzista. Se sostituiamo «razza» a «specie» vediamo che si tratta di una domanda che è meglio non porsi. «È adeguata, dal punto di vista della nutrizione, una dieta esclusivamente vegetariana?» è una domanda che richiama alla mente l'argomento del proprietario di schiavi secondo cui lui e tutta l'economia del Sud sarebbero andati in rovina senza il sostegno della manodopera schiava. C'è perfino un parallelo con gli scetticismi e i dubbi circa le sofferenze degli animali, perché secondo alcuni schiavisti c'era da dubitare che i negri soffrissero nella stessa misura dei bianchi.»
Gli antispecisti ritengono che la morale e l'etica comune, così come gli ordinamenti nazionali ed internazionali, siano ad oggi contraddistinti da una filosofia specista.
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