Il sottotesto determina quella differenza di significato, altrimenti invisibile, che si cela all'interno di una battuta di un copione.
Teatro
Esso ha valenza prettamente teatrale dato che i testi teatrali vengono poi interpretati nel tempo da diversi registi e attori, mentre un copione cinematografico o televisivo viene messo in scena solo una volta.
Il sottotesto non è altro che la codifica teatrale di ciò che continuamente avviene nella realtà: esprimere un concetto senza farlo espressamente. Ad esempio un personaggio malinconico e solitario, probabilmente dirà "ecco che un'altra giornata è finita" in maniera diversa da un personaggio che ha passato la stessa giornata in miniera. L'informazione contenuta nella battuta è la stessa ma il sottotesto per i due personaggi è profondamente diverso.
Il sottotesto è un codice teatrale relativamente recente; nel teatro elisabettiano, e soprattutto in quello shakespeariano, i personaggi denunciavano apertamente le loro intenzioni e i loro sentimenti, spesso per mezzo di lunghi monologhi rivolti al pubblico o ad un altro personaggio.
In alcuni autori, come Pirandello, la scrittura teatrale è talmente attenta e precisa da risultare difficile intendere un sottotesto diverso da quello che l'autore desidera. In altri, invece, come Henrik Ibsen o Harold Pinter, il tratteggio dei personaggi permette volutamente un ventaglio di interpretazioni del testo diverse, mutando quindi anche il possibile sottotesto.
Cinema
In una sceneggiatura basata sulla struttura restaurativa in tre atti, il sottotesto è il rapporto tra personaggio e dilemma[1]. In questo tipo di testo i personaggi sono presentati in momenti particolari delle loro vite; il problema che affrontano viene messo in risalto dai personaggi secondari. Si sviluppano così due linee narrative: la linea d'azione ossia la storia di primo piano, le cui azioni e i cui personaggi sono esterni al protagonista, mentre la storia di secondo piano fa riferimento a un problema interno al personaggio, producendo il sottotesto. Le relazioni tra personaggio centrale e personaggi secondari delineano questo tipo di situazione[2]. La struttura restaurativa in tre atti gestisce i differenti piani alternandone lo sviluppo attraverso gli atti: nel Primo Atto vengono introdotte sia la storia di primo che di secondo piano; nel Secondo Atto si sviluppa la storia di secondo piano, mentre nel Terzo questa si risolve, per lasciare spazio alla storia di primo piano[3].
Note
Voci correlate
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