Le specie di questo genere, in particolare le invasiveS. invicta e S. richteri, sono note con il nome comune di formiche di fuoco (fire ants) e sono di particolare interesse medico-sanitario in alcune aree del mondo in quanto le loro punture possono produrre gravi reazioni allergiche nell'uomo.[3]
Caratteristiche comuni a tutte le specie del genere sono un peziolo bisegmentato, l'assenza di spine sul propodeo e la presenza di lunghe setole al centro del clipeo (subito al di sopra delle mandibole). Le operaie si caratterizzano per il numero di articoli delle antenne, che sono dieci, gli ultimi due claviformi. La maggior parte delle specie ha occhi piccoli o rudimentali e mandibole strette, armate di 3-4 denti.[4][5]
I maschi sono alati, privi di pungiglione, di dimensioni maggiori di quelle delle operaie ma inferiori a quelle delle regine. Le regine sono alate, e si caratterizzano per un gastro notevolmente voluminoso; subito dopo l'accoppiamento perdono le ali.
Formano colonie di migliaia di esemplari, talora poliginiche, cioè con più di una regina per nido.[6]
Nidificano nel terreno, spesso in vicinanza di aree umide quali le rive dei fiumi o degli stagni. L'ingresso dei nidi si trova spesso al riparo di oggetti quali tronchi, rocce, mattoni; in caso contrario le formiche ereggono tumuli a forma di cupola, alti sino a 40cm[7]. Alcune specie (p.es. S. fugax) costruiscono i nidi nei pressi di quelli di altre specie di formiche (Lasius spp. e Formica spp.) creando comunicazioni con queste attraverso gallerie che permettono loro di saccheggiarne le riserve di cibo.
La maggior parte delle specie sono onnivore e si nutrono principalmente di vegetali e semi; sono tuttavia anche dei predatori molto aggressivi, in grado di attaccare prede anche molto più grandi di loro quali cavallette, libellule e talora anche piccoli vertebrati.
Difendono aggressivamente il nido da tutto ciò che può rappresentare una minaccia: se disturbate fuoriescono in massa dal nido e assaltano l'intruso risalendo lungo le sue gambe.
Il loro morso provoca un forte dolore nell'essere umano, sensazione simile a quella di una bruciatura, da cui il nome comune di "formiche di fuoco". A differenza di molte altre formiche che mordono e poi spruzzano acido formico sulla ferita, le formiche di fuoco usano le mandibole solo come ancoraggio e quindi utilizzano il pungiglione per iniettare un veleno, un alcaloide chiamato solenopsina, appartenente alla classe delle piperidine, con proprietà emolitiche e citotossiche. Il veleno ha anche proprietà insetticide e antibiotiche, e viene spruzzato sulle larve per proteggerle dall'aggressione di microrganismi. Viene inoltre utilizzato come repellente nelle interazioni con altre specie.[8]
La puntura della formica di fuoco provoca un dolore urente che regredisce dopo 20 minuti; in seguito nel sito della puntura compare una vescica sierosa, circondata da un'area edematosa e molto calda. Le vesciche molto spesso si ulcerano e tendono a sovrainfettarsi.[9]
In alcuni soggetti, ipersensibili al veleno, possono aversi fenomeni di anafilassi, che comprendono dolore toracico, nausea, sudorazione profusa, dispnea, edema della glottide, il cui esito può anche essere fatale se non si interviene tempestivamente con le cure appropriate.[10].
Specie
Il genere Solenopsis comprende le seguenti specie viventi:[1]
Le formiche del genere Solenopsis sono spesso parassitate dalle larve dei ditteri del genere Pseudoacteon (Phoridae). Questi ditteri si riproducono deponendo le loro uova nel torace delle formiche. Le larve di I stadio migrano nella testa dell'insetto e, nutrendosi dell'emolinfa, del tessuto muscolare e del tessuto nervoso, portano rapidamente a morte la formica, provocando il distacco della testa dal resto del corpo. A questo punto le larve si impupano all'interno di ciò che rimane della testa della formica, emergendone dopo circa due settimane.[11]
Nei paesi nordamericani in cui la invasione delle formiche di fuoco sudamericane è divenuto un problema di salute pubblica, i foridi sono stati utilizzati come mezzo di lotta biologica. Il loro interesse risiede nella selettività della relazione trofica: in particolare, è stato riscontrato che fra le specie di Pseudoacteon che parassitizzano il genere Solenopsis, alcune, di origine neotropicale, sono strettamente associate alle formiche sudamericane del gruppo S. saevissima, mentre altre, a distribuzione neartica, sono associate alle formiche del gruppo S. geminata, diffuse nel Nord e Centro America. Introdotti artificialmente negli USA, alcuni Pseudoacteon di origine sudamericana si sono rivelati efficaci nel controllo biologico delle formiche di fuoco esotiche mentre ignorano quelle autoctone, a loro volta controllate dagli Pseudoacteon indigeni.[12].
Ehrenberg R, Ant Venom Attracts Decapitating Flies, in Science News 18 settembre 2009. URL consultato il 4 maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 1º ottobre 2012).