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massa di neve o ghiaccio che improvvisamente si mette in moto su un pendio Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La valanga (anche detta slavina[1][2] o lavina[3]) è un fenomeno che si verifica quando una massa di neve o ghiaccio improvvisamente si mette in moto su un pendio, precipitando con repentino slittamento e/o rotolamento verso valle a causa della rottura della condizione di equilibrio presente all'interno del manto nevoso, che porta al raggiungimento del carico di rottura, ovvero quando la forza di gravità che agisce sul pendio innevato supera le forze di coesione del manto nevoso che agiscono in senso opposto.
Durante la discesa la valanga può coinvolgere altra massa nevosa assumendo così dimensioni via via maggiori e raggiungere velocità anche superiori ai 300 km/h. Il distacco della massa di neve può essere provocato da varie cause: naturali, umane (sciatori), azione del vento, ecc. I meccanismi fisici e la dinamica sono dunque simili per certi versi a quelli di una frana, con il manto nevoso a minor coesione che sostituisce il terreno.
Le cause scatenanti delle valanghe dipendono dalle caratteristiche del manto nevoso e da altri fattori.
Come detto le cause di una valanga possono essere: naturali, artificiali o una combinazione di queste.
Tra le cause naturali si annoverano:
Tra le cause artificiali ovvero umane si annoverano essenzialmente:
Possono essere fattori mitiganti del rischio l'eventuale geomorfologia del pendio (pendio fortemente sconnesso cioè sassoso e ruvido), la presenza di vegetazione sufficiente, condizioni meteorologiche favorevoli come freddo intenso.
Può essere una componente dei fattori di rischio la "struttura del manto nevoso" formata da uno o più strati di neve che si sovrappongono e si modificano nel tempo tra una nevicata e l'altra durante la stagione, ovvero : il profilo della neve con il numero di strati; il fattore di coesione tra i cristalli e tra uno strato e l'altro; la durezza degli strati con il loro grado di assestamento; i fattori di tensione dovuti alla forza di gravità e ai fattori delle forze applicate agli strati ; Il contenuto di umidità.
La probabilità di una valanga aumenta quindi proporzionalmente con l'accumulo nevoso, la pendenza e la particolare geomorfologia del pendio (luoghi particolarmente a rischio risultano i canaloni per l'accumulo eolico di neve), condizioni meteorologiche sfavorevoli, la temperatura e il vento. Si suole spesso assegnare una pendenza critica al pendio per la generazione di valanghe, ma episodi valanghivi possono verificarsi anche su pendii non considerati a rischio per la pendenza quando gli altri fattori di rischio menzionati agiscono in combinazione tra loro o in discesa da pendii superiori oltre tale criticità.
Spesso le valanghe sono più frequenti nel periodo primaverile quando si sommano molti dei fattori di rischio sopraesposti, ovvero in corrispondenza di nevicate particolarmente abbondanti con neve molto umida su pendio già molto assestato o ghiacciato e maggior rischio dovuto ai repentini e accentuati sbalzi termici per la maggiore insolazione.
In genere le valanghe sono più frequentemente causate da un fattore scatenante di tipo umano al di sopra di un pendio già a rischio ovvero fattori naturali e umani si legano insieme tra loro. In generale il rischio non è quasi mai nullo (quello che varia è la frequenza e le dimensioni dei distacchi) e le condizioni di sicurezza o meno vanno debitamente valutate all'occorrenza pendio per pendio, preferibilmente affidandosi a esperti conoscitori del luogo o alle segnalazioni degli organi competenti preposti.
In generale dunque per diminuire il rischio di incorrere in una valanga e procedere in condizioni di relativa sicurezza, dopo un periodo particolarmente nevoso, occorre attendere l'assestamento del manto nevoso, processo che passa generalmente attraverso una fase critica di rischio, durante la quale è altamente sconsigliata l'attività escursionistica. Questa fase è caratterizzata da metamorfismo dei cristalli di ghiaccio favorito da condizioni avverse quali aumento termico e/o precipitazioni piovose in grado di provocare fusione e successivo ricongelamento e/o eventuali distacchi spontanei e, superata la quale, il manto trova condizioni di maggiore equilibrio per aumentata coesione.
Benché per certi aspetti appaiano come uno dei tanti spettacoli offerti dalla natura, le valanghe costituiscono dunque un pericolo serio nelle zone di montagna sia per le infrastrutture pubbliche e private (strade ed edifici), sia per l'incolumità fisica delle persone su piste da sci e fuoripista (alpinismo, scialpinismo, freeride e sci estremo).
In particolare la pericolosità di una valanga dipende strettamente dalla massa nevosa staccatasi e dalla velocità raggiungibile, ovvero dunque dall'energia cinetica in gioco, che a sua volta dipende dalla geomorfologia del pendio coinvolto. Alla prima classe di rischio si ovvia con opere di geoingegneria, con la messa in sicurezza dei pendii tramite appositi paraneve meccanici (le stazioni sciistiche devono garantire la massima sicurezza sulle piste); alla seconda si cerca di porre rimedio attraverso l'informazione di rischio emessa dagli organi competenti.
La sopravvivenza in caso di coinvolgimento in una valanga dipende da molti fattori: in primis l'eventuale gravità dovuta al trauma contusivo dovuto all'impatto, che dipende a sua volta dal tipo di valanga; seguono i rischi eventuali dovuti al soffocamento e/o all'ipotermia o congelamento, che aumentano rapidamente nel tempo una volta sepolti; in generale dunque la sopravvivenza tende a decadere rapidamente nel tempo se non si attuano i primi soccorsi, ovvero non si riesce a estrarre rapidamente l'infortunato dalla massa nevosa. Anche solo una valanga polverosa può comportare dei rischi da non sottovalutare: i cristalli di ghiaccio bloccano il respiro e ghiacciano i polmoni.
Lo studio delle valanghe e del rischio connesso può essere fatto sperimentalmente-operativamente sul campo osservando, misurando e analizzando quantità, stratificazioni e qualità della neve (in particolare monitorando il processo di metamorfismo dei cristalli di ghiaccio), oppure per via teorico-analitica con l'ausilio di modelli matematici di simulazione delle valanghe sul pendio in questione modellando la valanga con metodi fluidodinamici, ovvero considerando il comportamento della massa nevosa assimilabile a quello di un fluido ad alta viscosità che scende su un pendio di pendenza nota e su cui inizialmente agiscono forza di gravità e forze di coesione.
Il primo metodo è utilizzato come monitoraggio diretto delle condizioni/situazioni a rischio distacco e ha finalità essenzialmente preventive per gli sciescursionisti; il secondo tipo di studio è utilizzato invece per capire l'impatto, ovvero le conseguenze a valle di un eventuale valanga, individuando pendii geomorfologicamente a rischio. A questi si aggiungono studi statistici volti cioè a individuare i pendii più a rischio tramite l'analisi storica dei dati disponibili di valanghe da parte dei centri di previsione e prevenzione con la finalità ultima di redigere carte di localizzazione probabile delle valanghe.
Per la ricerca di persone sepolte da una valanga è utilizzabile il dispositivo ARVA o RECCO di cui deve preventivamente dotarsi lo sciatore. Spesso questo strumento costituisce il mezzo più diretto ed efficace per l'individuazione rapida del soggetto coinvolto e la successiva estrazione e può dunque essere considerato in molti casi a tutti gli effetti un mezzo salvavita.
I sistemi di soccorso comprendono l'appoggio a squadre di soccorso specializzate, cani addestrati (cani da valanga) ed elicotteri dotati di speciali sensori. Tra le dotazioni delle squadre di soccorso si ricorda la classica pala da neve e il classico sondino. Tali accessori dovrebbero essere a portata di mano anche di eventuali superstiti, i primi a prestare immediato soccorso. Spesso però l'imprudenza degli alpinisti mette a rischio anche la vita dei soccorritori per successive possibili valanghe.
La pericolosità del fenomeno ha fatto sì che siano stati resi operativi in vari paesi appositi servizi di previsione e prevenzione. In Italia, uno dei primi Organismi a occuparsi di neve - valanghe - previsione e prevenzione fu il Servizio Valanghe Italiano del Club Alpino Italiano che nacque nel 1966 - per iniziativa di Fritz Gansser e di alcuni appassionati sciatori alpinisti - con lo scopo di diminuire il numero di incidenti in montagna provocati dalle valanghe. A quell'epoca, con l'aiuto dell'Istituto Federale per lo Studio della Neve e delle Valanghe di Davos in Svizzera, vennero organizzati i primi corsi in Italia per conseguire il titolo di Esperto in neve e valanghe.
A questo primo passo è seguita la realizzazione della prima rete di rilevamento dati meteonivologici e la diffusione dal 1972 da parte del comando truppe alpine dei primi bollettini valanghe dell'arco alpino italiano, che è proseguita fino al 1980, anno in cui hanno incominciato a operare gli uffici valanghe provinciali e regionali. Da allora il Servizio Valanghe Italiano ha proseguito nella sua opera principale di formazione di personale qualificato e di informazione al pubblico, di coordinamento e contatto tra persone interessate all'argomento nonché di sostegno alla ricerca scientifica.
Oggi sul territorio italiano sono attivi due Enti che si occupano di previsione ed emanazione dei bollettini valanghe:
Questi servizi si basano soprattutto sull'osservazione e l'analisi delle condizioni della neve e meteorologiche per valutare le condizioni di pericolo nelle zone interessate. In alcuni paesi viene utilizzata la tecnica che consiste nel provocare il distacco preventivo e controllato delle masse di neve instabile per mezzo di cariche di esplosivo. In caso di valanghe che comportino il travolgimento di una o più persone, vengono usate per il soccorso squadre specializzate, cani addestrati e elicotteri dotati di speciali sensori.
In molte località viene utilizzata una scala europea per rappresentare il rischio di distacco di valanghe in quel momento nei pressi della località stessa, ed è quindi utile e auspicabile la consultazione in sito da parte degli alpinisti/scialpinisti che vogliano intraprendere un'escursione fuoripista. I gradi di rischio sono i seguenti (a ogni livello è associato il colore di una bandiera):
Con l'avvento delle attività legate al turismo invernale, sviluppate prevalentemente a partire dagli anni '70, la tipologia degli incidenti da valanga è notevolmente cambiata. Presero forma difatti in quel tempo le attività ludiche legate alla montagna e con loro gli incidenti che le stesse comportavano.
Mentre nei decenni precedenti dominavano gli infortuni o i decessi legati al travolgimento di abitazioni, con l'avvento del turismo e dello sci di massa le proporzioni cambiano radicalmente attribuendo un buon 90% alle sole attività turistiche.
Nei vari anni si è quindi modificata la tipologia di valanga così come si è evoluta la sensibilità al fenomeno stesso che, mediante le apposite misure preventive, il costante sviluppo dei servizi di diffusione e di informazione meteorologica e un'attrezzatura in continuo aggiornamento mira a elevare sempre di più il fattore di sicurezza.
Nonostante le attività turistico-sportive legate alla montagna risultino comunque essere le cause maggiori di decesso, la prevenzione del disastro causato da travolgimento di zone abitate rimane comunque attuale. È ancora vivo nella memoria l'incidente del 1970 in Val d'Isère, sulle alpi francesi, quando una valanga travolse un ostello uccidendo 39 persone e quello di Roeckingen, in Svizzera nella stessa stagione che seppellì 48 persone delle quali solamente 18 furono estratte vive.
Segue un elenco di alcuni dei principali disastri causati da valanghe in Italia e sulle Alpi.
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