Sindrome coronarica acuta
definizione che riunisce le diverse manifestazioni cliniche della cardiopatia ischemica Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La sindrome coronarica acuta o SCA è una definizione che riunisce le diverse manifestazioni cliniche della cardiopatia ischemica[1][2] o, per meglio specificare, della patologia delle arterie coronarie. Il sintomo che unisce tali manifestazioni è il dolore precordiale, presente nella maggior parte delle persone che si recano nei Pronto Soccorso degli Ospedali nel sospetto di una patologia cardiovascolare. Tale sintomo è spesso irradiato al braccio sinistro, alla mandibola e associato a sintomi neurovegetativi quali nausea e vomito.

Sindrome Coronarica Acuta | |
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Specialità | cardiologia |
Classificazione e risorse esterne (EN) | |
ICD-10 | I20.0 |
MeSH | D054058 |
MedlinePlus | 007639 |
eMedicine | 1910735 |
Eziologia
Le cause più comuni sono da ricercare fra le patologie cardiovascolari che affliggono le nazioni cosiddette industrializzate:
- ipertensione arteriosa[3]
- diabete mellito[4]
- ipercolesterolemia e ipertrigliceridemia[5]
- obesità[4]
- fumo[6]
- attività fisica ridotta[7]
Da ricordare che l'età avanzata e il sesso sono fra i fattori di rischio più importanti, ma non di meno immodificabili e incorreggibili.
Clinica
Riepilogo
Prospettiva
Classificazione
La sindrome coronarica acuta comporta tre principali quadri clinici:
1 - Infarto miocardico acuto, con sopraslivellamento del tratto ST (STEMI = ST elevation myocardial infarction): nelle vecchie classificazioni veniva definito infarto subepicardico. È il quadro clinico più noto, dovuto a occlusione (o sub-occlusione severa) del vaso coronarico incriminato (culprit lesion)[8]. I marker biochimici sono molto elevati, il che indica che è avvenuta una necrosi di tessuto miocardico, e l'elettrocardiogramma mostra delle alterazioni caratteristiche (elevazione del tratto ST e talora formazione dell'onda Q).
2 - Infarto miocardico acuto con aumento delle troponine I e T, ma senza sopraslivellamento del tratto ST (NSTEMI = Non-ST elevation myocardial infarction): nelle vecchie classificazioni veniva definito infarto subendocardico[9]. L'ischemia è dovuta di solito a un'occlusione incompleta o transitoria del vaso coronarico. I marker d'ischemia si modificano rispetto ai valori normali, ma manca il quadro elettrocardiografico più noto e caratteristico dell'infarto (l'elevazione del tratto ST); in effetti ciò che più si evidenzia all'ECG è il sottoslivellamento del tratto ST, pressoché sempre reversibile con la disostruzione dell'arteria.
3 - Angina pectoris senza aumento delle troponine I e T o Angina instabile. In questo quadro clinico abbiamo a livello dell'albero coronarico delle stenosi, che in modo intermittente creano una riduzione del flusso di sangue con la comparsa del dolore toracico; in taluni casi, se le crisi sono ravvicinate, si parla di angina pre-infartuale o angina in crescendo. I marker biochimici di ischemia in questo caso sono normali o solo leggermente al di sopra della norma.
Segni e sintomi
In presenza di dolore toracico vi è la necessità di arrivare alla diagnosi quanto prima, poiché il cuore può essere danneggiato dal prolungamento del tempo di ischemia a cui è sottoposto: vi sono dei protocolli del dolore toracico in qualsiasi Pronto Soccorso, che permettono al paziente di seguire dei percorsi prestabiliti e condivisi in tutti i reparti di emergenza ospedaliera[10]
Esami strumentali e di laboratorio

Si riportano, brevemente, le fasi di accertamento in corso di sospetta sindrome coronarica acuta:
- Raccolta dell'anamnesi con esecuzione dell'elettrocardiogramma, prelievo di sangue per Troponina I[11], Mioglobina, emocromo e profilo coagulativo[12]. Controllo della pressione arteriosa e monitoraggio per le successive 8-12 ore, se non vi fossero dati chiari
- A seconda delle alterazioni elettrocardiografiche sopra menzionate e della positività degli esami di laboratorio, il paziente verrà inquadrato in una delle sindromi acute e verrà trattato di conseguenza (si rimanda alle voci: infarto miocardico acuto, angina pectoris e coronarografia).
Trattamento
Riepilogo
Prospettiva
La terapia è fondamentalmente da considerare in pre-ospedaliera e ospedaliera, contemplando la necessità di diversificazione dei trattamenti in base all'esordio dei sintomi e la possibilità di giungere in un centro fornito di emodinamica. Attualmente la terapia elettiva in corso di sindrome coronarica acuta da infarto del miocardio è l'angioplastica coronarica con l'impianto di stent coronarico a rilascio di farmaco[13][14] in alcuni gruppi di pazienti come quelli affetti da diabete mellito[15][16]
Prognosi
È facilmente intuibile che la prognosi dipende dalle condizioni di base del paziente e dalle patologie concomitanti o comorbilità: in effetti la presentazione della sindrome e la sua gravità, saranno influenzate da molti fattori (si rimanda alle singole voci).
Potrebbe essere stato individuato un nuovo predittore, validato per la prognosi della SCA. L'associazione tra acido urico e le malattie cardiovascolari non è completamente nota e tanto meno studiata: in particolare, il valore prognostico dei livelli di acido urico nei pazienti con sindromi coronariche acute, sottoposti ad angioplastica.
Un recente studio ha incluso 5 124 pazienti con sindromi coronariche acute sottoposti a intervento coronarico percutaneo e come end point primario ad un anno fu considerata la mortalità: i pazienti sono stati divisi in quartili in base al livello di acido urico. I dati finali hanno confermato che l'associazione tra acido urico e mortalità è risultata significativa, con un aumento del 12% del rischio aggiustato per la mortalità a 1 anno per ogni mg/dl di aumento dei livelli di acido urico[17][18].
È ovvio che i dati preliminari siano interessanti, ma vi è la necessità di un follow up più lungo, infatti la valutazione all'anno è tipica degli studi su procedura interventista e non medica. Se i dati verranno validati da altri trials, potremmo avere un esame a basso costo come predittore indipendente nella prognosi della SCA.
Prevenzione
Un controllo dei fattori di rischio cardiovascolare[19][20] già indicati, porterà ad una diminuzione della probabilità di ammalarsi, anche se le diverse patologie si "influenzano" a vicenda favorendo un'amplificazione dei danni sulle arterie. Vi sono dei test del rischio (calcolo del punteggio individuale) semplici e attendibili, che possono essere verificati dai medici di famiglia e usati nell'ambito del progetto prevenzione primaria[21]
Note
Voci correlate
Altri progetti
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